Alberto Pollera: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Botcrux (discussione | contributi)
→‎Biografia: ortografia, wikilink
Riga 57: Riga 57:


==Biografia==
==Biografia==
Figlio di una nobile famiglia toscana, frequentò il liceo di Lucca, durante cui pubblicò alcune novelle sulla ''Domenica letteraria''. Dal 1890 venne ammesso all'[[Accademia militare di Modena]].<ref>{{cita pubblicazione|autore=Nazareno Giusti|capitolo=Alberto Pollera, un etnografo lucchese nella colonia Eritrea|titolo=Le storie di ieri|pubblicazione|Lo schermo|data=7 novembre 2014|url=http://www.loschermo.it/67744/}}</ref> Nel 1893 venne inquadrato come sottotenente dell'89° Reggimento fanteria e trasferito a [[Brescia]]. Nel diicembre 1894 chiese di essere inviato a [[Massaua]] nella [[Colonia Eritrea]], dove fu assegnato al 3° battaglione fanteria Africa.<ref name=DBI>{{cita|DBI}}</ref>
Figlio di una nobile famiglia toscana, frequentò il liceo di Lucca. In quegli anni pubblicò alcune novelle sulla ''Domenica letteraria''. Dal 1890 venne ammesso all'[[Accademia militare di Modena]].<ref>{{cita pubblicazione|autore=Nazareno Giusti|capitolo=Alberto Pollera, un etnografo lucchese nella colonia Eritrea|titolo=Le storie di ieri|pubblicazione|Lo schermo|data=7 novembre 2014|url=http://www.loschermo.it/67744/}}</ref> Nel 1893 venne inquadrato come sottotenente dell'89° Reggimento fanteria e trasferito a [[Brescia]]. Nel dicembre 1894 chiese di essere inviato a [[Massaua]] nella [[Colonia Eritrea]], dove fu assegnato al 3° battaglione fanteria Africa.<ref name=DBI>{{cita|DBI}}</ref>


Dopo aver scortato un convoglio fino al presidio di [[Adigrat]], fu trasferito a [[Cheren]] e ad [[Adi Ugri]] presso il 4° battaglione fanteria indigena. Dopo la [[sconfitta di Adua]] del 1° marzo 1896 tornò ad Adigrat, dove ritrovò il fratello [[Ludovico Pollera|Ludovico]]<ref>Ludovico Pollera fu nominato governatore della [[Colonia Eritrea]] dal 20 novembre 1920 al 13 aprile 1921</ref> inizialmente dato per disperso e con cui partecipò alla finta [[marcia su Adua]] con la colonna Paganini. Successivamente passò alla Compagnia cacciatori di Asmara a [[Cassala]] e Cheren, dove ottenne un'elogio per aver evitato l'accerchiamento dei dervisci nella campagna del 1896-1897.<ref name=DBI/>
Dopo aver scortato un convoglio fino al presidio di [[Adigrat]], fu trasferito a [[Cheren]] e ad [[Adi Ugri]] presso il 4° battaglione fanteria indigena. Dopo la [[sconfitta di Adua]] del 1° marzo 1896 tornò ad Adigrat, dove ritrovò il fratello [[Ludovico Pollera|Ludovico]]<ref>Ludovico Pollera fu nominato governatore della [[Colonia Eritrea]] dal 20 novembre 1920 al 13 aprile 1921</ref> inizialmente dato per disperso e con cui partecipò alla finta [[marcia su Adua]] con la colonna Paganini. Successivamente passò alla Compagnia cacciatori di Asmara a [[Cassala]] e Cheren, dove ottenne un'elogio per aver evitato l'accerchiamento dei dervisci nella campagna del 1896-1897.<ref name=DBI/>
Riga 63: Riga 63:
Durante il soggiorno a [[Cheren]], ebbe una relazione con una donna eritrea chiamata Unesc Araià Capté, da cui ebbe quattro figli: Giovanni, Michele, Giorgina (morta dopo un anno) e [[Giorgio Pollera|Giorgio]].<ref name=DBI/>
Durante il soggiorno a [[Cheren]], ebbe una relazione con una donna eritrea chiamata Unesc Araià Capté, da cui ebbe quattro figli: Giovanni, Michele, Giorgina (morta dopo un anno) e [[Giorgio Pollera|Giorgio]].<ref name=DBI/>


