Orti Oricellari

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Orti Oricellari
L'ingresso degli Orti Oricellari
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàFirenze
IndirizzoVia Bernardo Rucellai, 6
Caratteristiche
Tipogiardino monumentale
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 43°46′32.3″N 11°14′37.83″E / 43.775639°N 11.243842°E43.775639; 11.243842

Gli Orti Oricellari sono un giardino monumentale nell'omonima via vicino a Santa Maria Novella, a Firenze. Era il giardino di quello che oggi è chiamato palazzo Venturi Ginori, ed appartenne alla famiglia Rucellai, della quale "Oricellari" è una variante del nome di famiglia.

Fu sede dell'Accademia Neoplatonica[1][2][3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I Rucellai[modifica | modifica wikitesto]

Il giardino sorse alla fine del Quattrocento quando Bernardo Rucellai e sua moglie Nannina de' Medici, sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico, acquistarono il terreno e vi crearono un palazzo con giardino. La vocazione mecenatizia della famiglia Rucellai, similmente a quella dei Medici, è all'origine delle sedute dell'Accademia platonica negli spazi del palazzo, che ospitarono alcuni dei più importanti letterati e uomini di cultura dell'epoca, come Gian Giorgio Trissino, Niccolò Machiavelli (che qui presentò i suoi Discorsi), Jacopo Nardi, papa Leone X. L'Accademia aveva infatti dovuto spostarsi qui dalla villa di Careggi dopo la seconda cacciata dei Medici (1498).

Antonio Novelli, statua colossale di Polifemo che beve all'otre

Nelle vicinanze del giardino aveva luogo anche il processo di tintura della lana attraverso l'oricello, un lichene, e l'ammoniaca (derivata dall'urina), che aveva fatto la fortuna della famiglia Rucellai e dei panni fiorentini tinti del tipico rosso violaceo. Questo procedimento fu un importante sviluppo della scienza chimica applicata alla tintura.

Le sorti dell'Accademia furono alterne: dopo che la direzione degli incontri era passata ai figli di Bernardo Rucellai, Palla e Giovanni, vi fu una prima accusa di congiura. Nell'Accademia si parlava spesso di politica e questi discorsi cadevano inevitabilmente sulla questione repubblicana, con l'antica libertas sempre più appannata dalla crescente egemonia dei Medici. Nel 1513 una congiura vera e propria ebbe come sfondo le idee che circolavano nel circolo accademico degli Orti, e vi furono alcuni arresti, tra i quali Niccolò Machiavelli, il quale subì una lieve pena qualora confrontata con la tortura e la condanna a morte dei due maggiori responsabili: Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi. Questi avevano accusato, sotto tortura, anche altri esponenti del circolo degli Orti, con la conseguenza di un'aumentata sorveglianza sulle sue attività, che tuttavia non ne causò la chiusura.

Nel 1516 Leone X assistette qui alla tragedia Sofonisba di Gian Giorgio Trissino e alla Rosmunda di Giovanni di Bernardo Rucellai. Fu proprio agli Orti che il Trissino lesse e commento', verosimilmente assieme al Machiavelli, il De vulgari eloquentia di Dante, appena riscoperto da lui a Padova, dando inizio alla secolare questione della lingua in Italia, e stimolando il Machiavelli alla composizione del Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua.

Nel 1521 di nuovo alcuni membri dell'accademia, sempre più antimedicea, complottarono per l'eliminazione del cardinale Giulio de' Medici, allora capo di fatto di Firenze: si trattava di Zanobi Buondelmonti, Jacopo da Diacceto e Luigi Alamanni. Una volta scoperti due di loro vennero giustiziati (1522), mentre solo Buondelmonti riuscì a fuggire in Francia. La chiusura definitiva dell'Accademia avvenne nel 1523.

I Medici[modifica | modifica wikitesto]

Cinquant'anni dopo, nel 1573, la proprietà fu acquistata da Bianca Cappello, la celebre amante di Francesco I de' Medici, stanca del palazzo in via Maggio. Essa riportò per un periodo il giardino agli antichi splendori.

Alla metà del Seicento, il cardinale Giovan Carlo de' Medici, venuto in possesso della villa e del parco in seguito a complesse vicende ereditarie, si fece promotore un'importante serie di lavori, creando un giardino con impianto all'italiana. La decorazione del giardino si ispirò all'opera di Bernardo Buontalenti a Pratolino sia per l'uso di giochi d'acqua, sia per la presenza di statue gigantesche, in un ambiente caratterizzato da scene araldiche ispirate alla mitologia classica.

