Monumento a Garibaldi (Ferrara)

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Monumento a Giuseppe Garibaldi
AutoreTullo Golfarelli
Data1907
Materialebronzo, marmo e pietra di Grizzana
UbicazioneGiardini 20 e 29 maggio 2012, Ferrara

Il monumento a Giuseppe Garibaldi, inaugurato il 20 settembre 1907, è un'opera di Tullo Golfarelli situata nei Giardini 20 e 29 maggio 2012, in Viale Cavour, poco distante dal Palazzo delle Poste.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Sul plinto poggiante su di una gradinata in pietra di Grizzana vi è un obelisco in marmo reggente il busto, anch'esso marmoreo, di Garibaldi. Sulla base del plinto vi sono un garibaldino morente ed una corona (fusi in bronzo dalla fonderia Bastianelli di Roma), mentre nel bassorilievo dell'obelisco è raffigurato un gruppo di garibaldini.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il primo concorso[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1890 la Società dei Reduci delle Patrie Battaglie, diretta dall'on. Severino Sani, istituì un Comitato (presieduto dal commendator Stefano Gatti-Casazza) avente lo scopo di far erigere a Ferrara un monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi. Due anni prima Gatti-Casazza aveva contattato a tale scopo lo scultore Ettore Ferrari che accettò di eseguire il bozzetto. Tale assegnazione suscitò polemiche basate forse non solo su aspetti artistici o sulla migliore destinazione del compenso verso opere di maggior utilità a livello cittadino ma soprattutto sulla mancata considerazione verso artisti ferraresi, tra cui molti insegnanti alla civica scuola artistica Dosso Dossi quali ad esempio Luigi Legnani, Giovan Battista Longanesi-Cattani, Ernesto Maldarelli, Luigi Bolognesi,[2] Francesco Leoni, Banzi e Beretta.[3] Gatti-Casazza rispose difendendo le qualità del prescelto e confermandogli l'incarico. Ferrari, che nel frattempo venne a conoscenza della querelle ferrarese, informò della propria rinuncia all'incarico il commendatore, il quale inviò a Roma, dove risiedeva lo scultore, il sindaco di Ferrara Niccolini e Sani, che convinsero l'artista a prendersi nuovamente il compito. Nonostante le modifiche apportate al progetto originario, non si riuscì comunque a raccogliere la quota necessaria per la realizzazione, raggiunta solo al calare del 1905, quando venne bandito un apposito concorso. Con un programma predisposto il 25 dicembre 1905 ed inviato nell'aprile dell'anno successivo, venne riservato a 14 artisti originari del ferrarese, equamente divisi tra scultori, marmisti ed architetti, anche se altrove operanti:[4]

  1. Caporali Giuseppe a Iniz De-Fore nel Brasile[5]
  2. Cestari Virgilio a Buenos Aires
  3. Bolognesi Guido[6] a Roma
  4. Galvani Gaetano a Roma
  5. Lampronti Armando a Firenze
  6. Minerbi Arrigo a Livorno
  7. Rosa Mario a Bologna
  8. Costa ... a Cento
  9. Chendi Ettore a Ferrara
  10. Colla Amedeo a Ferrara
  11. Lana Angelo a Ferrara
  12. Legnani prof. Luigi a Ferrara
  13. Leoni Francesco a Ferrara
  14. Zuffi Ambrogio a Ferrara.

Dei convocati, risposero solo in sei: Bolognesi, Chendi (col bozzetto Ora e Sempre), Colla (Age si quid agis[7]), Galvani (Caprera), Lana (Patria e Libertà) e Leoni (Italia Unita). In particolare Bolognesi (Ferrara 1843 - Roma 1907), pur non essendo mai emerso per particolari doti artistiche, speranzaso di risollevarsi dai fallimentari risultati riscontrati nei precedenti concorsi pubblici, presentò ben tre bozzetti (Caprera, Patria, Libertà). Durante il concorso, due membri della giuria (atta anche ad individuare il luogo più adatto per la messa in posa del monumento, scelto poi negli allora Giardini pubblici di Viale Cavour) composta da Pietro Niccolini, Giuseppe Agnelli, Augusto Droghetti, Carlo Fiaschi e Luigi Legnani[1][8] rinunciarono all'incarico (Fiaschi e Legnani) e furono sostituiti da Gatti-Casazza e dallo scultore Tullo Golfarelli, cesenate residente e operante a Bologna. Avendo un preventivo tra le 6 e le 7.000 lire,[4] in data 15 agosto 1906 vennero visionati gli otto bozzetti e pur segnalandone due meritevoli (Colla e Bolognesi) non se ne scelse nessuno in maniera definitiva. Tutte le opere vennero poi esposte, in maniera anonima, nella Sala degli Stemmi in Castello dal 16 al 20 agosto. Nel frattempo il Comitato chiese ed ottenne la partecipazione di alcuni Enti morali, dei Comuni della Provincia, istituti di credito, consorzi, ditte industriali, associazioni politiche, militari ed operaie.[4]

