Regesto sublacense
Regesto sublacense manoscritto | |
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Opera | Cartulario monastico medievale |
Autore | anonimo, scritto da almeno due autori |
Epoca | prima fase alla fine dell'XI secolo, seconda fase alla fine del XII |
Lingua | latino e greco |
Provenienza | Monastero di Santa Scolastica, Subiaco |
Ubicazione | Biblioteca statale di Santa Scolastica |
Il cartulario di Subiaco, meglio noto come Regesto sublacense, è un registro manoscritto risalente al Medioevo centrale e contenente una raccolta di trascrizioni di documenti provenienti dal monastero di Santa Scolastica di Subiaco. Redatto in due fasi, rispettivamente al termine dell'XI e alla fine del XII secolo, contiene le copie di 216 documenti risalenti in massima parte al periodo compreso tra il IX e il XII secolo.[1] Il manoscritto originale è conservato presso la Biblioteca statale di Santa Scolastica.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Sulle origini storiche del Regesto sublacense non disponiamo di molte informazioni. Sulla base della datazione dei documenti contenuti nel manoscritto, è possibile però stabilire un terminus ante quem per entrambe le fasi di stesura. La prima e principale redazione avvenne, come già citato, verso la fine dell'XI secolo. Questa fase, a cui risale la grande maggioranza dei documenti, non avvenne prima del 1064, anno dell'ultimo testo risalente a questa prima trascrizione.[2] In seguito, ebbe luogo la seconda fase di stesura, che comportò l'abrasione di una parte dei documenti copiati in precedenza ed è pertanto facilmente identificabile all'interno del manoscritto. Questa redazione, molto minoritaria in termini quantitativi, avvenne sicuramente dopo il 1192, anno dell'ultimo documento trascritto nel regesto.[3]
Il cartulario fu di conseguenza scritto da almeno due mani, ma non ci è pervenuto il nome di nessuno degli autori.[4] Ciò differenzia il Regesto sublacense dal più ampio regesto dell'abbazia di Farfa, redatto da Gregorio di Catino nella stessa epoca storica.[5] Il manoscritto venne poi studiato e pubblicato in forma di edizione critica da Leone Allodi e Guido Levi nel 1885. Questa rimane ancora oggi l'unica edizione critica del Regesto sublacense nella sua interezza.
Supporto[modifica | modifica wikitesto]
Nella sua forma attuale, il manoscritto si presenta come una serie di pergamene rilegate con cartoni ricoperti di pergamena e dorso di cuoio. Tale rilegatura, che non risale al Medioevo, venne effettuata nel XVII secolo e comportò il danneggiamento di parte del contenuto. Poiché i fogli sono numerati, è stato possibile determinare che una parte delle pergamene debbano essere andate perdute prima di quest'ultima rilegatura.[6]
Contenuto[modifica | modifica wikitesto]
Come già ricordato, il Regesto sublacense contiene complessivamente 216 documenti.[7] Tutti i testi sono in lingua latina, ad eccezione di una breve elenco in lingua greca, relativo ai possedimenti del monastero di Sant'Erasmo al Monte Celio.[8] Tale monastero, situato all'interno della città di Roma, era all'epoca strettamente legato a quello di Subiaco e rappresentava anche un luogo sicuro dove rifugiarsi all'interno delle Mura Aureliane in caso di invasioni e scorribande. Questo spiega perché diversi dei documenti copiati nel regesto, in particolare quelli più antichi, provengano proprio da Sant'Erasmo.[9]
Benché la grande maggioranza dei documenti sia datata, la cronologia dei testi non è priva di controversie. Il documento più antico del regesto è una donazione attribuita al patrizio romano Narsio e datata al 3 agosto 369.[10] Il secondo più antico è invece una donazione attribuita a Papa Gregorio Magno e datata al 28 giugno 594.[11] Gli stessi Allodi e Levi riconobbero la problematicità di entrambe queste datazioni, quasi sicuramente errate. A sostegno di questa tesi va detto che questi documenti non facevano parte della prima stesura del regesto.[12]
Per quanto riguarda la tipologia di documenti presenti all'interno del cartulario, questi sono principalmente contratti privati relativi all'affitto, alla compravendita e alla donazione di immobili e terreni in diverse aree del Lazio, tra cui la zona stessa di Subiaco, l'area urbana di Roma, l'Agro Romano, le saline di Ostia e le diocesi di Tivoli, Anagni, Palestrina e Albano Laziale. Vi si trovano, inoltre, la serie dei privilegi papali ottenuti dal monastero nel corso della sua lunga storia, un diploma imperiale di Ottone I e alcuni tra verbali e sentenze di processi.[13]
Come fu giustamente notato già dagli autori dell'edizione critica, i documenti non sono in ordine cronologico e non seguono alcun criterio preciso.[14] Si può notare, però, che i privilegi papali e il diploma imperiale di Ottone I si trovano quasi tutti all'inizio del manoscritto, mentre c'è una tendenza a raggruppare i contratti sulla base della loro provenienza geografica.[13]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Allodi/Levi, p. VI.
- ^ Regesto sublacense, Documento n. 77 del 22 maggio 1064.
- ^ Regesto sublacense, Documento n. 2 dell'aprile 1192.
- ^ Allodi/Levi, p. VII.
- ^ Giorgi/Balzani, Vol. I, pp. VIII e sgg.
- ^ Allodi/Levi, pp. V-VI.
- ^ Allodi/Levi, p. XX.
- ^ Regesto sublacense, Documento n. 147.
- ^ Toubert, pp. 303-304.
- ^ Regesto sublacense, Documento n. 28.
- ^ Regesto sublacense, Documento n. 216.
- ^ Allodi/Levi, p. IX.
- ^ a b Allodi/Levi, pp. XIII-XIX.
- ^ Allodi/Levi, p. VI-VII.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- L. Allodi, G. Levi (edd.), Il regesto sublacense del secolo XI, Roma 1885.
- P. Egidi, I monasteri di Subiaco, Roma 1904.
- I. Giorgi, U. Balzani (edd.), Il regesto di Farfa di Gregorio di Catino, 5 volumi, Roma 1879-1914.
- P. Toubert, Les structures du Latium médiéval, Roma 1973.