Diocesi di Bubasti

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Bubasti
Sede vescovile titolare
Dioecesis Bubastitana
Patriarcato di Alessandria
Sede titolare di Bubasti
Mappa del Basso Egitto in età antica e del delta del Nilo
Vescovo titolaresede vacante
IstituitaXIX secolo[1]
StatoEgitto
Diocesi soppressa di Bubasti
Suffraganea diLeontopoli
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
Rovine di Bubasti.

La diocesi di Bubasti (in latino Dioecesis Bubastitana) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Bubasti, identificabile con Tell-Bastah nella periferia sud-orientale della moderna città di Zagazig nella regione del Delta del Nilo, è un'antica sede episcopale della provincia romana dell'Augustamnica Seconda nella diocesi civile d'Egitto. Faceva parte del patriarcato di Alessandria ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Leontopoli.

Sono solo due i vescovi bizantini attribuibili con certezza a questa antica sede vescovile, entrambi del IV secolo. Il primo è Arpocrazio, vescovo meleziano, documentato per la prima volta in una lista di vescovi meleziani redatta da Atanasio di Alessandria successivamente al concilio di Nicea del 325.[2] Abbandonato lo scisma meleziano, Arpocrazio è ancora documentato al concilio di Tiro del 335 tra i sostenitori di sant'Atanasio.[3]

Il secondo vescovo bizantino di Bubasti è Ermone, documentato in un testo sul monachesimo egiziano attorno al 368 circa.[4]

Michel Le Quien e Raymond Janin attribuiscono a Bubasti il vescovo Giuliano Mostenae civitatis, che le fonti latine inseriscono tra i vescovi che presero parte al concilio di Efeso del 449. Nelle liste greche dello stesso concilio questo vescovo è assente. Un vescovo Giuliano della diocesi di Mostene in Grecia è documentato nel 448 e 458, ma è assente nelle liste del concilio efesino del 449 e del concilio di Calcedonia del 451. Resta incerta la vera attribuzione della sede di questo vescovo.[5]

Le fonti hanno trasmesso anche i nomi di quattro vescovi copti-ortodossi, tra XI e XIII secolo, epoca in cui la sede di Bubasti era unita con quella di Khandek: Giorgio, deceduto nel 1050 a causa delle persecuzioni subite a causa del suo patriarca Cristodulo; Gabriele, che era già vescovo quando fu eletto patriarca Cirillo II nel 1078; Giovanni, che prese parte nel 1102 alla consacrazione del patriarca Macario II; e un anonimo vescovo, vissuto all'epoca del patriarca Cirillo III (1235-1243).[6]

Dal XIX secolo Bubasti è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 26 maggio 1978.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • Arpocrazio † (prima del 327 - dopo il 335)
  • Ermone † (menzionato nel 368 circa)
  • Giuliano ? † (menzionato nel 449)

Vescovi copti[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio † (? - circa 1050 deceduto)
  • Gabriele † (menzionato nel 1078)
  • Giovanni † (menzionato nel 1102)
  • Anonimo † (menzionato nel 1235/1243)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

  • Augustin Duret, S.M.A. † (17 settembre 1909 - 29 agosto 1920 deceduto)
  • Ludwig Maria Hugo † (7 marzo 1921 - 15 aprile 1921 succeduto vescovo di Magonza)
  • Augustin Hermann, S.M.A. † (26 marzo 1923 - 8 aprile 1945 deceduto)
  • Joseph Blomjous, M.Afr. † (11 aprile 1946 - 25 marzo 1953 nominato vescovo di Mwanza)
  • Camillo Faresin, S.D.B. † (13 agosto 1954 - 26 maggio 1978 dimesso)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La sede titolare è già documentata negli Annuari Pontifici di fine Ottocento, benché il titolo sia stato assegnato per la prima volta solo nel 1909.
  2. ^ Martin, Athanase d'Alexandrie et l'Église d'Égypte au IVe siècle (328-373), p. 53 (nº 23).
  3. ^ Martin, Athanase d'Alexandrie et l'Église d'Égypte au IVe siècle (328-373), pp. 361-362 e nota 75.
  4. ^ Martin, Athanase d'Alexandrie et l'Église d'Égypte au IVe siècle (328-373), p. 770.
  5. ^ Sylvain Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), Paris, 2008, pp. 541-542.
  6. ^ Michel Le Quien, Oriens christianus in quatuor Patriarchatus digestus, Tomo II, coll. 561-562.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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