L'assegnazione[modifica | modifica wikitesto]

Diversamente dagli annunci fatti, non venne nominata una seconda commissione per decidere il vincitore del concorso, che venne quindi annullato, assegnando l'esecuzione direttamente a Golfarelli, che ne assunse l'incarico il 2 ottobre 1906, ufficializzato il successivo 15 del mese, ponendosi come obiettivo il 7 luglio 1907 per l'inaugurazione, nonostante la nascita di un ulteriore Comitato avversario, volto anch'esso a celebrare l'Eroe in città. A seguito delle precedenti polemiche e a causa di scioperi agrari sorti alla fine del giugno 1907, il Comitato garibaldino decise di posticipare l'inaugurazione dell'opera al 20 settembre. Dopo l'annuncio ufficiale, nella notte tra il 2 ed il 3 di agosto, gli steccati che coprivano il monumento furono vandalisticamente smantellati da un gruppo di 15 giovani professionisti capitanati dall'ing. Ciro Contini adducendo come motivazione la troppa attesa nel vederlo reso pubblico; più probabilmente, fu un gesto verso il Comitato che «voleva collegare la inaugurazione del monumento alla data storica che segnava la fine del potere Temporale per dare sfogo ad una clamorosa affermazione anticlericale. Una ragione politica!».[9] Dopo tale fatto, il Comitato consegnò l'opera alle autorità comunali per evitare di addossarsi ulteriori responsabilità, nonostante la decisione di aggiungervi, durante la cerimonia inaugurale, una corona in bronzo sulla base, ad onore dei garibaldini di Ferrara e Provincia[4] ed eseguita da Amedeo Colla,[1] escludendo nuovamente Bolognesi, fatto che lo portò al gesto estremo nella mattinata del 15 dicembre 1907 nella sua abitazione romana. L'assegnazione del progetto a Golfarelli fece suscitare ulteriori polemiche non solo per aver preferito nuovamente un alloctono rispetto ad autorevoli autoctoni ma bensì perché, sembrava, il cesenate presentò, probabilmente a causa del poco tempo a disposizione e del basso compenso, il progetto di Bolognesi («figurante un basamento a gradinata sul quale si eleva un plinto di forma quadrata con soprastante busto di Garibaldi. Alla base un garibaldino morente che impugna l’asta della bandiera»[10]) «presentando il lavoro… corretto soltanto in qualche linea»[11] ovvero con la sostituzione della bandiera con una spada ornata di una testa di donna nell'impugnatura, in un secondo momento divenuta una sciabola.[8] Tali accuse provocarono anche un'interrogazione durante il Consiglio Comunale del 29 novembre 1906.[4] I promotori, nonché sostenitori, di Golfarelli pare non riuscirono a far prevalere l'affermazione che il sopracitato bozzetto fosse derivato da un precedente, ma non specificato, modello del cesenate presentato a Bologna, benché la critica recente abbia attuato una rivalutazione in questo senso, facendo risalire l'allora non identificato bozzetto con uno dei due presentati nel 1898[8] per il concorso del monumento bolognese vinto poi da Zocchi.[12] L'ipotesi presentata da Golfarelli apparve squilibrata, probabilmente sia per la fretta esecutiva sia per il rimaneggiamento di un bozzetto altrui, seppur la figura del garibaldino resta «la parte più interessante della composizione e raggiunge esiti di un verismo espressionistico dal forte risalto plastico».[3] Ulteriore vandalismo da parte di ignoti fu inferto al monumento nella notte del 4 dicembre 1907 (venne strappata la lama della spada lasciandovi solo l'impugnatura e venne divelta la guaina di metallo facendone restare solo un troncone fisso al basamento).[3] Golfarelli, diversamente dalle intenzioni del primo momento, rispose positivamente al sollecito di riparazione dei danni entro l'ultimatum impostogli dal Sindaco, ovvero di eseguire tale riparazione entro il maggio 1908.

