Malaclemys terrapin

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Tartaruga dal dorso di diamante
Malaclemys terrapin
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Reptilia
Ordine Testudines
Sottordine Cryptodira
Superfamiglia Testudinoidea
Famiglia Emydidae
Genere Malaclemys
Gray, 1844[2]
Nomenclatura binomiale
Malaclemys terrapin
(Schoepff, 1793)[2]

La tartaruga dal dorso di diamante (Malaclemys terrapin (Schoepff, 1793), anche nota come tartaruga guscio di diamante o terrapin, è una specie di tartaruga acquatica originaria delle paludi salmastre costiere del nordest e del sud degli Stati Uniti d'America e delle Bermuda.[3] Si tratta dell'unica specie del genere Malaclemys, ed ha uno degli areali più vasti di tutte le tartarughe del Nord America, estendendosi a sud fino alle Florida Keys e a nord fino a Capo Cod.[4]

Il nome "terrapin" deriva dalla parola algonchina torope,[5] nome con cui viene indicata sia in inglese britannico che in inglese americano. Il nome originariamente era usato dai primi coloni europei in Nord America per descrivere queste tartarughe d'acqua salmastra che non abitavano né gli habitat di acqua dolce né in mare. Mantiene questo significato primario nell'inglese americano.[5] Nell'inglese britannico, tuttavia, altre specie di tartarughe semi-acquatiche, come la tartaruga dalle orecchie rosse, potrebbero anche essere chiamate terrapin.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il motivo a diamante del guscio

Questa tartaruga prende il nome dal motivo a rombi presente sul suo guscio, sebbene il motivo e la colorazione complessivi varino notevolmente da individuo ad individuo. Il guscio è solitamente più largo nella parte posteriore che nella parte anteriore e dall'alto appare di forma ovale. La colorazione del guscio può variare dal marrone al grigio, i motivi e i disegni essere di colore grigio, marrone, giallo o bianco, mentre la pelle del corpo è quasi sempre grigio chiaro, con macchie nere lungo tutto il corpo esposto. Tutti gli esemplari hanno uno schema unico di macchie nere ondulate sul corpo e sulla testa. Come tutte le tartarughe d'acqua dolce ha larghi piedi palmati.[6] La specie è sessualmente dimorfica in quanto i maschi raggiungono una lunghezza del carapace di circa 13 centimetri (5,1 pollici), mentre le femmine raggiungono una lunghezza media del carapace di circa 19 centimetri (7,5 pollici), sebbene siano in grado di raggiungere dimensioni anche maggiori. La femmina più grande mai registrata era di poco più di 23 centimetri (9,1 pollici) di lunghezza del carapace. Gli esemplari provenienti da regioni con temperature costantemente più calde tendono ad essere più grandi di quelli provenienti da aree più fredde e settentrionali.[7] I maschi pesano in media 300 grammi (11 once), mentre le femmine pesano circa 500 grammi (18 once).[8] Le femmine più grandi possono pesare fino a 1 kg (35 once).[9]

Femmina adulta

Le tartarughe dal guscio di diamante somigliano molto alle altre tartaruga d'acqua dolce, ma contrariamente a quest'ultime che vivono in ambienti d'acqua dolce come fiumi, laghi e torrenti, le dorso di diamante si è ben adattata agli ambienti marini vicino alla costa, e presentano diversi adattamenti che consentono loro di sopravvivere a diversi livelli di salinità. Possono vivere in piena acqua salata per lunghi periodi,[10] e la loro pelle è in gran parte impermeabile al salino. Le tartarughe dal dorso di diamante possiedono le ghiandole lacrimali del sale,[11][12] non presenti nei loro parenti, che vengono utilizzate principalmente quando la tartaruga è disidratata. Possono distinguere tra acqua potabile di diversa salinità.[13] Le tartarughe mostrano anche comportamenti insoliti e specializzati per ottenere acqua dolce, incluso bere lo strato superficiale d'acqua dolce che può accumularsi sopra l'acqua salata durante le piogge e alzare la testa verso il cielo con la bocca aperta per catturare le gocce di pioggia che cadono.[13][14]

Queste tartarughe sono forti nuotatori, che usano le larghe zampe palmate posteriori per darsi la spinta in acqua. Come i loro parenti (Graptemys), hanno mascelle forti per schiacciare i gusci delle prede, come vongole e lumache. Ciò è particolarmente vero per le femmine, che hanno mascelle più grandi e muscolose rispetto ai maschi.[15]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Sono riconosciute sette sottospecie, compresa la sottospecie nominale.