Nel 1902 partecipò alla missione topografica del maggiore Martinelli per delimitare i confini eritrei-sudanesi nella zona del [[Setit]], in cui Pollera divenne funzionario civile. Nel 1903 divenne il primo residente ufficiale delle regioni del [[Gasc]] e [[Setit]], dove restò per circa sei anni, salvo brevi nomine a commissario del Barca ad [[Agordat]]. Nel 1905 Pollere venne messo a disposizione del ministero degli Esteri, divenendo ufficiale coloniale di prima categoria nel marzo 1906.<ref name=DBI/>
Nel 1902 partecipò alla missione topografica del maggiore Martinelli per delimitare i confini eritrei-sudanesi nella zona del [[Setit]], in cui Pollera divenne funzionario civile. Nel 1903 divenne il primo residente ufficiale delle regioni del [[Gasc]] e Setit, dove restò per circa sei anni, salvo brevi nomine a commissario del Barca ad [[Agordat]]. Nel 1905 Pollera venne messo a disposizione del ministero degli Esteri, divenendo ufficiale coloniale di prima categoria nel marzo 1906.<ref name=DBI/>


Pollera urbanizzò la città di [[Cheren]], con nuovi edifici, l'acquedotto, il collegamento stradale con [[Agordat]] e [[Omager]] e un orto sperimentale. Occupandosi di giustizia penale, incominciò a documentarsi sull'etnie [[Baria]] e [[Cunama]], di cui nel 1913 scrisse un'importante monografia antropologica.<ref name=DBI/>
Pollera urbanizzò la città di Cheren, con nuovi edifici, l'acquedotto, il collegamento stradale con [[Agordat]] e [[Omager]] e un orto sperimentale. Occupandosi di giustizia penale, incominciò a documentarsi sull'etnie [[Baria]] e [[Cunama]], di cui nel 1913 scrisse un'importante monografia antropologica.<ref name=DBI/>


Dopo aver conosciuto Chidan Menelik, nel marzo nacque ad [[Adi Ugri]] il quinto figlio Mario, a cui seguirono Marta ed Alberto.<ref name=DBI/>
Dopo aver conosciuto Chidan Menelik, nel marzo nacque ad [[Adi Ugri]] il quinto figlio, Mario, a cui seguirono Marta ed Alberto.<ref name=DBI/>


Nel 1909 Pollera divenne commissario della [[provincia del Seraè]], dove rimase otto anni e rivoluzionò le tradizionali ''élites'' con nuove forme di potere locale e regime della proprietà terriera.
Nel 1909 Pollera divenne commissario della [[provincia del Seraè]], dove rimase otto anni e rivoluzionò le tradizionali ''élites'' con nuove forme di potere locale e regime della proprietà terriera.
Diventato regio agente commerciale, venne inviato nel 1917 a [[Dessiè]], [[Adua]] ed infine a [[Gondar]] dove ottenne l'importante nomina a console con il compito di instaurare rapporti con i capi tigrini in vista dell'invasione dell'Etiopia. Nel 1928 dovette tuttavia interromere la sua attività per raggiunti limiti pensionistici; ciononostante decise di partecipare alla missione di [[Raimondo Franchetti]] in [[Dancalia]], organizzando la logistica della spedizione.<ref name=DBI/>
Diventato regio agente commerciale, venne inviato nel 1917 a [[Dessiè]], [[Adua]] ed infine a [[Gondar]] dove ottenne l'importante nomina a console con il compito di instaurare rapporti con i capi tigrini in vista dell'invasione dell'Etiopia. Nel 1928 dovette tuttavia interrompere la sua attività per raggiunti limiti pensionistici; ciononostante decise di partecipare alla missione di [[Raimondo Franchetti]] in [[Dancalia]], organizzando la logistica della spedizione.<ref name=DBI/>


Dopo essere ritornato all'Asmara nell'aprile 1929, raggiunse poco dopo [[Gondar]], dove venne nominato di nuovo console per due anni, durante i quali conobbe il ''[[negus]]'' [[Tafari]] che poi divenne imperatore con il nome di [[Hailè Selassiè]] e lo insignì del titolo di gran ufficiale della [[Stella d'Etiopia]].<ref name=DBI/>
Dopo essere ritornato all'[[Asmara]] nell'aprile 1929, raggiunse poco dopo [[Gondar]], dove venne nominato di nuovo console per due anni, durante i quali conobbe il ''[[negus]]'' [[Tafari]] che poi divenne imperatore con il nome di [[Hailè Selassiè]] e lo insignì del titolo di gran ufficiale della [[Stella d'Etiopia]].<ref name=DBI/>


Dal 1932 al 1936 tornò all'[[Asmara]], dove fu nominato direttore della biblioteca governativa e della sezione studi e propaganda del governo italiano dell'Eritrea. Dopo lo scoppio della [[guerra d'Etiopia]], fu inviato ad Adua presso l'Ufficio politico del 2° corpo d'armata, dove venne promosso a tenente colonnello della riserva.<ref name=DBI/>
Dal 1932 al 1936 tornò all'Asmara, dove fu nominato direttore della biblioteca governativa e della sezione studi e propaganda del governo italiano dell'Eritrea. Dopo lo scoppio della [[guerra d'Etiopia]], fu inviato ad Adua presso l'Ufficio politico del 2° corpo d'armata, dove venne promosso a tenente colonnello della riserva.<ref name=DBI/>


