Pévèle

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Pévèle
StatiBandiera della Francia Francia
RegioniHauts-de-France
CapoluogoOrchies

La Pévèle è una delle cinque regioni denominate quartiers che formavano l'antica castellania di Lilla, situata nel nord-est della Francia. Essa è una parte della Fiandra romanza che si caratterizza per rilievi dolci (in particolare le colline di Mons-en-Pévèle), costituiti prevalentemente di argilla ypresiana, con ricoperture lössiche sparse.

La piramide di Cysoing

Essa trarrebbe la propria denominazione dal latino pavula, che significa "pastura".

La regione è bagnata dalla Marque, che l'attraversa da sud-ovest a nord-est. La sua altitudine media è di 30 m s.l.m. e il punto più alto è la collina omonima che raggiunge i 170 m, situata a nord-ovest. Essa forma il tetto delle acque tra la Scarpe a sud e la Lys, attraverso il suo affluente Marque, a nord. Nel 1946 Pévèle ha dato il nome ad una regione agricola (nº 59/207) interamente contenuta nel dipartimento del Nord.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Pietro a Tourmignies

All'origine, la Pévèle era un pagus della civitas dei Menapien (Pabula). I suoi confini erano il fiume Marque a ovest, la Scarpe a sud, il torrente Elnon e il pagus Tornacensis a est. Le località citate in questo pagus sono: Elno (Saint-Amand), Saméon, Beuvry, Marchiennes (tutti e quattro successivamente annessi all'Ostrevent), Flines, Espain, Orchies, Landas, Bouvines, Gruson, Cysoing (forse anticamente le tre parrocchie appartenevano al Tournaisis), Coutiches, Mons-en-Pévèle, Raismes. La Pévèle era compresa nel vicariato di Lilla.[1]

Era uno dei quartiers dell'antica castellania di Lilla, allo stesso titolo dei Ferrain, Mélantois, Carembault e le Weppes.

Questa regione fu teatro di numerose guerre durante il medioevo:

Il territorio[modifica | modifica wikitesto]

Comuni entro la Pévèle[modifica | modifica wikitesto]

La regione conta 55 comuni:

Risorse[modifica | modifica wikitesto]

La torre abbaziale di Saint-Amand-Les-Eaux

Il territorio è prevalentemente rurale ma è anche aperto alle novità e alle tecniche di punta. Vi si coltiva molto mais, patate, fragole, barbabietole da zucchero, orzo, insalata belga (chicon). I cereali sono coltivati in particolare per l'alimentazione del bestiame e l'orzo per i birrifici.

L'allevamento di animali da latte, una volta assai fiorente nella regione, è ora in forte declino.

Lo sbocco dei prodotti agricoli avviene per vendita diretta, in forte sviluppo, o tramite cooperative agricole che agiscono da grossisti incaricandosi dello stoccaggio, del condizionamento della produzione e della vendita.

Nella regione sono inoltre presenti numerose industrie a conduzione famigliare come la dinastia Béghin à Thumeries (zucchero), i Leroux a Orchies (cicorie), i Bersée et Cappelle (sementi).

La Marque[modifica | modifica wikitesto]

Il fiume Marque nasce nel comune di Mons-en-Pévèle, a 50 m s.l.m. Serpeggiando nel territorio, è oggetto di molte attenzioni. In effetti è piacevole passeggiare lungo le sue rive, ma in caso di forti piogge il fiume può rivelarsi temibile. Dalla sorgente esso percorre 31 km in zona rurale.

Sul territorio attraversa i comuni di Tourmignies, Mérignies, Avelin, Ennevelin, Templeuve, Louvil et Cysoing. Giunto all'altitudine di 20 m s.l.m., il fiume viene canalizzato per 6 km per poi gettarsi nella Deûle, a Marquette.

Oltre ai numerosi piccoli corsi d'acqua che lo alimentano sui pendii di Mons-en-Pévèle, la Marque è alimentata da una moltitudine di ruscelli, anche semplici fossati tracciati artificialmente. Nel suo percorso, data la bassa pendenza, attraversa anche zone umide e paludi, in particolare tra Ennevelin et Bouvines.

Cultura e patrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti notevoli[modifica | modifica wikitesto]

L'antico palazzo municipale a Templeuve

La Pévèle contiene numerosi monumenti notevoli. Alcuni di essi sono classificati come monumento storico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Léon Vanderkindere, La Formation territoriale des principautés belges au Moyen Âge (PDF), I, Bruxelles, H. Lamertin, 1981 [1902], p. 282.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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