Poralia rufescens

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Poralia rufescens
P. rufescens
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Cnidaria
Classe Scyphozoa
Sottoclasse Discomedusae
Ordine Semaeostomeae
Famiglia Ulmaridae
Sottofamiglia Poraliinae
Larson, 1986
Genere Poralia
Vanhöffen, 1902
Specie Poralia rufescens
Nomenclatura binomiale
Poralia rufescens
Vanhöffen, 1902

Poralia rufescens Vanhöffen, 1902 è una specie di scifomedusa, l'unica del genere monospecifico Poralia della sottofamiglia monogenerica Poraliinae Larson, 1986.[1][2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ombrella di P. rufescens (H.B. Bigelow)

P. rufescens ha una campana di circa cm di diametro. Ha 30 tentacoli marginali intervallati da 15 ropali, gli organi sensoriali della medusa. I lembi dei ropali sono di forma rettangolare, con fessure profonde, e tutti della stessa lunghezza[3]. Questa medusa è molto fragile e la maggior parte dei campioni esaminati sono stati danneggiati durante la cattura[4].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questi scifozoi vivono in acque profonde, nella zona meso e batipelàgica di tutti gli oceani, in particolare nell'Atlantico Orientale e le coste della California[4]; già descritte nel 1938 da Henry Bryant Bigelow, tutti gli esemplari da lui rinvenuti attorno alle Bermude e le Bahamas nuotavano a più di 700 m di profondità[4][5]. Una campagna di ricerca sulle meduse delle acque profonde nell'Oceano Antartico eseguito dall'USSN Eltanin ha evidenziato che la P. rufescens è la specie di semeostomee più diffusa, rappresentante il 2% delle specie campionate; oltre il 90% è rappresentato dalle coronate Periphylla periphylla, Atolla wyvillei e Atolla chuni[6].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La biologia e l'ecologia delle meduse della zona mesobatipelàgica sono scarsamente conosciute[7]. I loro corpi gelatinosi tendono ad avere una bassa percentuale di proteine; P. rufescens ha un contenuto proteico corrispondente al 0,1% del peso secco corporeo, basso se comparato con una media del 4% per tutti gli altri taxa con corpi gelatinosi. Alcune parti del corpo hanno un contenuto azotato più elevato di altre e nel Pacifico le tartarughe liuto, tartarughe marine la cui dieta consiste in gran parte di meduse, è stato osservato che si nutrono in particolare delle loro gonadi e tentacoli, le parti che hanno i più alti valori nutrizionali[8].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Collins, A. G.; Jarms, G.; Morandini, A. C. (2018), Poralia rufescens Vanhöffen, 1902, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 12 agosto 2018.
  2. ^ Nell'estate 2021 è stata avvistata una medusa scarlatta attribuibile al genere Poralia che potrebbe essere una nuova specie - la cosa però al momento aspetta conferma. V. p.es. IFL Science.
  3. ^ (EN) Fautin Daphne, Coelenterate biology 2003 : trends in research on Cnidaria and Ctenophora : proceedings of the 7th International Conference on Coelenterate Biology, held at the University of Kansas, Lawrence, Kansas, U.S.A., 6-11 July 2003, Kluwer Academic Publishers, 2004, p. 542, ISBN 9781402027628, OCLC 229457691. URL consultato il 12 agosto 2018.
  4. ^ a b c (EN) R. B. Williams, P. F. S. Cornelius e R. G. Hughes, Coelenterate Biology: Recent Research on Cnidaria and Ctenophora: Proceedings of the Fifth International Conference on Coelenterate Biology, 1989, Springer Science & Business Media, 6 dicembre 2012, p. 315, ISBN 9789401132404. URL consultato il 12 agosto 2018.
  5. ^ (EN) H.B. Bigelow, Medusae taken during the years 1929 and 1930. Plankton of the Bermuda Oceanographic Expeditions. VIII., in Zoologica, vol. 23, n. 5, New York, 1938, pp. 99–189.
  6. ^ (EN) Ronald J. Larson, Pelagic Scyphomedusae (Scyphozoa: Coronatae and Semaeostomeae) of the Southern Ocean, in Biology of the Antarctic Seas, XVI, n. 1, DOI:10.1002/9781118666579.ch3. URL consultato il 12 agosto 2018.
  7. ^ (EN) Larson, R. J., Scyphomedusae and Cubomedusae from the Eastern Pacific, in Bulletin of Marine Science, vol. 47, n. 2, pp. 546–556. URL consultato il 12 agosto 2018.
  8. ^ (EN) Douglas G. Capone, Nitrogen in the marine environment, 2ª ed., Elsevier, 2008, p. 1755, ISBN 9780080558929, OCLC 608467759. URL consultato il 12 agosto 2018.

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