Fra le numerose vedute ed effetti scenografici spiccava la statua ciclopica di Polifemo che beve all'otre di Antonio Novelli, alta ben 8,40 metri e realizzata in muratura intonacata con struttura in ferro, la stessa tecnica utilizzata dal Giambologna per la statua dell’Appennino a Pratolino. L'acqua per le fontane proveniva niente meno che da Boboli, sfruttando il sistema di canalizzazione presente lungo via Maggio e il ponte Santa Trinita. Nello stesso periodo, sempre ad opera del Novelli, fu realizzata anche la Grotta degli Orti ipogea, composta da due camere comunicanti decorate da spougne e statue in atteggiamento dinamico raffiguranti i Venti. La prima stanza ha forma ellittica, mente la seconda è di forma rettangolare con affreschi raffiguranti le ninfe.

Nel 1640 attraverso complessi passaggi ereditari tornò ad essere del ramo granducale della famiglia Medici e in seguito fu venduto ad altre famiglie, analogamente ad altre proprietà ormai ritenute secondarie.

L'Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

L'entrata su via Orti Oricellari

Nel 1808 Giuseppe Stiozzi-Ridolfi acquistò un ulteriore terreno (già chiostro del soppresso convento di Sant'Anna sul Prato, arrivando a toccare il giardino Corsini), ampliando il giardino secondo la moda del parco romantico all'inglese su disegno di Luigi De Cambray-Digny. Il progetto prevedeva percorsi sinuosi, collinette, piccoli specchi d'acqua, statue ed effetti di rovine. Un asse centrale culminava nel Tempietto di Flora, e gli elementi preesistenti principali come il Polifemo e la Grotta vennero inglobati in questa nuova sistemazione. Esisteva un preciso programma finalizzato alla creazione di un percorso iniziatico, tramite l'uso di elementi simbolici, tratti sotterranei ed iscrizioni, che portassero al Pantheon degli Accademici Neoplatonici, destinato ad accogliere la memoria di illustri exempla virtutis: un monumentale sepolcreto in stile classicheggiante ispirato da una fede tutta laica e pagana per la storia e la filosofia. Nel 1832 Emilio Burci pubblicò una serie di incisioni raffiguranti gli Orti Oricellari, con vedute dell'abbazia di Sant'Anna, del tempietto di Venere e di quello diroccato, del circo, del colosso di Polifemo e della grotta, del giardino dei fiori, della fortezza, del torrino circolare e del Pantheon.

Nel 1861 ci fu un nuovo cambio di proprietario, con la principessa Olga Orloff che incaricò Giuseppe Poggi, l'architetto dei futuri viali di Circonvallazione e del piazzale Michelangelo, di ammodernare la villa ed il giardino. Poggi creò un progetto classicheggiante che prevedeva il ripristino del laghetto dal quale emergesse la statua di Polifemo. Nel 1892 il luogo fu dichiarato Monumento Nazionale.

L'epoca odierna[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene il laghetto oggi non esista più, la fisionomia del progetto del Poggi è ancora quella visibile nel giardino odierno, nonostante successive alterazioni, fra le quali l'ulteriore riduzione con il taglio di Via Benedetto Rucellai all'epoca di Firenze Capitale. Con l'apertura della nuova via Bernardo Rucellai (completata entro il 1896) l'antica proprietà fu inoltre ridotta e frammentata, facendo perdere la dimensione unitaria del complesso e del suo giardino, sul quale nei decenni successivi (dalla parte dei numeri dispari della strada) sorsero alcuni edifici religiosi (chiesa dell'Adorazione Perpetua e chiesa episcopale americana).

Gli Orti Oricellari, come circolo di cultura neoplatonica nella Firenze argentea del primo Cinquecento, sono ricordati da Gabriele d'Annunzio in apertura del suo famoso libro Alcyone, ambientato sulle colline toscane. Qui nella poesia Il fanciullo si legge (vv 15-24):

«Ma il mio pensier mi finge che tu colta

l’abbia tra quelle mura

che Arno parte, negli Orti Oricellari,

ove dalla barbarie fu sepolta,

ahi sì trista, la Musa

Fiorenza che cantò ne’ dì lontani

ai lauri insigni, ai chiari

fonti, all’eco dell’inclite caverne,

quando di Grecia le Sirene eterne

venner con Plato alla Città dei Fiori.»

