Giovanni Battista Santoni

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Giovanni Battista Santoni
vescovo della Chiesa cattolica
Il busto scolpito dal Bernini
 
Incarichi ricoperti
 
Nato1529 a Taranto
Nominato vescovo19 novembre 1568 da papa Pio V
Consacrato vescovo13 dicembre 1568 dall'arcivescovo Giulio Antonio Santori (poi cardinale)
Deceduto29 febbraio 1592 a Roma
 

Giovanni Battista Santoni, anche Santonio, Santorio o Santoro, (Taranto, 1529Roma, 29 febbraio 1592) è stato un vescovo cattolico e diplomatico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 novembre 1568 fu nominato vescovo di Alife, da papa Pio V. Fu consacrato il 13 dicembre 1568 dall'allora arcivescovo di Santa Severina Giulio Antonio Santori, coadiuvato dai vescovi Felice Peretti Montalto e Umberto Locati, O.P. Il 8 gennaio 1586 papa Sisto V lo trasferì alla diocesi di Tricarico, carica che tenne sino alla morte.

Fu maestro del sacro palazzo apostolico di papa Sisto V. Nel 1586 questi lo nominò primo nunzio permanente in Svizzera, con sede a Lucerna, la quale è ricordata assieme a quella di Colonia come le "nunziature della riforma".[1]

La presenza di Santonio alla firma della Lega d'Oro[2] suscitò scalpore a livello internazionale, soprattutto tra i protestanti. Con il sostegno dei cantoni cattolici emanò severe disposizioni per migliorare la disciplina del clero secolare e regolare; su desiderio dei cantoni della Svizzera centrale esercitò anche funzioni episcopali. Questi avevano chiesto invano al vescovo di Costanza, cardinale Mark Sittich von Hohenems di insediare un vicario episcopale, ma il cardinale non si occupava molto delle faccende diocesane essendo preso da altri incarichi.[1]

Contro il parere della Curia romana approvò il trattato di Baden stipulato tra la città e la diocesi di Basilea nel 1585. Lucerna respinse i tentativi del nunzio di limitare l'influenza laica, radicata negli usi di quel cantone, e ottenne la rimozione del prelato che fu sostituito da Ottavio Paravicini.

Rientrato a Roma divenne maggiordomo del pontefice.

Morì il 29 febbraio 1592. Fu sepolto nella Basilica di Santa Prassede all'Esquilino. Il nipote commissionò, al giovane artista Gian Lorenzo Bernini, il monumento funebre tuttora conservato nella chiesa romana.

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Michael F. Feldkamp, La diplomazia pontificia : da Silvestro I a Giovanni Paolo II : un profilo, Jaca Book, 1998, pp. 51-52, ISBN 88-16-43706-5, OCLC 797318417. URL consultato il 26 aprile 2021.
  2. ^ Lega d'Oro, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario Storico della Svizzera. URL consultato il 26 aprile 2021.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Alife Successore
Angelo Rossi 19 novembre 1568 - 8 gennaio 1586 Enrico Cini, O.F.M.Conv.
Predecessore Vescovo di Tricarico Successore
Nunzio Antonio de Capriolis 8 gennaio 1586 - 18 febbraio 1592 Ottavio Mirto Frangipani
Predecessore Nunzio apostolico in Svizzera Successore
Giovanni Francesco Bonomi 17 agosto 1586 - 15 agosto 1587 Ottavio Paravicini
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