Dopo l'ipotesi di spostamento nella vicina piazza Sacrati (1925), altri danni più lievi furono inferti al monumento nella notte del 25 aprile 1945 (fu verniciato di rosso il fazzoletto del garibaldino) e durante i moti del 1968 (venne issata sul monumento una bicicletta arrugginita).[3] Nel 2007, è stato presentato il restauro dell'opera, finanziato dalla Ferrariae Decus e realizzato dal servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara.[13][14]

Modelli iconografici[modifica | modifica wikitesto]

Caratterizzante il monumento ferrarese, la figura del garibaldino, accompagnata a quella del generale, non era particolarmente diffusa nel panorama iconografico nazionale nonostante la presenza di esempi precedenti, probabilmente conosciuti al cesenate, come ad esempio i monumenti garibaldini di Guglielmo Michieli a Udine (1886), di Augusto Benvenuti a Venezia (1887) e di Enrico Astorri a Piacenza (1889).[8]

Altre celebrazioni garibaldine nel ferrarese[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alla località Magnavacca divenuta Porto Garibaldi dopo lo sbarco nel 1849 di Giuseppe con Anita morente[15] e ad Anita, paese a lei dedicato nel comune di Argenta, escludendo i monumenti mai realizzati,[16] quelli dispersi,[17] le targhe e le epigrafi celebrative,[18] le opere posizionate nella provincia ferrarese sono:[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c bbcc.ibc.
  2. ^ Centro Culturale Città di Ferrara, Un artista ferrarese del legno - Ernesto Maldarelli, a cura di Lucio Scardino, Ferrara, Liberty house, 1989 in occasione della retrospettiva presso la sala EFER, Palazzo della Camera di Commercio di Ferrara, 22 aprile-2 maggio 1989, p. 55.
  3. ^ a b c d Scardino1984.
  4. ^ a b c d e Scardino1983.
  5. ^ Così nel testo. La città corretta è Juiz de Fora, vedi citazioni dello scultore (Caporali o Caporalli) in Leandro Gracioso de Almeida e Silva, Memórias de um Ofício – Os Marmoristas e o Cemitério Municipal de Juiz de Fora (1864-1974) (PDF), su wp.ufpel.edu.br, Pelotas, 2016.
  6. ^ Erroneamente indicato come Guido anziché Luigi.
  7. ^ Chiamato sia Agis siquid Agis che Age si quid Agis in Lucio Scardino, Il monumento a Giuseppe Garibaldi nel memoriale Sani-Conforti (1907). in La Pianura, n. 1, Ferrara, 1983, p. 94.
  8. ^ a b c d BartoliZanfini.
  9. ^ Giuseppe Longhi, Quadri con cornice - 2ª parte: giornalisti e pubblicisti, in Gazzetta Ferrarese, 3/8/1907, citato in Lucio Scardino, Il monumento di Giuseppe Garibaldi a Ferrara: una vicenda esemplare. in Atti e memorie - Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, Atti e memorie, serie terza, volume XXX, Ferrara, 1984, p. 294.
  10. ^ «La Rivista», 31 agosto 1906, citato in Angela Ghinato, busto di Giuseppe Garibaldi poggiante su un obelisco, in basso un garibaldino morente che impugna la sciabola, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 23 marzo 2021.
  11. ^ «La Scintilla», 24 novembre 1906, citato in Angela Ghinato, busto di Giuseppe Garibaldi poggiante su un obelisco, in basso un garibaldino morente che impugna la sciabola, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 23 marzo 2021.
  12. ^ Paolo Zanfini, 09 - Bozzetti del concorso per il Monumento a Giuseppe Garibaldi di Bologna. In Silvia Bartoli e Paolo Zanfini, Tullo Golfarelli (1852-1928), a cura di Roberto Martorelli, Bologna, Minerva, 2016, pp. 225-226, ISBN 9-788873-819318.
  13. ^ La presentazione alla città oggi, nel bicentenario della nascita dell'eroe - Restauro celebrativo per il monumento a Garibaldi, su cronacacomune.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  14. ^ Refuso nell'introduzione, si attribuisce ad Ettore Ferrari la realizzazione dell'opera ferrarese di Golfarelli; giusta invece l'attribuzione nella relativa scheda, in Giovanna Massobrio, L'Italia per Garibaldi, Bologna, SugarCo, 1982, pp. 10, 126 e 162.
  15. ^ Località precedentemente denominata Magnavacca che poi prese il nome Porto Garibaldi in onore allo sbarco garibaldino, Lucio Scardino, Note su un Monumento garibaldino a Porto Garibaldi. in Anecdota - Quaderni della Biblioteca L. A. Muratori - Comacchio, n. 1/2, Ferrara, Este edition, dicembre 2011, pp. 231-235.
  16. ^ Si rimanda ad es. a Scardino 2009 per quello di Ettore Ferrari (1898) e di Laerte Milani e per il primo da erigersi a Comacchio.
  17. ^ Donati tra il 1882 e il 1884 da Pietro Magni, Francesco De Luca, Gian Pietro Calvi, in Lucio Scardino, Note su un Monumento garibaldino a Porto Garibaldi. in Anecdota - Quaderni della Biblioteca L. A. Muratori - Comacchio, n. 1/2, Ferrara, Este edition, dicembre 2011, p. 231.
  18. ^ A Bondeno, Cento, Comacchio, Copparo, Ferrara, in Giovanna Massobrio, L'Italia per Garibaldi, Bologna, SugarCo, 1982.
  19. ^ In ordine alfabetico in base alle località.
  20. ^ a b c Scardino2009.
  21. ^ Detto Orlando Carlo in Massobrio, p. 125.
  22. ^ a b Angela Ghinato, Giuseppe Garibaldi, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it, 2011. URL consultato il 31 marzo 2021.
  23. ^ Secondo Massobrio, l'opera bronzea di Luzi fu collocata nel settembre del 1976, sette mesi prima dell'inaugurazione, mentre il bozzetto sarebbe stato posto nel "Villaggio Anita" di Celle di Ravenna, Scardino 2009.
  24. ^ a b Scardino2011, p. 232.
  25. ^ Giovanni Fei, Pinacoteca Municipale di Ferrara, Ferrara, Tipografia e Lit. sabbadini, 1869, ediz. III^ riveduta ed ampliata di ulteriori notizie estetiche e biografiche, p. 36 [44].
  26. ^ Lucio Scardino e Antonio P. Torresi, Post Mortem - Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara, Liberty house, 1998, p. 168.
  27. ^ Lucio Scardino, Trine di marmo - Le sculture di Luigi Legnani (Ferrara 1851-1910), Ferrara, Liberty house, 2005, pp. 52-53.
  28. ^ a b Massobrio.
  29. ^ Esecutore, anche, della grande composizione dedicata a Garibaldi nel cortile della scuola omonima ad Altedo, Scardino 2011.
  30. ^ Inoltre, è del ferrarese Stefano Galletti il primo busto di Garibaldi eseguito appena dopo la sua morte, per San Marino, Marco Cecchelli, Maria Censi e Fausto Gozzi, Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti, Bergamo, Bolis, 1995, p. 174, ISBN 88-7827-071-7.
  31. ^ Per una summa sui monumenti garibaldini nel ferrarese e sugli scultori ferraresi che ne hanno realizzati fuori Ferrara, tra cui Antonio Garella, si rimanda a Arianna Fornasari, «Il Garella dimenticato» e cenni sui monumenti ferraresi a Garibaldi, Modena, Il Ducato - Terre Estensi, n. 47, luglio/settembre 2020, pp. 104-117.

