Fedele Piras

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Fedele Piras
NascitaAssemini, 1 dicembre 1895
MorteAssemini, 9 gennaio 1971
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Carabinieri
Reparto225º Reggimento fanteria
Anni di servizio1916-1925
GradoVicebrigadiere
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieDecima battaglia dell'Isonzo
Battaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Fedele Piras (Assemini, 1º dicembre 1895Assemini, 9 gennaio 1971) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Assemini il 1 dicembre 1895, figlio di Francesco e Grece Chiani.[1] Cresciuto in una famiglia di agricoltori fu chiamato a prestare servizio militare nel Regio Esercito nel giugno 1916, in piena prima guerra mondiale, assegnato in servizio presso il 21º Reggimento fanteria.[1] Trasferito al 151º Reggimento fanteria della Brigata Sassari in zona di operazioni, il 30 novembre fu trasferito al 225º Reggimento fanteria della Brigata Arezzo.[3] Combatte dapprima sul Monte Zebio e poi nelle trincee di Monfalcone distinguendosi ripetutamente.[1] Durante l'offensiva della primavera, partita il 18 maggio 1917, si distinse durante la conquista di quota 77, e una volta oltrepassato il viadotto ferroviario entrò in Flondar.[1] Durante la fasi della battaglia di Caporetto il 29 ottobre partecipò al ripiegamento sulla linea del Tagliamento, e il 6 novembre si trovava con i reparti del suo reggimento schierato sulla destra del fiume Livenza, a cavallo della ferrovia Portogruaro-San Donà al fine di contrastare eventuali infiltrazioni di reparti austro-ungarici in fase di avanzamento.[1] In seguito all'aumentata pressione dei reparti nemici raggiunse la linea del Piave nel tratto da Paludello-Caposile, al termine orientale della laguna veneta.[1] Fu promosso caporale nel maggio 1918, e durante le fasi della battaglia del solstizio si distinse particolarmente nel respingere le truppe nemiche da alcune posizioni conquistate con il favore della nebbia.[3] Rimasto gravemente ferito a una mano[3] venne ricoverato presso la 79ª Sezione di Sanità, passando poi al convalescenziario di Villa Merlo a Pistoia.[1] Rientrò in linea nel mese di settembre, assegnato al 46º Reggimento fanteria prendendo parte alla vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto.[1] Posto in congedo nel dicembre 1919 fu arruolato, a domanda, nell'arma dei carabinieri,[3] assegnato alla Legione di Cagliari e poi al battaglione mobile di Roma.[1] Promosso vicebrigadiere nel luglio 1922 ritorna a Cagliari, e rimase gravemente ferito all'occhio sinistro per lo scoppio di un moschetto durante un'esercitazione nell'ottobre 1925, venendo posto in congedo definitivo.[1] Si spense ad Assemini il 9 gennaio 1971.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fulgido esempio, in ogni circostanza, di ardimento e di valore, nella rioccupazione di una importante posizione, di pieno giorno, per primo si slanciava attraverso ad uno stretto ponticello, sulla trincea nemica. Caduto il proprio ufficiale e tutti i compagni, da solo, e con impareggiabile tenacia, strenuamente difendeva la posizione raggiunta dai ritorni offensivi dell'avversario, dando tempo a nostre mitragliatrici di occuparla ed affermarvisi. Ferito dolorosamente ad una mano, gridava il suo saluto in dialetto sardo al proprio capitano, suo conterraneo, giunto sul posto, e continuava imperterrito a lanciare bombe con la mano sinistra, finché, estenuato dal dolore e dalla fatica, dovette, suo malgrado, essere allontanato.'Capo Sile (Venezia), 15 - 16 giugno 1918.[4]»
— Decreto Luogotenenziale 29 maggio 1919.
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 1918 (3 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 80.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'oro al Valor Militare viventi, Roma, Tipografia regionale, 1952, p. 47.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]