Il poeta finge che il Fanciullo (cioè al suo spirito poetico) suoni con un flauto una dolce melodia (l'ispirazione poetica), e finge che il Fanciullo abbia preso questa canna negli Orti Oricellari dove rifulgeva l'ultimo focolaio di cultura greca e neoplatonica dell'età laurenziana (quando di Grecia le Sirene eterne / venner con Plato alla Città dei Fiori) poi decaduto nelle guerre del Cinquecento (dalla barbarie fu sepolta ... la Musa / Fiorenza che cantò ne’ dì lontani etc...).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Orti Oricellari, su regione.toscana.it.
  2. ^ Lycée Victor Hugo » Storia e Architettura, su vhugo.eu.
  3. ^ GLI ORTI ORICELLARI: I GIARDINI DELLA FILOSOFIA, su curiositasufirenze.wordpress.com.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Veduta
Veduta
Narciso di Valerio Cioli, già negli orti Oricellari (Victoria and Albert Museum)
  • Emilio Burci, Teofilo Salucci, Vedute del giardino del marchese Stiozzi Ridolfi già Orti Oricellari, Firenze 1832;
  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 536–537;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, pp. 24–25, n. 17;
  • G. Caselli, Il Panteon negli Orti Oricellari, in La primavera del 1844, strenna a benefizio degli asili infantili di Firenze, a cura di G. Pagni, Firenze, 1844;
  • Filippo Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, V, 1847, pp. 72–74, 399-340;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 488–490;
  • Luigi Passerini, Degli Orti Oricellari. Memorie storiche, Firenze, Tipografia Galileiana, 1854 (online);
  • Luigi Passerini, Degli Orti Oricellari, in Curiosità storico-artistiche fiorentine, Prima Serie, Firenze, per Stefano Jouhaud, 1866;
  • Luigi Passerini, Degli Orti Oricellari. Memorie storiche, Firenze, Tipografia Barbéra, 1875 (3ª edizione);
  • Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, pp. 314–315;
  • Leader Scott, The Orti Oricellari, Firenze, 1893;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 250;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 669;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 106, n. XXIX;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 669;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 295;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 357–358; III, 1978, p. 359-360;
  • Carlo Cresti, Luigi Zangheri, Architetti e ingegneri nella Firenze dell’Ottocento, Firenze, Uniedit, 1978, p. 192;
  • Guida ai giardini urbani di Firenze, a cura di Vincenzo Cazzato e Massimo De Vico Fallani, Firenze, Regione Toscana, s.d. ma 1981, pp. 10–15;
  • Marco Dezzi Bardeschi, Le macchine desideranti, in Il giardino romantico, a cura di Alessandro Vezzosi, Firenze, Alinea, 1986, pp. 29–45;
  • Maria Grazia Vaccari, Il giardino Della Gherardesca e gli Orti Oricellari a Firenze, in "Te", III, 1986, 5, pp. 67–74;
  • Leandro Maria Bartoli, Gabriella Contorni, Gli Orti Oricellari a Firenze. Un giardino, una città, Firenze, Edifir, 1991;
  • Luigi Caliterna, Il restauro del Polifemo, in Due restauri 1996, a cura di Patrizia Pietrogrande, Firenze, Fondazione Giulio Marchi, 1997, pp. 55–81;
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995. ISBN 887166230X
  • Edit Revai, Un'allegoria di Pietro da Cortona per Giovanni Carlo de' Medici, in "Antichità Viva", XXXVI, 1997, 2/3, pp. 26-30;
  • Gabriella Contorni, La grotta del giardino degli orti Oricellari a Firenze, in Artifici d'acque e giardini. La cultura delle grotte e dei ninfei in Italia e in Europa, a cura di Isabella Lapi Ballerini e Litta Maria Medri, Firenze, Centro Di, 1998, pp. 76-79;
  • Giardini di Toscana, a cura della Regione Toscana, Edifir, Firenze 2001.
  • Mariella Zoppi, Guida ai giardini di Firenze, Gardens of Florence, Alinea Editrice, Firenze 2001. ISBN 8881254506.
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, pp. 437, 636;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 281.
  • Paola Maresca, Orti Oricellari, in Giardini in Toscana, fotografie di Massimo Listri, Firenze, Polistampa, 2005, pp. 48–49.
  • Guida d'Italia, Firenze e provincia, Edizione del Touring Club Italiano, Milano, 2007.
  • Toscana Esclusiva XVIII edizione, pubblicazione a cura dell'Associazione Dimore Storiche Italiane - Sezione Toscana, Firenze 2013.


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