Curiosità storiche di Basilicata

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Curiosità storiche di Basilicata
Frontespizio di "Curiosità storiche di Basilicata", nella copia posseduta dal Liceo Classico "Quinto Orazio Flacco" di Potenza
AutoreAntonino Tripepi
1ª ed. originale1915
Generestorico
Lingua originaleitaliano

Curiosità storiche di Basilicata è un libro di Antonino Tripepi, pubblicato a Potenza nel 1915.

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Provincia di Basilicata[modifica | modifica wikitesto]

Iovis Ales nello stemma della Provincia di Basilicata[modifica | modifica wikitesto]

Antonino Tripepi inizia il libro intitolando il primo ambito "Provincia di Basilicata". Nel primo capitolo, denominato "Iovis Ales nello stemma della Provincia", Antonino Tripepi descrive come dovrebbe essere lo stemma della Provincia di Basilicata. Per lui dovrebbe essere glorioso, con in primo piano l'aquila con le ali spiegate, le armi, la corona, simbolo del re, ed infine con lo sfondo giallo e rosso.

Il Consiglio Provinciale di Basilicata (a. 1808-1861)[modifica | modifica wikitesto]

Nel secondo paragrafo Tripepi fa un rapido excursus degli apparati amministrativi nella storia lucana, soffermandosi sulla situazione nel Regno di Napoli dal 1806, quando la Basilicata comprendeva i distretti di Potenza, di Matera e di Lagonegro, sino alla proclamazione nel 1861 del Regno d'Italia.

Istituzioni pie per la Provincia di Basilicata[modifica | modifica wikitesto]

Tripepi descrive le istituzioni religiose presenti nella Provincia di Basilicata del Regno di Napoli deputate all'assistenza e all'educazione di orfani e alla cura di anziani e infermi; queste sono: l'Ospizio Umberto I in Avigliano, l'Ospedale San Carlo, l'Ospizio delle Girolomine in Potenza, l'Orfanotrofio Bentivegna in San Chirico Raparo.

Potenza[modifica | modifica wikitesto]

Potenza dopo un secolo[modifica | modifica wikitesto]

In un breve paragrafo l'autore delinea rapidamente Potenza dopo un secolo di distanza dal 1806, quando fu nominata capoluogo della Provincia di Basilicata.

La via vecchia per la nova... (la denominazione delle strade a Potenza)[modifica | modifica wikitesto]

L’autore critica l'amministrazione di Potenza per aver cambiato la maggior parte delle vie della medesima città e non aver lasciato il nome originario. Fra vari esempi di diverse città che hanno mantenuto ancora i nomi antichi di derivazione greco-romana o derivati da vari eventi avvenuti in quelle vie si possono notare le vie di piccoli paesi della Calabria e di Roma.

Una nobile famiglia potentina nella Serenissima Repubblica di Venezia (sec.XVI e XVII-Documenti inediti)[modifica | modifica wikitesto]

In questo paragrafo l'autore scrive dell'illustre medico Francesco Stabile, del capitano Cristoforo Stabile e della dimora della nobile famiglia potentina nella Repubblica di Venezia. Il primo di questi nell'anno 1561 frequentò lo Studio di Padova proponendo vari teoremi. Del secondo l'autore dice che fu insignito del titolo di cavaliere dell'ordine equestre di San Marco. Tripepi conclude infine il paragrafo riportando documenti dell'Archivio di Stato di Venezia.

L'arma blasonica della città di Potenza[modifica | modifica wikitesto]

Tripepi dà voce al senatore conte Giuseppe Gattini che pubblicò un volume riguardante l'arma blasonica della città di Potenza, descrivendo lo stemma di Potenza e la sua probabile origine.

La Processione dei Turchi in Potenza - I Pip'li nelle feste di S.Gerardo[modifica | modifica wikitesto]

In questo capitolo Tripepi parla accuratamente della famosa Sfilata dei Turchi che viene rappresentata ogni anno nel giorno del Santo Patrono della città, San Gerardo. L'autore fa riferimento a questa festa citando alcuni studiosi, quali Giacomo Racioppi, che aveva trovato alcuni riferimenti alla festa, in particolare al Santo Patrono e secondo il quale non sarebbe precisamente lui, ma di un sant'Aronzio. Racioppi, infatti, racconta che fu martirizzato sotto Diocleziano e il suo culto sarebbe stato cambiato con quello dell'attuale patrono solo nell'epoca medievale. Tripepi cita un altro autore, che racconterebbe di un miracolo: dopo la morte di Aronzio, dal suo sangue sarebbero nati dei fiori di ginestre, i cosiddetti Pip'li, che furono rinchiusi in un'ampolla.

