Messaggio alle Camere

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il messaggio alle Camere è un atto del Presidente della Repubblica Italiana previsto dall'art. 87, secondo comma della Costituzione italiana.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Segni fu il primo Presidente della Repubblica ad inviare un messaggio alle Camere.

I messaggi alle Camere hanno forma scritta, sono diretti al Parlamento e devono essere controfirmati dal Presidente del Consiglio o da un Ministro. Il contenuto dei messaggi rispecchia gli intendimenti personali del Presidente: quindi la controfirma di un membro del Governo ha solo valore di controllo di legittimità. Con i propri messaggi il Presidente della Repubblica non può interferire nell'azione degli altri organi costituzionali.

Le manifestazioni contenute nei messaggi istituzionali si distinguono dai messaggi motivati con cui il Presidente della Repubblica sospende la promulgazione di una legge rinviandola nuovamente alle Camere. Tale messaggio riguarda il singolo atto ed è espressione di un potere di controllo del Capo dello Stato in merito alla legittimità e opportunità costituzionale della deliberazione parlamentare di un determinato atto legislativo: è definito come una forma di veto provvisorio (anche veto sospensivo o rinvio) in quanto il Presidente può solo ritardare la promulgazione, in quanto se l'atto viene approvato nuovamente dalle Camere è obbligato a promulgarlo.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nella storia della Repubblica Italiana l'uso del messaggio alle Camere è scarso, si ricordano:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Messaggi presidenziali, su La Legge per Tutti. URL consultato l'11 giugno 2019.
  2. ^ Così la Costituzione stabilisce il potere del Quirinale di inviare messaggi, su LaStampa.it. URL consultato l'11 giugno 2019.
  3. ^ Messaggio alle Camere - Dizionario Giuridico, su Brocardi.it. URL consultato l'11 giugno 2019.
  4. ^ Messaggi alle Camere, su presidenti.quirinale.it. URL consultato l'11 giugno 2019.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]