  • M. t. centrata (Latreille, 1801) – tartaruga dal dorso di diamante della Carolina (Georgia, Florida, Carolina del nord, Carolina del sud)[2]
  • M. t. littoralis (Hay, 1904) – tartaruga dal dorso di diamante del Texas (Texas)[2]
  • M. t. macrospilota (Hay, 1904) – tartaruga dal dorso di diamante ornata (Florida) [2]
  • M. t. pileata (Wied, 1865) – tartaruga dal dorso di diamante del Mississippi (Alabama, Florida, Louisiana, Mississippi, Texas)[2]
  • M. t. rhizophorarum Fowler, 1906 – tartaruga dal dorso di diamante delle mangrovie (Florida)[2]
  • M. t. tequesta Schwartz, 1955 – tartaruga dal dorso di diamante della Florida orientale (Florida)[2]
  • M. t. terrapin (Schoepff, 1793) – tartaruga dal dorso di diamante settentrionale (Connecticut, Delaware, Maryland, Massachusetts, New Jersey, New York, Carolina del nord, Rhode Island, Virginia)[16]

La popolazione isolata delle Bermuda, che sembrerebbero essere arrivate alle Bermuda da sole piuttosto che introdotte dagli esseri umani, non è stata ancora ufficialmente assegnata a una sottospecie, ma, sulla base di mtDNA, sembra sia strettamente legata alla popolazione dalla Carolina.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Le tartarughe dal dorso di diamante vivono in una striscia molto ristretta di habitat costieri sulle coste atlantiche e del golfo degli Stati Uniti, dall'estremo nord fino a Capo Cod, Massachusetts, fino alla punta meridionale della Florida e intorno alla costa del Golfo fino al Texas. Nella maggior parte del loro areale, queste tartarughe vivono nelle paludi di Spartina che vengono regolarmente allagate dall'alta marea, mentre in Florida vivono anche nelle paludi di mangrovie.[17] Questa tartaruga può sopravvivere sia nell'acqua dolce che nell'acqua oceanica, ma gli adulti preferiscono le salinità intermedie. Nonostante la sua preferenza per l'acqua salata, non è una vera tartaruga marina e non è completamente acquatica. Il loro particolare habitat fa sì che non subiscano la concorrenza da parte di altre tartarughe, anche se le tartarughe azzannatrici fanno occasionalmente uso delle paludi salate.[18] Non è chiaro il motivo per cui le dorso di diamante non abitino i corsi dei fiumi all'interno del loro areale, soprattutto perché in cattività tollerano facilmente l'acqua dolce. È possibile che siano limitati dalla distribuzione delle loro prede.[19] Le tartarughe dal dorso di diamante vivono abbastanza vicino alla costa, a differenza delle tartarughe marine, che vivono in mare aperto; tuttavia, è stato determinato che una popolazione di tartarughe delle Bermuda si è auto-stabilita su queste isole piuttosto che essere introdotta dagli umani, il che significa che almeno una piccola popolazione abbia attraversato il mare per raggiungere queste isole.[3] Queste tartarughe tendono a vivere nelle stesse aree per la maggior parte o per tutta la loro vita e non effettuano migrazioni a lunga distanza.[20][21][22]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Roosenburg, W.M., Malaclemys terrapin, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d e f g h Anders G.J. Rhodin, Peter Paul van Dijk, John B. Inverson e H. Bradley Shaffer, Turtles of the world, 2010 update: Annotated checklist of taxonomy, synonymy, distribution and conservation status (PDF), in Chelonian Research Monographs, vol. 5, 14 Dicembre 2010, pp. 000.101.
  3. ^ a b c J.F. Parham, Monika. E. Outerbridge, B.L. Stuart, D.B. Wingate, H. Erlenkeuser e T.J. Papenfuss, Introduced delicacy or native species? A natural origin of Bermudian terrapins supported by fossil and genetic data, in Biol. Lett., vol. 4, n. 2, 2008, pp. 216–219, DOI:10.1098/rsbl.2007.0599, PMC 2429930, PMID 18270164.
  4. ^ Richard A. Seigel, Nesting Habits of Diamondback Terrapin (Malaclemys terrapin) on the Atlantic Coast of Florida, in Transactions of the Kansas Academy of Science, vol. 83, n. 4, 1980, pp. 239–246, DOI:10.2307/3628414.
