Il mare non bagna Napoli

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«Figlia mia, il mondo è meglio non vederlo che vederlo»

Il mare non bagna Napoli
AutoreAnna Maria Ortese
1ª ed. originale1953
Genereraccolta di racconti e reportage
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneNapoli

Il mare non bagna Napoli è una raccolta di racconti e reportage giornalistici di Anna Maria Ortese pubblicata nel 1953. La raccolta ottenne nel 1953 il Premio Speciale Viareggio per la narrativa.[1] Due racconti, pubblicati in precedenza nel settimanale Il Mondo, avevano valso all'Ortese nel 1952 il Premio Saint-Vincent per il giornalismo[2].

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Il volume, pubblicato nella collana einaudiana I gettoni, era costituita da cinque racconti:

  1. Un paio di occhiali
  2. Interno Familiare
  3. Oro a Forcella
  4. La città involontaria
  5. Il silenzio della ragione

I primi due ("Un paio di occhiali" e "Interno familiare") erano classici racconti letterari, i rimanenti tre apparivano come reportage giornalistici. "Oro a Forcella" e "La città involontaria" descrivevano aspetti di povertà materiale, e talora morale, di Napoli nell'immediato dopoguerra, il primo incentrato sul Monte dei Pegni del Banco di Napoli in via San Biagio dei Librai, il secondo fra i senzatetto nel III e IV Granili. L'ultimo racconto, "Il silenzio della ragione", a sua volta ripartito in tre capitoli («Storia del funzionario Luigi»; «Chiaia morta e inquieta»; «Il ragazzo di Monte di Dio») era un finto reportage sugli intellettuali progressisti che avevano fatto parte, come peraltro la stessa Ortese, della rivista Sud ((1945-47): Luigi Compagnone, Domenico Rea, Pasquale Prunas, Gianni Scognamiglio, Raffaele La Capria, Luigi Incoronato e altri fra cui Vasco Pratolini, quest'ultimo non napoletano ma a quel tempo residente a Napoli. La maggior parte degli intellettuali erano tutti indicati con il proprio nome e cognome, tranne Scognamiglio indicato col cognome materno "Gaedkens".

Nell'edizione del 1979 a cura di Anna Nozzoli per La Nuova Italia, oltre a lievi modifiche nei testi, Anna Maria Ortese aggiunse una "Presentazione". Tale presentazione fu tolta dall'edizione Adelphi del 1994, contenente tuttavia due testi inediti della Ortese: una prefazione, intitolata "Il 'Mare' come spaesamento", e una postfazione intitolata "Le giacchette grigie di Monte di Dio".

Genesi dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

Dei cinque racconti di Il mare non bagna Napoli, tre erano già stati pubblicati in precedenza[3]:

  • "Un paio di occhiali", pubblicata col titolo "Ottomila lire per gli occhi di Eugenia" su Omnibus in due puntate: la prima parte su Omnibus del 19 maggio 1949, pp. 18-19, e la seconda parte su Omnibus del 19 maggio 1949, p. 18;
  • "Oro a Forcella", pubblicata col titolo "La plebe regina" su Il Mondo del 6 ottobre 1951, p. 5;
  • "La città involontaria", pubblicata su Il Mondo in due puntate: la prima parte sul Mondo del 12 gennaio 1952 col titolo "La città involontaria" e la seconda parte sul numero del 12 gennaio 1952 col titolo "L'orrore di vivere".

Il titolo della raccolta, la cui struttura fu progettata da Elio Vittorini, è quello di un articolo dell'Ortese apparso sull'Illustrazione italiana del 26 settembre 1948 in cui si presentava uno scritto apparso in due puntate su Sud nel 1946 e 1947 col titolo "Dolente splendore del vicolo"[4]. A sua volta, il titolo era stato probabilmente ispirato da una poesia di Gianni Scognamiglio, intitolata "Due poesie per la città" e pubblicata su Sud del 20 giugno 1946[5].

Polemiche[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo racconto, Il silenzio della ragione, offese alcuni noti intellettuali progressisti napoletani citati con le proprie generalità e rappresentati in una fase di riflusso, talora fra invidie e sospetti reciproci. Scriverà ancora nel 1998 Raffaele La Capria:

«Milan Kundera dice che perfino il romanzo a chiave, quello in cui sotto il nome di un personaggio si riconosce una persona vera ed identificabile, «è una cosa esteticamente equivoca e moralmente scorretta». E aggiunge che «prima di pubblicare un libro (l'autore) dovrebbe preoccuparsi di nascondere accuratamente le chiavi che potrebbero rendere riconoscibili (i personaggi), anzitutto per un minimo di riguardo dovuto a chi avrà la sorpresa di scoprire nel romanzo qualche frammento della propria vita». Però ne Il mare non bagna Napoli la Ortese è andata ben oltre il limite del romanzo a chiave, e ha avuto ben meno di un minimo di riguardo verso le persone, perché non di qualche frammento delle loro vite si è impadronita ma, come ho detto, di tutto, e tutto ha spiattellato sotto gli occhi di tutti, perfino il numero dei capelli sul cranio della moglie di uno di loro!»

