Gilberto Errera

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Gilberto Errera
NascitaTorino, 28 giugno 1894
MorteVenezia, 16 settembre 1966
Luogo di sepolturaCimitero cattolico di Vittorio Veneto
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Corpo Aeronautico
GradoCapitano
ComandantiGabriele D'Annunzio
GuerrePrima guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da ”Perché mai più debba succedere”. La storia del capitano degli alpini Gilberto Errera[1]
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Gilberto Errera (Torino, 28 giugno 1894Venezia, 16 settembre 1966) è stato un militare, aviatore e ingegnere italiano, insignito di quattro Medaglie d'argento al valor militare nel corso della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Torino il 28 giugno 1894[1] all'interno di una prestigiosa famiglia di origine ebraica.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, fu assegnato al Corpo degli alpini, prestando servizio nel 4º Reggimento alpini.[3] Combatté a Santa Maria di Tolmino, venendo poi inviato ad Ivrea per istruire le reclute del Battaglione alpini fiamme verdi "Levanna".[3] Appassionatosi all'aviazione, chiese ed ottenne, di transitare in servizio nel Corpo Aeronautico. Dopo aver conseguito il brevetto di pilota[3] venne assegnato dapprima alla 1ª Squadriglia del IV Gruppo aeroplani e poi alla 1ª Squadriglia navale S.A., e si distinse nel corso del conflitto venendo decorato con quattro Medaglie d'argento al valor militare, di cui due concesse “sul campo”.[3] Ritornato alla vita civile, nel 1921 conseguì la laurea presso la Scuola di applicazione d'ingegneria di Roma. Si sposò con la signorina Drevy Ravà, figlia dell'ingegnere veneziano Giuseppe Ravà, da cui ebbe due figli, Guido e Lea. La famiglia andò ad abitare dapprima in Corte del Duca a Campo Santo Stefano, poi si trasferì a San Silvestro, presso l'abitazione dei suoceri, il Palazzo Ravà.[2] In qualità di ufficiale e aviatore, mantenne sempre stretti rapporti epistolari con Gabriele D'Annunzio fino alla morte di quest'ultimo.[2]

Iscrittosi all’ordine degli architetti di Venezia nel 1928, lavorò in questa professione per circa dieci anni, e tra i tanti lavori, nel 1936 aveva realizzato il progetto del cinema San Marco in collaborazione con Brenno Del Giudice (1936-39) ed il pittore Guido Cadorin (per i mosaici).[3] All'approvazione delle Leggi razziali del 1938 fu escluso dall’albo, costretto a lasciare la presidenza della locale sezione dell'Istituto del Nastro Azzurro,[N 1] la carica di consigliere della locale sezione dell'Associazione Nazionale Alpini,[N 2] ed allontanato anche dall'Ateneo Veneto dove fu riammesso solo dopo il 1945.[2]

Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 iniziarono le deportazioni degli ebrei da parte del tedeschi, ed egli fu costretto a scappare insieme al figlio Guido, nascondendosi a Possagno, un paese della Provincia di Vicenza.[2] La moglie e la figlia trovarono invece sicuro rifugio in un convento di suore.[3] Si spense a Venezia il 16 settembre 1966,[N 3] ma la salma venne tumulata in un piccolo cimitero cattolico a Vittorio Veneto dove la sua famiglia possedeva delle proprietà.[2]

La sua passione per la pittura[modifica | modifica wikitesto]

La sua grande passione per l’arte antica e contemporanea, lo portò ed affettuare molti viaggi in Italia per studiare pittura, scultura e architettura.[2] Pittore egli stesso frequentò il più noto Felice Carena, anche egli di origini piemontesi, oltre a Guido Cadorin ed a altri artisti dell'ambiente veneziano.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota valoroso e animato da grande entusiasmo e spirito e spirito di sacrificio, eseguì numerosi e precisi bombardamenti, sia di giorno che di notte, riportando spesso il velivolo danneggiato dalle offese nemiche. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche, l'intenso fuoco delle artiglierie e gli attacchi degli avversari, riuscì sempre con ferma volontà ad assolvere il mandato affidatogli. Durante l'avanzata delle fanterie, scese ripetutamente a bassa quota, permettendo ai mitraglieri di colpire efficacemente le truppe nemiche. Cielo del Trentino e del Carso, aprile-21 agosto 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Abile pilota, accettò con entusiasmo ed eseguì con tenacia senza pari ogni impresa, trionfando con sereno ardimento in ogni difficoltà. Sette volte bombardò la munita piazza forte di Pola in condizioni atmosferiche spesso avverse. Disceso a bassa quota, mitragliò truppe nemiche sulla riva sinistra del Piave, malgrado il suo velivolo fosse stato crivellato da numerosi proiettili ed il mitragliere ferito. Cielo di Pola, 22 agosto 1917-Cielo di Zenson, 15 novembre 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota di grande ardire, di provata perizia e di vivace spirito combattivo, in numerosi combattimenti rinsaldò e accrebbe l'ammirazione di tutti per le brillanti virtù tecniche, l'inflessibile audacia e la calma dimostrata di fronte ai più ardui cimenti. Durante l'offensiva nemica del giugno 1918 fu primo ed insuperabile nella preparazione e nella azione, dando prova di instancabile operosità e riuscendo di nobile esempio ai prodi. Cielo di Bolzano e del Piave, 26 febbraio-giugno 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Prode tra i prodi aviatori delle squadriglie da bombardamento, sfidando volontariamente l'ignoto di una pericolosa navigazione e le difese antiaeree nemiche, partecipava al primo audace ed importante bombardamento aereo su territorio nemico, in notte bramosa ed illune, conseguendo brillantemente gli obiettivi prefissi. Esempio mirabile di entusiasmo, di ardimento e di fermezza d'animo. Cielo di Nabresina e Prosecco, notte sul 26 giugno 1917

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ In realtà si dimise verso la fine del 1937, prima dell'approvazione delle leggi razziali, sostituito dal generale Macaluso.
  2. ^ Questo fatto suscitò l'indignata reazione dell'avvocato, maggiore, Ippolito Radaelli, allora presidente della sezione, messa per iscritto.
  3. ^ In quello stesso anno si spense anche il suo fraterno amico Felice Carena.
Fonti
  1. ^ a b Vio 2014, p. 14.
  2. ^ a b c d e f g h SIUSA.
  3. ^ a b c d e f Vio 2014, p. 15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Gentili e Paolo Varriale, I reparti dell'Aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • Domenico Ludovico, Gli aviatori italiani del bombardamento nella guerra 1915-1918, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1980.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Ferruccio Servi, Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918, Torino, Felice Tedeschi Editore, 1921.
Periodici
  • Sandro Vio, ”Perché mai più debba succedere”. La storia del capitano degli alpini Gilberto Errera, n. 42, Venezia, Gruppo Alpini di Venezia, giugno 2014.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN1697150748995816420009 · GND (DE1140853740