La proposizione consecutiva latina è una frase subordinata che esprime la conseguenza di ciò che è indicato nella reggente, esattamente come quella italiana.
In latino sono introdotte dalla congiunzione ut, se sono positive, altrimenti da ut non (ut nemo, ut nullus, ut nihil, ut numquam) se negative. Il verbo è al congiuntivo presente per indicare una conseguenza che avviene nel presente, mentre vengono usati il congiuntivo imperfetto e perfetto per esprimere una conseguenza che ricade nel passato, con valore duraturo nel primo caso; con valore momentaneo nel secondo caso. Si tratta in generale, di un congiuntivo che non segue le norme della consecutio temporum dato che le consecutive non esprimono un rapporto temporale rispetto alla reggente.
La proposizione consecutiva può essere confusa con la proposizione finale poiché sono entrambe introdotte da ut, ma nella maggior parte dei casi, la consecutiva è anticipata da elementi come pronomi, aggettivi e avverbi con una funzione correlativa, detti appunto spie linguistiche.
Nella reggente della consecutiva, si possono dunque trovare:
ita, sic, «così»;
tam (davanti ad aggettivi e avverbi), tanto (davanti ad aggettivi e avverbi al grado comparativo), tantum (davanti a verbi), e tanti (davanti a verbi di stima), «tanto»;
La proposizione consecutiva, anziché essere introdotta da ut, può essere introdotta dal pronome relativo qui, quae, quod («troppo grande per/perché...»), in questo caso esiste l'espressione maior quam; con i costrutti nemo, nullus est qui, nihil est quod («non c'è nessuno, non si trova nessuno». Questa è la relativa impropria di natura consecutiva; quella negativa può essere introdotta da quin.
«Tiberius corpore fuit amplo, statura quae iustam excederet.»
«Tiberio fu di fisico grande, di statura (tale) da superare la media.»
«Non is sum qui mortis terrear periculo.»
«Non sono tale, da essere atterrito dal pericolo della morte.»
«Maior quam cui possit fortuna nocere sum.»
«Sono troppo grande perché la sorte possa nuocermi.»
«Nemo alius erat, quem sequerentur.»
«Non c'era nessun altro da seguire (lett. che seguissero).»