Nella prefazione all'edizione de Il mare non bagna Napoli del 1994 Anna Maria Ortese, dopo aver affermato di esser rimasta addolorata per le reazioni degli intellettuali napoletani tanto da non ritornare più a Napoli, riconobbe che la scrittura aveva un che di esaltato che derivava da una sua nevrosi originata dal suo odio per la realtà[6].

Sempre nel 1994, intervistata da Nello Ajello, Anna Maria Ortese dichiarò:

«Gli amici che si dispiacquero avevano ragione [...] Era stato Elio Vittorini a indurmi a citarli con nome e cognome nel capitolo più lungo del libro, dedicato agli intellettuali e intitolato "Il silenzio della ragione". La richiesta era ragionevole: senza nomi, quel mio ricordo perdeva senso. Ma a quelle pagine ripenso con un senso di colpa.»

Opere derivate[modifica | modifica wikitesto]

  • Dal primo racconto della raccolta Il mare non bagna Napoli, dal titolo Un paio di occhiali, è stato tratto nel 2001 un film cortometraggio per la regia di Carlo Damasco presentato alla Biennale di Venezia dello stesso anno.
  • Il mare non bagna Napoli è il nome di un progetto prodotto dal Teatro Stabile di Napoli, a cura di Luca De Fusco, e avviato nel 2013 al Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli. Si tratta di un ciclo in cinque capitoli scenici affidati ad altrettanti registi, tratti dai cinque racconti della raccolta: «Un paio di occhiali» con la regia di Luca De Fusco; «Interno Familiare» con la regia di Paolo Coletta; «Oro a Forcella» con la regia di Alessandra Cutolo; «La città involontaria» con la regia di Antonella Monetti e «Il silenzio della ragione» con la regia di Linda Dalisi[7].
  • «Un paio di occhiali» e «Interno Familiare» sono stati rappresentati anche al Shaw Theatre di Londra.[8]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Coll. I gettoni n. 18, Torino: G. Einaudi, 1953, 195 p.
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Coll. Economica Vallecchi n. 14, Firenze: Vallecchi, 1967, 161 p.
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, introduzione di Giulio Cattaneo, Coll. BUR Supersaggi n. 81, Milano: Rizzoli, 1975, VIII, 160p
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, a cura di Anna Nozzoli, Coll. Primo scaffale n. 58, Firenze: La nuova Italia, 1979, XVI, 138 p.
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Coll. Fabula n. 77, Milano: Adelphi, 1994, 176 p., ISBN 88-459-1054-7
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, a cura di Francesca Pilato, Coll. Iride n. 2, Milano: Adelphi; Scandicci: La nuova Italia, 1999, X, 202 p., ISBN 88-221-3107-X ; 21 cm.
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, VII ed., Coll. Gli Adelphi n. 329, Milano: Adelphi, 2014, 176 p., ISBN 978-88-459-2285-5
  • Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Coll. 900 italiano, Milano : Mondadori, 2015, 211 p.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
  2. ^ Monica Farnetti, «ORTESE, Anna Maria». In: Dizionario biografico degli italiani, Volume 79, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013
  3. ^ Vedi elenco degli articoli di Anna Maria Ortese in: Luca Clerici, Apparizione e visione: vita e opere di Anna Maria Ortese, Milano: A. Mondadori, 2002, pp. 659—703, ISBN 88-04-48937-5
  4. ^ Ornella Gonzales y Reyero, «“All’ombra incantata della Nunziatella”: i ‘documenti’ di Anna Maria Ortese per Sud». In: Pasquale Sabbatino (a cura di), Giornalismo letterario a Napoli tra Ottocento e Novecento. Studi offerti ad Antonio Palermo, Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2006, pp. 513-531, ISBN 884951073X
  5. ^ Renato De Fusco, «Quel cenacolo di "stregoni" alla scoperta del Mezzogiorno», La Repubblica del 5 gennaio 2016
  6. ^ Anna Maria Ortese, "Il 'Mare' come spaesamento". In: Il mare non bagna Napoli, Milano: Adelphi, 1994, ISBN 88-459-1054-7 (Google libri)
  7. ^ Ridotto Mercadante, Il mare non bagna Napoli, cinque racconti per cinque registi Archiviato il 5 maggio 2016 in Internet Archive.
  8. ^ Il mare non bagna Napoli al Shaw Theatre Archiviato il 25 aprile 2016 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Traina, «Mare non bagna Napoli (Il)». In: Dizionario Bompiani delle Opere e dei Personaggi, di tutti i tempi e di tutte le letterature, Milano: RCS Libri SpA, 2006, Vol. V, pp. 5277-78, ISSN 1825-7887 (WC · ACNP)

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