La morte del figlio [[Giorgio Pollera|Giorgio]], che venne signito della [[medaglia d'oro al valor militare]],<ref>{{cita news|autore=Giovanni Maria Pace|titolo=La triste commedia del papà razzista|pubblicazione=Repubblica|data=1997-01-26|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/01/26/la-triste-commedia-del-papa-razzista.html}}</ref> lo costrinse a rientrare all'Asmara nel 1937. Nella capitale eritrea divenne consigliere personale del governatore [[Giuseppe Daodice]], ricevendo numerose onorificenze e incarichi di prestigio (giudice conciliatore d'Asmara e Hamasien, consigliere della [[Banca d'Italia]], sindaco della società Saline Eritree di Massaua, presidente della Cassa di credito agrario e minerario dell'Eritrea).<ref name=DBI/>
La morte del figlio Giorgio, che venne insignito della [[medaglia d'oro al valor militare]],<ref>{{cita news|autore=Giovanni Maria Pace|titolo=La triste commedia del papà razzista|pubblicazione=Repubblica|data=1997-01-26|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/01/26/la-triste-commedia-del-papa-razzista.html}}</ref> lo costrinse a rientrare all'Asmara nel 1937. Nella capitale eritrea divenne consigliere personale del governatore [[Giuseppe Daodice]], ricevendo numerose onorificenze e incarichi di prestigio (giudice conciliatore d'Asmara e Hamasien, consigliere della [[Banca d'Italia]], sindaco della società Saline Eritree di Massaua, presidente della Cassa di credito agrario e minerario dell'Eritrea).<ref name=DBI/>


La tematica del riconoscimento giuridico dei figli [[meticci]], argomento che riguardava la sua condizione familiare, lo occupò negli ultimi anni di vita: si ricorda in particolare un accorato appello da lui scritto direttamente a [[Benito Mussolini]] e il matrimonio in punto di morte della compagna eritrea Kidane Menelik, che venne considerato un atto altamente politico.<ref name=DBI/>
La tematica del riconoscimento giuridico dei figli [[meticci]], argomento che riguardava la sua condizione familiare, lo occupò negli ultimi anni di vita: si ricorda in particolare un accorato appello da lui scritto direttamente a [[Benito Mussolini]] e il matrimonio in punto di morte della compagna eritrea Kidane Menelik, che venne considerato un atto altamente politico.<ref name=DBI/>

Versione delle 13:09, 27 ott 2017

Alberto Pollera
NascitaLucca, 8 dicembre 1873
MorteAsmara, 5 agosto 1939
Cause della mortenaturale
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Gradotenente colonnello
voci di militari presenti su Wikipedia

Alberto Pollera, nato Adalberto, (Lucca, 8 dicembre 1873Asmara, 5 agosto 1939), è stato un militare e antropologo italiano.

Funzionario coloniale per 45 anni, fu autore di importanti studi di africanistica sulle etnie eritree e protagonista di una personale battaglia contro l'ideologia razzista che vietava i matrimoni misti e il riconoscimento giuridico dei figli meticci nati dai coloni italiani.[1]

Biografia

Figlio di una nobile famiglia toscana, frequentò il liceo di Lucca. In quegli anni pubblicò alcune novelle sulla Domenica letteraria. Dal 1890 venne ammesso all'Accademia militare di Modena.[2] Nel 1893 venne inquadrato come sottotenente dell'89° Reggimento fanteria e trasferito a Brescia. Nel dicembre 1894 chiese di essere inviato a Massaua nella Colonia Eritrea, dove fu assegnato al 3° battaglione fanteria Africa.[3]

Dopo aver scortato un convoglio fino al presidio di Adigrat, fu trasferito a Cheren e ad Adi Ugri presso il 4° battaglione fanteria indigena. Dopo la sconfitta di Adua del 1° marzo 1896 tornò ad Adigrat, dove ritrovò il fratello Ludovico[4] inizialmente dato per disperso e con cui partecipò alla finta marcia su Adua con la colonna Paganini. Successivamente passò alla Compagnia cacciatori di Asmara a Cassala e Cheren, dove ottenne un'elogio per aver evitato l'accerchiamento dei dervisci nella campagna del 1896-1897.[3]

Durante il soggiorno a Cheren, ebbe una relazione con una donna eritrea chiamata Unesc Araià Capté, da cui ebbe quattro figli: Giovanni, Michele, Giorgina (morta dopo un anno) e Giorgio.[3]

Nel 1902 partecipò alla missione topografica del maggiore Martinelli per delimitare i confini eritrei-sudanesi nella zona del Setit, in cui Pollera divenne funzionario civile. Nel 1903 divenne il primo residente ufficiale delle regioni del Gasc e Setit, dove restò per circa sei anni, salvo brevi nomine a commissario del Barca ad Agordat. Nel 1905 Pollera venne messo a disposizione del ministero degli Esteri, divenendo ufficiale coloniale di prima categoria nel marzo 1906.[3]

