Morico di Sutri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Morico, noto anche con i nomi di Menco e Maruccio[1] (Spello, XIII secoloSutri, 1275), è stato vescovo di Sutri, morto nel 1275.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non si conosce nulla di Morico prima del 1253, e non è nota nemmeno l'epoca in cui fu eletto vescovo di Sutri.

La prima attestazione storica di questo vescovo risale alla fondazione della comunità francescana di Spello.[2] Nel 1253 il vescovo di Spoleto, Bartolomeo, aveva permesso che i francescani aprissero una loro comunità nella chiesa di Sant'Andrea e l'11 settembre, con atto notarile, i sacerdoti diocesani proprietari dello stabile, d'accordo con il loro vescovo, lo vendettero ai frati. Memoria di questa vendita si trova nella cronaca del convento scritta da fra' Tommaso da Spello, il quale ricorda che, tramite la mediazione di Domno Menco de Hispello, episcopo sutrino et pontificis secretario,[3] fu ottenuta da papa Innocenzo IV l'autorizzazione a questa vendita, concessa il 22 febbraio 1254.[4]. Il vescovo di Sutri occupava dunque un posto di rilievo nella Curia romana, in qualità di segretario del papa; la stessa cronaca ricorda che Menco era zio di fra Morico (o Merico), uno dei francescani fondatori della comunità spellana.[5]

Il vescovo di Sutri fu ancora protagonista delle vicende che portarono le clarisse ad acquisire la chiesa di San Giorgio di Assisi, nel luogo dove oggi si trova la basilica di Santa Chiara. In questa chiesa furono traslate le spoglie di santa Chiara qualche giorno dopo la sua morte, avvenuta l'11 agosto del 1253. Le consorelle chiesero ed ottennero di poter permutare la chiesa di San Damiano, dove la santa era morta, con quella di San Giorgio.[6] L'accordo fu sancito il 1º ottobre 1253 con un lodo, stipulato con un atto di Giovanni da Toledo, cardinale di San Lorenzo in Lucina, e sottoscritto da diversi testimoni, tra cui Dominus Moricus Sutrinus episcopus. Il lodo fu confermato da papa Alessandro IV l'11 marzo 1255.[7]

Il 1º aprile 1254 il vescovo di Sutri ricevette da papa Innocenzo IV l'ordine di recuperare, nella città e nel territorio diocesano, la giurisdizione e tutti i diritti pertinenti alla Chiesa di Roma.[8]

Nel mese di maggio del 1264 Sutri, roccaforte dei guelfi, fu attaccata ed occupata militarmente per un breve periodo da Pietro di Vico, del partito ghibellino di Manfredi di Sicilia.[9] Secondo Nispi-Landi, in quest'occasione il vescovo di Sutri dovette fuggire in esilio.[10]

L'ultima attestazione del vescovo Morico è del 6 settembre 1265, giorno in cui partecipò alla consacrazione della basilica di Santa Chiara[11][12], alla presenza di papa Clemente IV, cinque anni dopo la traslazione delle spoglie di santa Chiara.[13]

Durante l'episcopato di Morico sorse una disputa tra il vescovo e i canonici della sua cattedrale, riguardante le chiese di Sant'Eusebio (oggi nel comune di Ronciglione), San Pietro e San Sebastiano, risolta temporaneamente grazie alla mediazione di Pietro, vescovo di Civita Castellana. Tuttavia la questione non fu risolta in via definitiva, poiché il 5 gennaio 1277, durante l'episcopato di Ildiprandino, fu stipulato un nuovo accordo.[14]

