Luisa Gallotti Balboni

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Luisa Gallotti Balboni

Senatrice della Repubblica Italiana
Durata mandato12 giugno 1958 –
15 maggio 1963
LegislaturaIII
Gruppo
parlamentare
Comunista
CircoscrizioneEmilia Romagna
CollegioPortomaggiore
Incarichi parlamentari
  • Segretario della Presidenza del Senato
  • 5ª Commissione permanente (Finanze e tesoro)
  • Commissione speciale per l'esame del disegno di legge concernente provvedimenti straordinari per la città di Cavarzere (n. 286)
Sito istituzionale

Sindaca di Ferrara
Durata mandato5 novembre 1951 –
1958
PredecessoreWerther Curti
SuccessoreSpero Ghedini

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Professionepolitica

Luisa Gallotti Balboni (Parma, 28 aprile 1913Rapallo, 31 dicembre 1979) è stata una politica italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata in una famiglia della piccola borghesia, dopo essersi laureata all'Università Ca' Foscari Venezia in lingue e letterature moderne, iniziò ad insegnare lingua inglese nei licei. Nel capoluogo veneziano conobbe il futuro marito, Piero Balboni che sposò nel 1941. Trasferitisi a Ferrara, entrambi convinti antifascisti, si avvicinarono durante quel periodo alla Resistenza e ai movimenti locali della sinistra e del Partito Comunista Italiano.

Grazie al suo forte impegno politico fu eletta nel 1946 consigliere al Comune di Ferrara e si dedicò attivamente ad attività sociali e a sostegno delle donne in seno all'Unione Donne Italiane (UDI).

Nominata sindaca di Ferrara il 25 marzo 1950, entrò in carica il 5 novembre dell'anno successivo dopo accese polemiche: fu la prima donna ad amministrare una città capoluogo di provincia. Successivamente riconfermata, rimase in carica fino al 1958 quando, il 25 maggio, fu eletta senatrice della III legislatura della Repubblica Italiana nelle file del Partito Comunista Italiano.

A causa delle precarie condizioni di salute del marito, rifiuterà di candidarsi nuovamente alle successive elezioni, senza abbandonare l'attività politica, seppure rimanendo in una posizione più defilata. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1963, nell'anno successivo si trasferì a Milano per accudire la madre ammalata, spostandosi definitivamente nel 1972 a Rapallo, dove morì nel 1979.

Dal 28 maggio 2016 le sue spoglie riposano nel Cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.[1][2]

Attività politica[modifica | modifica wikitesto]

L'attività politica di Luisa Gallotti Balboni iniziò con l'impegno antifascista nel periodo della Resistenza, portato avanti con il supporto e la collaborazione del marito. La loro casa, infatti, era sede delle riunioni clandestine comuniste. Nel dopoguerra mise a frutto le esperienze maturate nell'attuazione di iniziative di impegno sociale rivolte alle categorie più bisognose.

Grazie alla notorietà acquisita durante la militanza politica svolta nella provincia ferrarese, la Balboni venne eletta consigliere comunale nel 1946. Nel 1948 assunse l'incarico di Assessore alla Pubblica Istruzione e Arte.