Pollera urbanizzò la città di Cheren, con nuovi edifici, l'acquedotto, il collegamento stradale con Agordat e Omager e un orto sperimentale. Occupandosi di giustizia penale, incominciò a documentarsi sull'etnie Baria e Cunama, di cui nel 1913 scrisse un'importante monografia antropologica.[3]

Dopo aver conosciuto Chidan Menelik, nel marzo nacque ad Adi Ugri il quinto figlio, Mario, a cui seguirono Marta ed Alberto.[3]

Nel 1909 Pollera divenne commissario della provincia del Seraè, dove rimase otto anni e rivoluzionò le tradizionali élites con nuove forme di potere locale e regime della proprietà terriera. Diventato regio agente commerciale, venne inviato nel 1917 a Dessiè, Adua ed infine a Gondar dove ottenne l'importante nomina a console con il compito di instaurare rapporti con i capi tigrini in vista dell'invasione dell'Etiopia. Nel 1928 dovette tuttavia interrompere la sua attività per raggiunti limiti pensionistici; ciononostante decise di partecipare alla missione di Raimondo Franchetti in Dancalia, organizzando la logistica della spedizione.[3]

Dopo essere ritornato all'Asmara nell'aprile 1929, raggiunse poco dopo Gondar, dove venne nominato di nuovo console per due anni, durante i quali conobbe il negus Tafari che poi divenne imperatore con il nome di Hailè Selassiè e lo insignì del titolo di gran ufficiale della Stella d'Etiopia.[3]

Dal 1932 al 1936 tornò all'Asmara, dove fu nominato direttore della biblioteca governativa e della sezione studi e propaganda del governo italiano dell'Eritrea. Dopo lo scoppio della guerra d'Etiopia, fu inviato ad Adua presso l'Ufficio politico del 2° corpo d'armata, dove venne promosso a tenente colonnello della riserva.[3]

La morte del figlio Giorgio, che venne insignito della medaglia d'oro al valor militare,[5] lo costrinse a rientrare all'Asmara nel 1937. Nella capitale eritrea divenne consigliere personale del governatore Giuseppe Daodice, ricevendo numerose onorificenze e incarichi di prestigio (giudice conciliatore d'Asmara e Hamasien, consigliere della Banca d'Italia, sindaco della società Saline Eritree di Massaua, presidente della Cassa di credito agrario e minerario dell'Eritrea).[3]

La tematica del riconoscimento giuridico dei figli meticci, argomento che riguardava la sua condizione familiare, lo occupò negli ultimi anni di vita: si ricorda in particolare un accorato appello da lui scritto direttamente a Benito Mussolini e il matrimonio in punto di morte della compagna eritrea Kidane Menelik, che venne considerato un atto altamente politico.[3]

Alberto Pollera morì presso l'ospedale civile Regina Elena di Asmara il 5 agosto 1939, due giorni dopo essersi sposato,[3] e oggi riposa presso il cimitero italiano della capitale eritrea.[1]

Opere

  • I Baria e i Cunama, Roma, 1913.
  • La donna in Etiopia, Roma, 1922.
  • Lo Stato Etiopico e la sua Chiesa, Roma-Milano, 1926.
  • Che cosa è l’Etiopia, Torino, 1927.
  • La battaglia di Adua del 1° marzo 1896 narrata nei luoghi ove fu combattuta, Firenze, 1928.
  • Le popolazioni indigene dell’Eritrea, Bologna, 1935.
  • Storie, Leggende e Favole del Paese dei Negus, Firenze, 1936.
  • L’Abissinia di ieri, Roma, 1940.

Note

  1. ^ a b Marilena Dolce, Alberto Pollera: la battaglia privata per i meticci in Eritrea, su Eritrea Live, 13 giugno 2017. URL consultato il 21 settembre 2017.
  2. ^ Nazareno Giusti, Alberto Pollera, un etnografo lucchese nella colonia Eritrea, in Le storie di ieri, 7 novembre 2014.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l DBI
  4. ^ Ludovico Pollera fu nominato governatore della Colonia Eritrea dal 20 novembre 1920 al 13 aprile 1921
  5. ^ Giovanni Maria Pace, La triste commedia del papà razzista, in Repubblica, 26 gennaio 1997.

Bibliografia

Controllo di autoritàVIAF (EN27288244 · ISNI (EN0000 0000 6632 5829 · SBN MILV122242 · BAV 495/239375 · LCCN (ENn98900435 · GND (DE123616298 · BNF (FRcb14453389k (data) · J9U (ENHE987007266632905171 · CONOR.SI (SL125288803