Non è nota la data esatta di morte del vescovo Morico. Secondo Ughelli, che cita antichi monumentis Basilicae Vaticanae, un Marucius episcopus Sutrinus morì nel 1275.[15] Questo Maruccio è generalmente identificato con Morico nella bibliografia e negli studi su Sutri e la sua diocesi.[16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il nome Moricus è attestato dai documenti coevi del 1253 e del 1265, e da Galletti, Del Primicero della Santa Sede Apostolica e di altri uffiziali maggiori del sacro palagio Lateranense, Roma, 1776, p. 355, nota 1.
    Il nome Mencus o Mensus appare nelle opere di Nispi-Landi (Storia dell'antichissima città di Sutri, p. 258) e di Cappelletti (Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. VI, p. 232), e negli Acta Sanctorum, Junii tomus primus, Parisiis et Romae, 1867, p. 357, D.
    Il nome Marucius infine si trova nella cronotassi di Ughelli (Italia sacra, vol. I, coll. 1275), il quale però ritiene che Mencus e Marucius siano due vescovi distinti.
  2. ^ Michele Faloci Pulignani, Le origini del convento francescano di Spello, Miscellanea francescana di Storia, di Lettere, di Arti, volume XI, Foligno, 1909, pp. 155-157.
  3. ^ (LA) Acta Sanctorum, Junii tomus primus, Parisiis et Romae, 1867, p. 357, D.
  4. ^ (LA) Bullarium franciscanum romanorum pontificum, Tomus I, Romae, 1759, p. 704, nº DXX.
  5. ^ (LA) Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, Tomus quintus, Venetiis, 1760, p. 17, XV. Lodovico Iacobilli, Vite de santi e Beati dell'Umbria e di quelli i corpi de'quali riposano in essa provincia, vol. III, Foligno, 1661, p. 487.
  6. ^ Emanuele Zappasodi, Intus dictum monasterium prope cratem: la croce e il coro delle monache, in Milvia Bollati, Francesco e la croce di S. Damiano, Milano, 2016, p. 133. La Basilica di S. Chiara d'Assisi, www.assisisantachiara.it
  7. ^ (LA) Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomus II, Romae, 1761, nº XXX, pp. 23-25. La bolla pontificia dell'11 marzo 1255 contiene per intero il testo del decreto del 1º ottobre 1253; il nome del vescovo di Sutri si trova alla p. 24, D.
  8. ^ (LA) Les Registres d'Innocent IV (1243-1254), publiés et analysés d'après les manuscrits originaux du Vatican et de la Bibliothèque nationale par Elie Berger, tome III, Paris, 1897, p. 463, nº 7785.
  9. ^ Giuseppe Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, Volume 3, Roma, 1913, p. 185.
  10. ^ Ciro Nispi-Landi, Storia dell'antichissima città di Sutri, Roma, 1887, p. 258.
  11. ^ (LA) Paschalis Robinson, Inventarium omnium documentorum quae in archivio protomonasterii S. Clarae Assisiensis nunc asservatur, Archivum franciscanum historicum, annus I, tomus I, 1908, p. 425, nn. 38-42.
  12. ^ La Basilica di s. Chiara – Sussidio (p. 2), www.assisisantachiara.it
  13. ^ Giuseppe Ciofi, Santuarii della serafica città di Asisi, con la notitia de corpi santi, reliquie insigni, & memorie, ch'ivi si conservano, Ancona, 1664, p. 34. Vincenzo Coronelli, Sacro pellegrinaggio alli celebri, e divoti santuari di Loreto, Assisi, ed altri, 1705, p. 48.
  14. ^ Pierluigi Galletti, Del Primicero della Santa Sede Apostolica e di altri uffiziali maggiori del sacro palagio Lateranense, Roma, 1776, p. 355, nota 1. Natalina Mannino, Fra Tardo Antico e Medioevo. Un santuario della via Francigena: Sant'Eusebio di Ronciglione. Storia e Architettura, Gangemi Editore, Roma, [2016], p. 62 e nota 11.
  15. ^ (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. I, seconda edizione, Venezia, 1717, col. 1275.
  16. ^ Per esempio: Nispi-Landi, Storia dell'antichissima città di Sutri, p. 258. Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. VI, p. 232. Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomo II, p. 24, nota.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Sutri Successore
Pietro Ismaeli ... 1253 - 1275 Francesco