Ospedale di San Carlo (Roma)

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Ospedale di San Carlo
La facciata dell'Ospedale di San Carlo (sulla destra) lungo Borgo Santo Spirito
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
IndirizzoBorgo Santo Spirito
Coordinate41°54′07″N 12°27′49″E / 41.901944°N 12.463611°E41.901944; 12.463611
Informazioni generali
CondizioniDemolito
CostruzioneXVII Secolo
Inaugurazione1 Marzo 1792
Demolizione1939
StileNeoclassico
UsoOspedale
Realizzazione
CommittentePapa Pio VI

L'ospedale di San Carlo è stato un edificio di Roma importante per ragioni storiche e artistiche. Costruito alla fine nel 1700 per volontà di Papa Pio VI, il nosocomio dopo un primo periodo come succursale del vicino Santo Spirito venne adibito a ospedale militare sotto lo Stato della Chiesa e dopo Porta Pia divenne il primo ospedale militare italiano nella capitale. Esso venne demolito nel 1939 per la costruzione di via della Conciliazione.

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

L'ospedale si trovava a Roma, nel rione Borgo, a Borgo Santo Spirito, di fronte all'Arcispedale di Santo Spirito in Saxia.[1] A ovest si affacciava su vicolo dell'Ospedale.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio, posto a settentrione dell'Ospedale di Santo Spirito, venne costruito per volontà di Papa Pio VI (r. 1775-1799) per aumentare la capacità del Santo Spirito, divenuto insufficiente a causa della crescente popolazione romana.[3] La costruzione durò tre anni e mezzo, fra il 15 novembre 1788, quando il pontefice pose la prima pietra, e il primo marzo 1792, quando il nosocomio venne inaugurato.[2] Il progetto era dell'architetto neoclassico Francesco Belli, allievo di Giovanni Antinori,[4][5] il quale utilizzò in parte un edificio già esistente.[1][N 1] Il costo dell'opera fu di 300.000 scudi, somma enorme per l'epoca.[4] Esso venne destinato a ospitare i malati di Malaria.[5] Il nuovo nosocomio rivelò la sua utilità tre anni dopo la sua inaugurazione, quando 1.300 malati al giorno vennero ricoverati nel Complesso ospedaliero Santo Spirito - San Carlo durante la carestia che colpì Roma nel 1795.[3] Nel periodo peggiore della carestia i due ospedali ospitarono 17.000 malati, circa il 10% della popolazione romana dell'epoca.[3]

L'ospedale, nato come succursale di quello di Santo Spirito, divenne presto il nosocomio del presidio dell'esercito pontificio a Roma. Papa Pio IX (r. 1846-1878) lo fece restaurare e vi si recò diverse volte per confortarvi i malati.[2] Nel 1849, Durante la repubblica romana, diversi volontari feriti nei combattimenti lungo le mura gianicolensi vi furono curati.[2] Cappellano del valetudinario fu per un certo periodo San Vincenzo Pallotti.[2] Diversi luminari della medicina divennero direttori di questo ospedale, a iniziare dal professor Giuseppe Costantini, Archiatra Pontificio sotto Pio IX.[2] Quando dopo il 1870 esso divenne il primo ospedale militare italiano a Roma, il nosocomio fu diretto da Alessandro Ceccarelli, il quale divenne in seguito archiatra di Leone XIII (r. 1878-1903), e poi fra gli altri da Agenore Zeri, Giuseppe Bastianelli, dal medico di Pio XI (r. 1922-1939) Aminta Milani e da Alessandro Pianezza.[2] I malati, originariamente assistiti dalle Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli, vennero poi accuditi dalle suore della Carità.[2]

L'ospedale venne demolito nel 1939 per l'apertura di via della Traspontina, nel quadro dei lavori per la costruzione di via della Conciliazione.[2][6]

L'ospedale di San Carlo ha dato il nome a Via dell'Ospedale, strada tuttora esistente la quale ne segnava il limite a occidente.[1]

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La facciata con l'entrata principale sormontata dallo stemma di Pio VI

La facciata dell'edificio, lungo 137 metri,[5] era scandita da lesene in ordine gigante, una cornice marcapiano e finestre rettangolari che correvano per tutta la sua lunghezza.[3] L'ospedale era costituito da un piano terreno, il quale ospitava vasti depositi di grano,[5] e da due piani superiori: sopra l'ingresso principale c'era un grande stemma di Pio VI.[2] I malati erano alloggiati in due grandi corsie, entrambe divise in tre navate, una al primo ed una al secondo piano.[2][5] Quella inferiore, detta di Santa Maria, era scandita da pilastri che sorreggevano le volte, ed era lunga 117 m; quella superiore, detta di San Carlo (la quale dette in nome al nosocomio),[5] era lunga 132 m ed aveva un soffitto di legno sostenuto da archi i quali poggiavano su due file di 29 colonne doriche.[2][5] Al centro della corsia c'era un grande altare, mentre un secondo altare dedicato a San Giuseppe Calasanzio si trovava all'angolo con Via dell'Ospedale all'estremità occidentale del nosocomio.[2]

Diversi elementi architettonici del nosocomio, come portali, iscrizioni, e rocchi di colonne in peperino con i pulvini in travertino, intonacati a imitazione del marmo, sono conservati nei depositi comunali.[5][7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gigli (1990), a pagina 86 cita come architetto Francesco Belli, allievo di Antinori, e lo stesso fa la Cerioni (2016) a p. 158, mentre Collins (2004) menziona come progettista Pasquale Belli nel testo e Francesco Belli nella didascalia della figura n. 133 dell'ospedale a pagina 255
  1. ^ a b c Gigli (1990), p. 86.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Gigli (1990), p. 88.
  3. ^ a b c d Collins, p. 226.
  4. ^ a b Collins, p. 225.
  5. ^ a b c d e f g h Cerioni, p. 158.
  6. ^ Gigli (1990), p. 33.
  7. ^ Cerioni, p. 159.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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