Luigi Rendina

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Luigi Rendina
NascitaL'Aquila, 1916
MorteVendreshë, 13 febbraio 1941
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàAlpini
Reparto7º Reggimento alpini
Anni di servizio1914-1915
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941) [1]
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Luigi Rendina (L'Aquila, 1916Vendreshë, 13 febbraio 1941) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a L'Aquila nel 1916, figlio di Federico.[2] Diplomatosi ragioniere e già iscritto alla facoltà di scienze economiche presso l'Università di Roma, preferì dedicarsi alla carriera militare e nell'ottobre 1937 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì nel 1939 con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo nell'arma di fanteria.[3] Frequentata la Scuola di applicazione d'arma a Parma fu assegnato alla specialità alpini, e nel luglio 1940 entrò in servizio presso il battaglione alpini "Feltre" del 7º Reggimento alpini della 5ª Divisione alpina "Pusteria".[4] Dopo aver prestato servizio per breve tempo nei territori francesi occupati, nel novembre dello stesso anno fu trasferito presso la base di Brindisi dove rimase fino al 13 gennaio 1941 allorché si imbarcò per l'Albania con il battaglione in qualità di comandante di un plotone di arditi della 65ª Compagnia.[4] cadde in combattimento il 13 febbraio, quando accerchiato dal nemico che gli intimò di arrendersi afferrata la sua pistola la puntò contro gli avversari in un ultimo tentativo di rispondere al fuoco. Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3] Alla sua memoria è intitolato l'Istituto tecnico commerciale de L’Aquila.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un caposaldo avanzato, dopo strenua resistenza contro ripetuti attacchi nemici, con un presidio ridotto ad un pugno di uomini, e con le armi inefficienti, veniva circondato da forze soverchianti. Invitato ad arrendersi, rispondeva che « gli alpini del Feltre alla resa preferivano la morte ». Uscito quindi all’aperto, si slanciava scaricando la pistola sul nemico, sbalordito da così alto eroismo. Mortalmente ferito, rifiutava l’aiuto dei pochi alpini superstiti e li incitava alla resistenza. Fulgido esempio di amor patrio e di coraggio, si univa da prode, nel sacrificio supremo, al padre caduto nella guerra 1915 -1918. Vendrescia (Fronte greco), 13 febbraio 1941.[5]»
— Decreto Luogotenenziale 15 marzo 1945.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.571.
  2. ^ Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2011, p.273.
  4. ^ a b c Bianchi, Cattaneo 2011, p.274.
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  6. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 5 aprile 1945, guerra registro 3, foglio 255.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 147.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]