Pavel Šaramet

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Pavel Ryhoravič Šaramet

Pavel Ryhoravič Šaramet (in bielorusso Павел Рыгоравіч Шарамет?, in russo Павел Григорьевич Шеремет?, Pavel Grigor'evič Šeremet; Minsk, 28 novembre 1971Kiev, 20 luglio 2016) è stato un giornalista bielorusso. Durante la sua permanenza in Bielorussia, fu oppositore del presidente Aljaksandr Lukašėnka. Fu imprigionato nel 1997 dal governo della Bielorussia, causando un incidente diplomatico fra Bielorussia e Russia. Il The New York Times ha scritto di lui: "è conosciuto per i suoi coraggiosi reportage che hanno rivelato gli abusi politici in Bielorussia"[1] e per essere "una spina nel fianco del governo autocratico di Lukašėnka"[1]. Nel 1999, il Committee to Protect Journalists lo premiò con l'International Press Freedom Award e, nel 2002, vinse il premio giornalismo e democrazia dell'OSCE.

Pavel Sherement è morto a Kiev il 20 luglio 2016 nell'esplosione della sua auto[2]. La procura ha dichiarato che l'esplosione è stata causata da una bomba e ha stabilito che si è trattato di omicidio[3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Inizio carriera[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1994 all'aprile 1995, Šaramet era anchor e produttore di Prospekt, programma settimanale di notizie e analisi politica della Tv di stato bielorussa. Il programma fu sospeso dal presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka una settimana prima di un referendum per aumentare i poteri del presidente[4].

Šaramet divenne poi redattore capo del giornale bielorusso Belarusskaya Delovaya Gazeta. Lo stesso anno, cominciò a lavorare per la televisione pubblica russa ORT dove venne nominato responsabile della sede di Minsk nel 1996[5]. A causa del crescente controllo dei media bielorussi da parte del governo Lukašėnka, la televisione russa divenne la principale fonte di informazione alternativa per i cittadini bielorussi[4].

Incidente del confine[modifica | modifica wikitesto]

Il 22 luglio 1997, Šaramet, assieme al cameraman di ORT e ai loro autisti, si filmò mentre attraversava illegalmente il confine tra Bielorussia e Lituania, mostrando quanto fosse semplice per i contrabbandieri attraversare il suddetto confine. Il governo bielorusso era, in quel periodo, impegnato in una iniziativa anti-contrabbando e aveva da poco disposto nuove truppe al confine. Šaramet e il suo seguito furono arrestati da una pattuglia di confine mentre cercavano di registrare immagini di una zona non protetta[4]. Šaramet e un membro della sua squadra, Dzmitryj Zavadski, furono successivamente accusati di aver attraversato clandestinamente il confine "andando oltre i diritti legati alla professione giornalistica" e di aver partecipato ad una cospirazione[4]. Le autorità russe protestarono per l'arresto; la vicenda portò la BBC a parlare di un "incidente diplomatico" tra i due paesi[6]. In seguito all'episodio, il presidente russo El'cin cancellò la visita di Lukašėnka a Mosca mentre il presidente bielorusso era già in viaggio; al suo aereo venne interdetto l'ingresso nello spazio aereo russo[7][8]. Il 18 gennaio 1998 Šaramet e Zavadski vennero processati a due anni e 18 mesi di reclusione, rispettivamente [8], sentenze di fatto sospese e convertite in una multa di $ 15 USD[9].

Lavoro giornalistico dopo l'arresto[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre 1997 Šaramet fu tra i firmatari della Carta 97, un manifesto per la democrazia che chiedeva la fine della violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte dell'amministrazione Lukašėnka. Šaramet è stato tra i promotori del movimento e suo portavoce[10].

Nel 1999, riuscì ad ottenere una rara intervista con Naina El'cina, moglie del presidente russo Boris Nikolaevič El'cin; l'intervista fu critica da alcuni giornali occidentali come il The New York Times perché ritenuta troppo indulgente, considerando anche il fatto che il canale della ORT era controllato dall'oligarca Boris Abramovič Berezovskij, vicino al presidente El'cin[1].

Il collega di Šaramet, Dzmitryj Zavadski, scomparve il 7 luglio 2000 mentre viaggiava verso l'aeroporto di Minsk per un meeting. Šaramet accusò il governo bielorusso della sparizione condotta, secondo il giornalista, come rappresaglia per il suo lavoro giornalistico[11]. In seguito, Šaramet ha affermato di essere stato informato da parte del procuratore generale bielorusso Oleg Bazhelko dell'esistenza di "squadre della morte" governative[12]. Zavadski fu dichiarato morto nel 2003[13]. Šaramet abbandonò la televisione pubblica russa nel 2014, in polemica con lo stile propagandistico che la rete stava assumendo nella narrazione della guerra dell'Ucraina orientale[14].

Šaramet fu molto critico nei confronti del presidente bielorusso Lukašėnka e del presidente russo Vladimir Putin, e successivamente anche del presidente ucraino Petro Oleksijovyč Porošenko[3][15]. Criticò aspramente l'annessione russa della Crimea e l'Occupazione russa della Crimea[3]. Nel suo ultimo blog post, pubblicato il 17 luglio 2016, esprimeva preoccupazione per il fatto che le milizie volontarie armate dell'esercito ucraino potessero tentare un golpe in Ucraina e che alcuni componenti di quei gruppi si comportassero in modo illegale e intrattenessero relazioni con gruppi della criminalità organizzata[16].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Šaramet muore il 20 luglio 2016 a causa dell'esplosione della sua auto a Kiev, in Ucraina, dove viveva da cinque anni e lavorava per il giornale Ukraïns'ka pravda. Il procuratore generale Yuriy Lutsenko ha descritto l'episodio definendolo un omicidio[2][17][18][19][20]. Secondo il quotidiano Novaja Gazeta, Šaramet e la sua compagna, la giornalista ed ex caporedattrice di Ukraïns'ka pravda Olena Prytula, avevano recentemente confidato ad alcuni amici di essere sotto sorveglianza[3]. Immediatamente dopo la morte, un ufficiale del Ministero degli affari interni ucraino ha affermato di non escludere la possibilità della partecipazione delle forze speciali russe nell'incidente che ha ucciso Šaramet[3].