  5. ^ a b "Terrapin" at m-w.com, su i.word.com. URL consultato il 24 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2020).
  6. ^ State of Connecticut Department of Environmental Protection, Northern Diamondback Terrapin Malaclemys t. terrapin (PDF), su ct.gov. URL consultato il 25 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2012).
  7. ^ Davenport, John (1992)."The Biology of the Diamondback Terrapin Malaclemys Terrapin (Latreille)" Archiviato il 17 ottobre 2009 in Internet Archive., Tetsudo, 3(4)
  8. ^ http://www.dep.state.fl.us/coastal/sites/stmartins/pub/SMM_Terrapin_Report.pdf
  9. ^ Barbara Brennessel, Diamonds in the marsh: a natural history of the diamondback terrapin - Barbara Brennessel - Google Boeken, 2006, ISBN 9781584655367. URL consultato il 22 Aprile 2013.
  10. ^ P.J. Bentley, W.L. Bretz e K. Schmidt-Nielsen, Osmoregulation in the diamondback terrapin, Malaclemys terrapin cetrata, in Journal of Experimental Biology, vol. 46, n. 1, 1967, pp. 161–167, PMID 6032170.
  11. ^ F.B.M. Cowan, The ultrastructure of the lachrymal "salt" gland and the Harderian gland in the euryhaline Malaclemys and some closely related stenohaline emydids, in Canadian Journal of Zoology, vol. 49, n. 5, 1971, pp. 691–697, DOI:10.1139/z71-108, PMID 5557904.
  12. ^ F. B. M. Cowan, Effects of salt loading in salt gland function in the euryhaline turtle, Malaclemys terrapin, in Journal of Comparative Physiology, vol. 145, 1981, pp. 101–108, DOI:10.1007/bf00782600.
  13. ^ a b J. Davenport e E. A. Macedo, Behavioral osmotic control in the euryhaline diamondback terrapin Malaclemys terrapin: responses to low salinity and rainfall, in Journal of Zoology, vol. 220, n. 3, 1990, pp. 487–496, DOI:10.1111/j.1469-7998.1990.tb04320.x.
  14. ^ V.L. Bels, J. Davenport e S. Renous, Drinking and water expulsion in the diamondback terrapin Malaclemys terrapin, in Journal of Zoology (London), vol. 236, 1995, pp. 483–497, DOI:10.1111/j.1469-7998.1995.tb02726.x.
  15. ^ A. D. Tucker, N. N. Fitzsimmons e J. W. Gibbons, Resource partitioning by the estuarine turtle Malaclemys terrapin: trophic, spatial and temporal foraging constraints, in Herpetologica, vol. 51, 1995, pp. 167–181.
  16. ^ Butler, J.A., Seigel, R.A. e Mealey, B.K., Malaclemys terrapin - Diamondback Terrapin (PDF), su dtwg.org, 2006. URL consultato il 24 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2021).
  17. ^ K. M. Hart e C. C. McIvor, Demography and Ecology of Mangrove Diamondback Terrapins in a Wilderness Area of Everglades National Park, Florida, USA, in Copeia, vol. 2008, 2008, pp. 200–208, DOI:10.1643/ce-06-161.
  18. ^ J. J. Kinneary, Salinity relations of Chelydra serpentina in a Long Island estuary, in Journal of Herpetology, vol. 27, n. 4, 1993, pp. 441–446, DOI:10.2307/1564834, JSTOR 1564834.
  19. ^ Coker, R. E. 1906. The natural history and cultivation of the diamond-back terrapin with notes of other forms of turtles. North Carolina Geological Survey Bulletin. 14:1-67
  20. ^ J. W. Gibbons, J. E. Lovich, A. D. Tucker, N. N. Fitzsimmons e J. L. Greene, Demographic and ecological factors affecting conservation and management of diamondback terrapins (Malaclemys terrapin) in South Carolina, in Chelonian Conservation and Biology, vol. 4, 2001, pp. 66–74.
  21. ^ A. D. Tucker, J. W. Gibbons e J. L. Greene, Estimates of adult survival and migration for diamondback terrapins: conservation insight from local extirpation within a metapopulation, in Canadian Journal of Zoology, vol. 79, n. 12, 2001, pp. 2199–2209, DOI:10.1139/z01-185.
  22. ^ J. S. Hauswaldt e T. C. Glen, Population genetics of the diamondback terrapin (Malaclemys terrapin), in Molecular Ecology, vol. 14, n. 3, 2005, pp. 723–732, DOI:10.1111/j.1365-294x.2005.02451.x, PMID 15723664.

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