Florasio di Vicenza

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Florasio (Vicenza, ... – 1282) è stato inquisitore, membro della Curia romana, visitatore apostolico e infine vescovo di Sutri negli ultimi tre anni della sua vita.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non si conosce nulla del primo periodo della vita di Florasio, appartenente all'ordine francescano, presumibilmente nato a Vicenza. Le prime notizie su Florasius de Vicentia risalgono agli anni 1262 e 1263, quando è attestato come inquisitore francescano operante soprattutto in Veneto.[1] A Verona si vide strappare forzatamente dalle sue mani una donna catara, che aveva catturato per essere condotta in prigione.[2] Il suo atteggiamento intransigente lo spinse ad un passo dal lanciare l'interdetto contro Venezia e il suo doge perché si erano rifiutati di inserire negli statuti cittadini le leggi antieretiche dell'epoca.[1]

Fu probabilmente a causa di quest'insuccesso, che dovette abbandonare il Veneto e trasferirsi nella Curia romana dove ricoprì vari incarichi.[1] Le prime attestazioni di questo suo nuovo ruolo "romano" sono datate 1263 e lo vedono protagonista delle lotte nella diocesi di Rieti tra i sostenitori del partito ghibellino di Manfredi di Sicilia e i guelfi. Su mandato pontificio, nei primi mesi dell'anno aveva scomunicato diversi reatini, perché avevano eletto podestà Offreduccio della Miranda; fu insultato e un suo cursore venne percosso.[3] L'11 aprile 1263 papa Urbano IV concesse al vescovo Tommaso di Rieti di assolvere questi reatini dalla scomunica in cui erano intercorsi, e comminata da fratrem Florasium de Vicentia Ordinis Minorum.[4]

Il 16 settembre 1263, fu destinatario di un breve di Urbano IV, intestato al Dilecto filio Fratri Florasio Ordinis Minorum Cappellano nostro,[5] a cui il papa dette l'ordine di scomunicare Crasso, capitano del popolo di Rieti, ghibellino e sostenitore di Manfredi.[6]

Ancora nel 1263, Fratre Florasio de Vicentia cappellano nostro, fu nominato da Urbano IV visitatore apostolico e inquisitore nel monastero di Subiaco, per indagare sull'operato dell'abate Enrico, accusato di vari soprusi.[7] Di questi fatti riferisce il pontefice nella lettera scritta il 5 novembre a Gottifredo di Raynaldo, cardinale di San Giorgio in Velabro.[8]

Il 17 luglio 1264, il dilectus filius Frater Florasius Ordinis Minorum Cappellanus noster fu nominato da Urbano IV amministratore dell'abbazia di San Paolo fuori le mura, dopo la deposizione dell'abate Federico.[9] Florasio è ancora documentato in un atto notarile del 1º ottobre 1264 fatto da quest'abbazia a favore di Santa Balbina.[10]

Non si hanno più notizie di Florasio fino al 22 settembre 1279 quando papa Niccolò III, che nella lettera di nomina dice di conoscerlo familiaris experientia,[11] lo scelse come vescovo di Sutri, al posto di un altro francescano, Giovanni di Amelia, che era stato eletto dal capitolo dei canonici di Sutri.[12][13]

Poco si conosce dell'operato di Florasio come vescovo di Sutri. È noto in particolare per una controversia riguardante la chiesa di Santa Fortunata di Sutri, che, fin dal X secolo, dipendeva dall'abbazia dei Santi Andrea e Gregorio al Celio di Roma.[14] La questione fu risolta con un accordo stipulato l'8 novembre 1280.[15][16]

Non è nota la data esatta della morte di Florasio, che Ughelli indica nel 1282.[17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Mariano da Alatri, Inquisitori veneti del Duecento, in Id., Eretici e inquisitori in Italia. Studi e documenti, I, Il Duecento, Roma, 1986, p. 144.
  2. ^ Mariano da Alatri, Inquisitori veneti del Duecento, in Id., Eretici e inquisitori in Italia. Studi e documenti, I, Il Duecento, Roma, 1986, p. 132.
  3. ^ Mariano da Alatri, L'inquisizione francescana nell'Italia Centrale del Duecento, Istituto Storico dei Cappuccini, 1996, p. 60.
  4. ^ (LA) Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomus II, Romae, 1761, nº LVI, pp. 462-463.
  5. ^ (LA) Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomus II, Romae, 1761, nº XCIII, pp. 506-508.
  6. ^ Michele Michaeli, Memorie istoriche della città di Rieti e dei paesi circostanti dall'origine all'anno 1560, vol. III, Rieti, 1898, pp. 40 e seguenti.
  7. ^ (ITLA) Chronicon Sublacense (AA. 593-1369), a cura di Raffaello Morghen, Bologna, [1900], p. 40, nota 3.
  8. ^ (LA) Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomus II, Romae, 1761, nº CIV, pp. 524-525.
  9. ^ (LA) Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomus II, Romae, 1761, nº CLXI, pp. 570-571.
  10. ^ (LA) Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum, tomus III, Romae, 1765, pp. 144-149.
  11. ^ Oliger, I penitenzieri francescani a San Giovanni in Laterano, p. 521.
  12. ^ (LA) Konrad Eubel, Hierachia catholica, vol. I, p. 470 e nota.
  13. ^ (FRLA) Jules Gay, Les Registres de Nicolas III, 1277-1280, vol. I, Paris 1898, p. 244, nº 573.
  14. ^ Sutri nel medioevo. Storia, insediamento urbano e territorio (secoli X-XIV), a cura di Marco Vendittelli, Roma, 2008, pp. 46-51.
  15. ^ Alberto Gibelli, L'antico monastero de' santi Andrea e Gregorio al clivo di scauro sul Monte Celio. I suoi abati, i castelli e le chiese dipendenti dal medesimo, Faenza, 1892, p. 86.
  16. ^ (LA) Giovanni Benedetto Mittarelli, Anselmo Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, Appendix tomi V, Venetiis, 1760, coll. 255-257.
  17. ^ (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. I, seconda edizione, Venezia, 1717, col. 1275.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Sutri Successore
Ildiprandino 1279 - 1282 Aldebrando