Il presidente ucraino Petro Oleksijovyč Porošenko ha definito la morte di Šaramet come una "terribile tragedia"[21] mentre il primo ministro Volodymyr Hrojsman l'ha definita una "terribile notizia" in una dichiarazione pubblicata su Facebook[17].

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Šaramet era sposato e padre di due figli[3].

Premi e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1995 il Centro PEN - Bielorussia ha conferito a Šaramet il Premio Adamovich, nominandolo miglior reporter televisivo in Bielorussia[4]. Nel novembre 1998 Šaramet ha vinto l'International Press Freedom Award del Comitato per la protezione dei giornalisti[4], "un riconoscimento annuale per il giornalismo coraggioso". A causa del negato permesso di recarsi a New York per partecipare alla cerimonia in programma con gli altri vincitori, Ruth Simon, Goenawan Mohamad, Gustavo Gorriti, e Grémah Boucar, il CPJ ha tenuto una cerimonia speciale a Minsk l'8 dicembre per consegnargli il premio[22]. Il 22 aprile 2002, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha nominato Šaramet vincitore del premio per il Giornalismo e la democrazia, condiviso con il giornalista televisivo austriaco Friedrich Orter. La giuria ha premiato i due giornalisti per avere "promosso i principi OSCE in materia di diritti umani, democrazia e libertà di informazione"[23].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Michael R. Gordon, Under Fire, Yeltsin Is Defended By His Wife, su The New York Times, 27 settembre 1999. URL consultato il 3 agosto 2016.
  2. ^ a b (EN) Andrew E. Kramer, Pavel Sheremet, Journalist in Ukraine, Is Killed in Car Bombing, su The New York Times, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016.
  3. ^ a b c d e f (EN) Journalist and Putin critic Pavel Sheremet killed by car bomb, su The Australian, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016.
  4. ^ a b c d e f (EN) 1998 Press Freedom Awards – Sheremet, su CPJ - Committee to Protect Journalists. URL consultato il 3 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2016).
  5. ^ (EN) 1998 Press Freedom Awards – Sheremet, su CPJ - Committee to Protect Journalists. URL consultato il 3 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2016).
  6. ^ (EN) Trial of Russian journalists in Belarus postponed, su BBC News, 18 dicembre 1997. URL consultato il 3 agosto 2016.
  7. ^ (EN) Michael R. Gordon, Reporter for Russian TV Freed By Belarus, Easing Tensions, su The New York Times, 9 ottobre 1997. URL consultato il 3 agosto 2016.
  8. ^ a b (EN) Two Belarussian journalists sentenced for border violations, su BBC News, 28 gennaio 1998. URL consultato il 3 agosto 2016.
  9. ^ (EN) Journalists Lose in Court, su The New York Times, 25 marzo 1998. URL consultato il 3 agosto 2016.
  10. ^ (EN) Belarus government accused of human rights abuses, su BBC News, 11 novembre 1997. URL consultato il 3 agosto 2016.
  11. ^ (EN) Cameraman disappears in Belarus, su BBC News, 8 luglio 2000. URL consultato il 3 agosto 2016.
  12. ^ (EN) Belarus protests spotlight disappeared, su BBC News, 7 settembre 2001. URL consultato il 3 agosto 2016.
  13. ^ (RU) Суд признал погибшим оператора ОРТ Дмитрия Завадского [Court Rules Dmitry Zavadsky Legally Dead], su Vesti, 3 dicembre 2003. URL consultato il 3 agosto 2016.
  14. ^ (EN) TV Journalist Quits In Protest At Kremlin's Policies On Ukraine, su Radio Free Europe/Radio Liberty, 17 luglio 2014. URL consultato il 3 agosto 2016.
  15. ^ (RU) Украина или Гуляй поле? [Ukraine or a Walk-about Field?], su Ukraïns'ka pravda, 13 luglio 2015. URL consultato il 3 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2016).
  16. ^ (RU) Азов, ответственность и добробаты ["Azov", responsibility and militia], su Ukraïns'ka pravda, 19 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016.
  17. ^ a b (EN) Alec Luhn, Ukraine journalist Pavel Sheremet killed in Kyiv car bombing, su The Guardian, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016.
  18. ^ (EN) Ukrainian-Belarusian journalist Pavel Sheremet killed in Kyiv, su Kyiv Post, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2016).
  19. ^ (EN) Zoya Sheftalovich, Belarusian journalist Pavel Sheremet killed in Kyiv, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2016).
  20. ^ Pavel Sheremet, giornalista ucciso a Kiev. Governo: "Atto per destabilizzare Paese", su Il Fatto Quotidiano, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016.
  21. ^ (EN) Kiev car bomb kills top Belarusian journalist Sheremet, su BBC News, 20 luglio 2016. URL consultato il 3 agosto 2016.
  22. ^ (EN) "CPJ Presents Award to Pavel Sheremet in Belarus, su International Freedom of Expression Exchang, 15 dicembre 1998. URL consultato il 3 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
  23. ^ (EN) OSCE Prize for Journalism and Democracy in 2002 goes to Friedrich Orter and Pavel Sheremet, su Organization for Security and Co-operation in Europe, 022 aprile 2001. URL consultato il 3 agosto 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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