Il 25 marzo del 1950 avvenne la sua nomina a sindaco di Ferrara, ad opera del Consiglio Comunale, per l'epoca eccezionale attestato di stima nei confronti di un politico donna. La sua nomina venne avversata dalla stampa anticomunista facente capo al quotidiano il Secolo d'Italia.[3] Il Prefetto, forte di una presunta irregolarità procedurale, non riconobbe la legittimità della nomina, la cui effettiva validità fu tuttavia confermata dal pronunciamento del Consiglio di Stato il 5 novembre 1951. Nonostante l'avversa ed incessante campagna denigratoria ad opera di alcuni quotidiani quali l'Avvenire d'Italia e il Giornale dell'Emilia, che ipotizzarono dietro l'attività amministrativa della donna la regia di Giovanni Buzzoni, ex Sindaco ferrarese dimissionario a seguito di uno scandalo per essersi fregiato del titolo di Dottore senza averne diritto,[3] a seguito delle elezioni del 25 maggio 1952 la Balboni venne riconfermata alla guida della città di Ferrara. Ulteriore riconferma avvenne alle elezioni del 28 maggio 1956. Durante l'amministrazione della città ferrarese prodigò i suoi sforzi in direzione dell'edilizia scolastica che versava in pessime condizioni dopo la seconda guerra mondiale e della refezione scolastica. Concentrò la sua attività amministrativa anche sull'assistenza alle famiglie disagiate, sulla tutela della salute dei minori (con la creazione di ambulatori specifici per tale scopo) e sul rilancio della cultura nel territorio da lei amministrato. Nel 1951 si prodigò con la cittadinanza nel fornire aiuti alle popolazioni del Polesine colpite dall'inondazione del fiume Po.

Alle elezioni politiche del 1958 fu candidata al Senato nel collegio di Portomaggiore per il Partito Comunista Italiano e ottenne il seggio con più di 50.000 voti di preferenza.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Le sono stati dedicati:

  • il polo scolastico di via del Salice, a Ferrara.[4][5][6]
  • una via a Ferrara[7]
  • idealmente, il bassorilievo presente al Parco Massari, Alle donne “Resistenti” dei Gruppi di Difesa della Donna a Ferrara, realizzato nell'a.a. 2012/2013 dagli allievi dell'indirizzo Figurativo del civico liceo artistico Dosso Dossi.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mattia Vallieri, Una giornata in nome di Luisa Gallotti Balboni, su estense.com, estense.com, 29 maggio 2016. URL consultato il 29 maggio 2016.
  2. ^ La Nuova Ferrara, Tornerà a Ferrara la salma di Luisa Balboni, su lanuovaferrara.it, lanuovaferrara.it. URL consultato il 30 luglio 2023.
  3. ^ a b Bruna Bignozzi, Luisa Gallotti Balboni la «sindachessa» tra stima e sarcasmo, La Nuova Ferrara, 21-1-2004, pag.25 Leggi l'articolo Archiviato il 10 marzo 2016 in Internet Archive.
  4. ^ Il polo scolastico di via del Salice è stato intitolato questa mattina al primo sindaco donna italiano, Luisa Balboni Gallotti, primo cittadino di Ferrara, su telestense.it, Telestense, 28 maggio 2016. URL consultato il 29 maggio 2016.
  5. ^ La città rende omaggio alla figura di Luisa Gallotti in Balboni, prima Sindaca di Ferrara, su cronacacomune.it, Comune di Ferrara, 25 maggio 2016. URL consultato il 18 marzo 2024.
  6. ^ Intitolazioni di nuovi spazi, su cronacacomune.it, Comune di Ferrara, 11 maggio 2016. URL consultato il 18 marzo 2024.
  7. ^ ELENCO INVENTARIO STRADE COMUNALI AL 31/12/2019 (PDF), su old.comune.fe.it, p. 69. URL consultato il 18 marzo 2024.
  8. ^ Arianna Fornasari, Sculture contemporanee: un tour di (ri)scoperte, in Bollettino n. 34, Ferrara, Ferrariae Decus, dicembre 2019, pp. 71-82, ISBN 9-788898-997619.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Delfina Tromboni, Liviana Zagagnoni, Una donna ritrovata: sulle tracce di una sindachessa, Ferrara, Spazio libri, 1992, ISBN 9788885240230, OCLC 848991967.
  • Oscar Gaspari, Storie Di Sindaci Per la Storia D'italia, 2009, Donzelli Editore, Roma, ISBN 978-88-6036-425-8.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Sindaco di Ferrara Successore
Werther Curti 1951 - 1958 Spero Ghedini