Bibliografia (ordine cronologico)[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanna Massobrio, L'Italia per Garibaldi, Bologna, SugarCo, 1982, pp. 126-128.
  • Lucio Scardino, Il monumento a Giuseppe Garibaldi nel memoriale Sani-Conforti (1907). in La Pianura, n. 1, Ferrara, La Pianura, 1983, pp. 93-97.
  • Lucio Scardino, Il monumento di Giuseppe Garibaldi a Ferrara: una vicenda esemplare. in Atti e memorie - Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, Atti e memorie, serie terza, volume XXX, Ferrara, 1984, pp. 281-296.
  • Lucio Scardino, Misteri ferraresi sui monumenti a Giuseppe Garibaldi. in La Pianura, n. 1, Ferrara, La Pianura, 2009, pp. 73-75.
  • Lucio Scardino, Note su un Monumento garibaldino a Porto Garibaldi. in Anecdota - Quaderni della Biblioteca L. A. Muratori - Comacchio, n. 1/2, Ferrara, Este edition, dicembre 2011, pp. 231-235.
  • Angela Ghinato, Busto di Giuseppe Garibaldi poggiante su un obelisco, in basso un garibaldino morente che impugna la sciabola, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it, 2011. URL consultato il 23 marzo 2021.
  • Paolo Zanfini, 17 - Monumento a Giuseppe Garibaldi. In Silvia Bartoli e Paolo Zanfini, Tullo Golfarelli (1852-1928), a cura di Roberto Martorelli, Bologna, Minerva, 2016, pp. 264-268, ISBN 9-788873-819318.
  • Arianna Fornasari, «Il Garella dimenticato» e cenni sui monumenti ferraresi a Garibaldi, Modena, Il Ducato - Terre Estensi, n. 47, luglio/settembre 2020, pp. 104-117.

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