Calunniati del 1799 ? (I fratelli Addone)[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ultimo paragrafo del suddetto capitolo viene raccontata la gloriosa storia dei fratelli Addone, protagonisti del Risorgimento lucano. I due fratelli Addone, Nicola e Basileo, per vendicarsi dell'assassinio del vescovo Serrao, tesero un'imboscata agli assassini. Dopo aver ucciso circa 30 persone, fra briganti e sanfedisti, i 17 briganti vennero esposti nella pubblica piazza al posto della testa del vescovo Serrao. Infine Tripepi loda l'impresa dei due fratelli, dandoli il merito di aver sventato alcuni incursioni dei briganti, e riporta un decreto del Ministero con cui annullarono due ipoteche di Nicola e del compagno Filippo Abbamonte.

Note di storia politica e civile del Mezzogiorno[modifica | modifica wikitesto]

Un'elezione di deputati al Parlamento Nazionale del 1811 - Gioacchino Murat e la Costituzione in Basilicata (Documenti inediti)[modifica | modifica wikitesto]

Tripepi, riferendosi all'opera di Pietro Colletta, la definisce letterariamente ottima seppur contenente grandi inesattezze storiche, definite dall'autore menzogne, in merito all'operato politico di Gioacchino Murat una volta insignito del Regno delle Due Sicilie. Infatti Tripepi sostiene che molti e grandi furono i benefici apportati da parte di Murat, in primis ratificando, per volere di Napoleone, lo Statuto costituzionale di Baiona. In virtù dell'art.8 della suddetta Costituzione furono fissati 2000 elettori ogni 20 deputati.

Briganti di altri tempi - Un atto del generale Manhes[modifica | modifica wikitesto]

Tripepi riporta una lettera del 2 maggio 1811 del Tenente Generale Manhès, Comandante militare della Provincia di Basilicata, munito di poteri straordinari per la repressione del brigantaggio, indirizzata alle autorità civili e religiose di Abriola per intimarle di non favorire il famigerato brigante Gerardo Nardone (detto "Cantatore"), ma ad utilizzare tutti i mezzi possibili per permetterne l'arresto. Se ciò non fosse accaduto, Manhès avrebbe preso severe disposizioni contro la popolazione tutta e proceduto all'arresto di coloro che avrebbero favorito il Nardone. Questi fu arrestato nello stesso mese.

Appunti di Archeologia e di Arte[modifica | modifica wikitesto]

Un'iscrizione in versi leonini[modifica | modifica wikitesto]

L'autore riporta l'analisi di un'epigrafe risalente al XIII secolo presente nella Biblioteca Provinciale di Potenza - antico monastero francescano poi carcere femminile - con le varie interpretazioni di lettura.

Teatri di Basilicata e di Potenza[modifica | modifica wikitesto]

Tripepi riporta la storia dello sviluppo teatrale nella Provincia di Basilicata a partire dalla fine del 1700. Vi erano sacre rappresentazioni date dalle confraternite nei monasteri. In occasione di feste di popolo capitavano compagnie teatrali di basso livello e non vi erano strutture teatrali adeguate. Nominata Potenza Capoluogo della Provincia nel 1807 si cominciò a discutere della necessità che questa avesse di un teatro comunale pari a quelli degli altri capoluoghi del Regno. L'autore riporta un atto notarile del 1857 che testimonia l'inizio dei lavori per la costruzione del teatro. Il denaro occorrente fu raccolto fra facoltosi privati con l'impegno di restituirlo a rate a partire dal 1859. Fu inaugurato la sera del 26 gennaio 1881 alla presenza di S.M. Umberto I il nuovo Teatro Stabile che porta il nome del maestro potentino Francesco Stabile; si eseguì la Traviata di Giuseppe Verdi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonino Tripepi, Curiosità storiche di Basilicata, Potenza, Vincenzo Garramone, 1915.