Marchesato di Capestrano

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Marchesato di Capestrano
Informazioni generali
Nome ufficialeDemanium Caporziano
CapoluogoCapestrano
Dipendente daContea di Celano
Amministrazione
Forma amministrativamarchesato
Evoluzione storica
Inizio1284 con Riccardo d'Acquaviva
Causadonazione di Carlo I d'Angiò
Fine1584 con Francesco I de' Medici
Causaelezione del marchesato in principato
Preceduto da Succeduto da
Contea di Celano Principato di Capestrano

Il marchesato di Capestrano fu un dominio feudale sviluppatosi a partire dal XIII secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Capestrano ha rivestito, sin dall'antichità, un ruolo di primo piano all'interno del Regno di Napoli poiché connessa, in virtù della sua posizione, al commercio della lana e dello zafferano.[1] A partire dal X secolo, il feudo di Capestrano — come buona parte dell'Abruzzo Ultra — fu ricompreso nella contea di Celano.

Il marchesato venne istituito nel 1284 da Carlo I d'Angiò che lo donò a Riccardo d'Acquaviva, signore di San Valentino in Abruzzo Citeriore.[2] Nel 1318, per volontà di Carlo III di Napoli, passò a Pietro di Celano e, a partire dal 1382, unito alla vicina baronia di Carapelle.[3] In questo periodo storico, unitamente alla baronia di Carapelle (ugualmente controllata dai conti dei Marsi) e alla contea di Popoli dei Cantelmo, Capestrano costituiva la terra più importante dell'intera provincia.[4]

Nel 1463 buona parte della contea passò nelle mani dei potenti Piccolomini Todeschini che consolidarono l'importanza strategica del feudo promuovendo la realizzazione di un nuovo castello in luogo del precedente, eretto da Lionello Accrocciamuro nel 1447;[4] il castello costituì una fondamentale roccaforte degli Aragonesi durante la congiura dei baroni e il baluardo difensivo con cui i Piccolomini si difesero dal tentativo di riconquista della contea da parte di Ruggerone degli Accrocciamuro.[5] Nel 1498, un contingente di 200 soldati aquilani, guidato da Lodovico Franchi e spedito a Capestrano in aiuto degli aragonesi per volontà della Camera aquilana, costrinse alla resa gli Accrocciamuro.[5] Negli anni seguenti, alcuni contingenti francesi conquistarono il feudo che, tuttavia, tornò sempre nelle mani dei Piccolomini.[6]

Alla metà del XVI secolo, grazie alla sua vivace economia, Capestrano forniva alla famiglia una rendita di 3 572 ducati, di gran lunga superiore a quella degli altri feudi della contea che nel complesso generava una rendita di 15 589 ducati.[6] L'ultima erede dei Piccolomini, Costanza, indebitatasi per la costruzione della basilica di Sant'Andrea della Valle, nel 1579 decise quindi di cedere le terre di Carapelle e Capestrano al granduca di Toscana Francesco I de' Medici per un importo complessivo di 106 000 scudi.[7]

Acquisito il feudo, nel 1583 Francesco chiese e ottenne il passaggio del titolo in favore di don Antonio, suo figlio illegittimo e avversario di Ferdinando I de' Medici all'interno della casata.[7] Nel 1584, infine, Filippo II di Spagna elevò Capestrano al rango di Principato.[7]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il marchesato di Capestrano aveva giurisdizione dei seguenti territori:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiarizia e Iagnemma, p. 3.
  2. ^ Pro loco Capestrano, cenni storici, su prolococapestrano.it. URL consultato il 25 gennaio 2020.
  3. ^ Istituto italiano dei Castelli, Rocca Calascio, su istitutoitalianocastelli.it. URL consultato il 18 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2020).
  4. ^ a b Chiarizia e Iagnemma, p. 5.
  5. ^ a b Chiarizia e Iagnemma, p. 6.
  6. ^ a b Chiarizia e Iagnemma, p. 7.
  7. ^ a b c Chiarizia e Iagnemma, p. 9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Chiarizia e Luca Iagnemma, Capestrano nella Valle Tritana, L'Aquila, One Group, 2015.
  • Provincia dell'Aquila, Guida turistica della Provincia dell'Aquila, L'Aquila, Provincia dell'Aquila, 1999.
  • Touring Club Italiano, L'Italia - Abruzzo e Molise, Milano, Touring Editore, 2005.