Confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza
Striscia di Gaza
Dati generali
StatiBandiera dell'Egitto Egitto
Bandiera della Palestina Palestina
Dati storici
Istituito nel1948
Attuale dal2005

Il confine l'Egitto e la Striscia di Gaza ha una lunghezza di 12 km. Esiste una zona cuscinetto lungo il confine, chiamata Philadelphi Route, che si estende per circa 14 km.

Il valico di confine di Rafah è l'unico punto di passaggio tra l'Egitto e la Striscia di Gaza.

Antefatti storici[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º ottobre 1906, gli ottomani e i britannici concordarono un confine tra la Palestina governata dagli ottomani e l'Egitto governato dagli inglesi, che andava da Taba a Rafah. Sebbene dopo la prima guerra mondiale anche la Palestina fosse sotto il controllo britannico, il confine tra l'Egitto e la Palestina fu mantenuto per controllare il movimento dei beduini locali. Dal 1948, Gaza fu occupata dall'Egitto indipendente. Di conseguenza, il confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto vero e proprio era un mero confine amministrativo senza controlli di frontiera. Nella guerra dei sei giorni del 1967, Israele conquistò dall'Egitto sia la penisola del Sinai che la Striscia di Gaza e venne stabilito nuovamente un controllo nominale del confine.

Nel 1979, Israele ed Egitto firmarono un trattato di pace che restituì il Sinai, confinante con la Striscia di Gaza, al controllo egiziano. Come parte di quel trattato, una striscia di terra larga 100 metri, conosciuta come la Philadelphi Route, fu istituita come zona cuscinetto tra la Striscia di Gaza e l'Egitto.[1] Nel trattato di pace, il confine ricreato tra Gaza ed Egitto venne tracciato attraverso la città di Rafah. Quando Israele si ritirò dal Sinai nel 1982, Rafah fu divisa in parti egiziane e palestinesi, dividendo anche le famiglie, separate dalle barriere di filo spinato.[2]

Buffer zone di Israele[modifica | modifica wikitesto]

In base al trattato di pace israelo-egiziano del 1979, la zona cuscinetto della Philadelphi Route era una striscia di terra larga 100 metri lungo il confine tra l'Egitto e Gaza. Fino al 2000, la zona cuscinetto effettiva era larga 20-40 metri con un muro di cemento alto 2,5-3 metri sormontato da filo spinato.[3]

Durante la seconda intifada, iniziata nel 2000, Israele ha ampliato la zona cuscinetto di 200-300 metri e ha costruito un muro di barriera principalmente di lamiera ondulata, con tratti di cemento sormontati da filo spinato.[4] La costruzione della zona cuscinetto ha richiesto la demolizione di interi blocchi di case all'ingresso principale della via centrale di Rafah.[3]

Espansione del 2001-2003[modifica | modifica wikitesto]

Demolizione di case palestinesi a Rafah, marzo 2003

Dal 2001, l'esercito israeliano ha demolito le case palestinesi a Rafah per creare la zona cuscinetto. Nel 2002, centinaia di case a Rafah sono state distrutte per ampliare la zona cuscinetto e per la costruzione di un muro di metallo alto otto metri e lungo 1,6 chilometri lungo il confine. Il muro si estendeva anche per due metri sottoterra ed è stato costruito a circa 80-90 metri dal confine, il che ha raddoppiato la larghezza del corridoio di pattuglia. Dopo il completamento del muro di metallo all'inizio del 2003, le demolizioni sono continuate e anche aumentate notevolmente.[3]

Espansione del 2004: l'operazione arcobaleno[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Arcobaleno.

Dopo la morte, avvenuta il 12 maggio 2004, di 5 soldati israeliani che operavano nella zona cuscinetto, il 13 maggio il governo israeliano ha approvato un piano per ampliare ulteriormente la zona cuscinetto.[5] L'esercito israeliano ha raccomandato di demolire tutte le case entro 300 metri dalle sue posizioni, di circa 400 metri dal confine. Il piano ha suscitato forti critiche internazionali.

Il 14 maggio, una consistente forza dell'esercito israeliano è entrata nel "blocco brasiliano" di Rafah con pesanti combattimenti, come riportato dall'UNWRA, con 12 palestinesi uccisi e 52 feriti. Le forze israeliane hanno iniziato a demolire le case nel quartiere di Qishta distruggendone decine.[3][6] Intorno alla mezzanotte dello stesso giorno, l'Alta Corte di giustizia israeliana ha emesso un'ordinanza provvisoria, per impedire all'esercito israeliano di demolire le case nel campo profughi, se non rientrava in "una regolare operazione militare".[5] Tuttavia, la distruzione delle case è continuata fino al 15 maggio portando il numero di case distrutte a poco più di 100.

Il 16 maggio l'Alta Corte ha stabilito che l'esercito israeliano avrebbe potuto distruggere le case in base alle proprie esigenze. Il giorno successivo Israele ha avviato l'Operazione Arcobaleno.

Il 18 maggio, il governo israeliano ha dichiarato che il piano per ampliare una zona cuscinetto lungo il confine egiziano è stato annullato[7] mentre lo stesso giorno l'esercito ha invaso massivamente Rafah continuando la sua distruzione su larga scala.[6] Il 19 maggio 2004, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato l'uccisione di civili palestinesi e la demolizione di case.

Tra il 1º aprile 2003 e il 30 aprile 2004, sono state demolite 106 case a Rafah.[8]

Espansione del 2005[modifica | modifica wikitesto]

Un piano dell'esercito per scavare un fossato lungo il confine è stato abbandonato nel 2005 poiché sarebbe stato probabilmente respinto dal procuratore generale israeliano, Menachem Mazuz, in quanto richiedeva la distruzione di altre 3.000 case a Rafah.[9][10] L'esercito israeliano ha iniziato a costruire un muro di cemento alto 7-9 metri lungo il confine in una striscia di sicurezza larga 60-100 metri, dotato di sensori elettronici e barriere sotterranee di cemento.

Buffer zone egiziana[modifica | modifica wikitesto]

Muro d'acciaio egiziano del 2009[modifica | modifica wikitesto]

Nel dicembre 2009, l'Egitto ha iniziato con l'aiuto degli Stati Uniti, la costruzione di una barriera lungo il confine di Gaza, costituita da un muro di acciaio.

Demolizione egiziana di case e del tunnel per il contrabbando nel 2013-2015[modifica | modifica wikitesto]

Salah al-Din Gate a Rafah[11]

Nell'ottobre 2014 l'Egitto ha annunciato di voler espandere la zona cuscinetto tra Gaza e l'Egitto, a seguito di un attacco terroristico da Gaza che ha portato all'uccisione di 31 soldati egiziani.[12] Secondo Human Rights Watch, le autorità egiziane hanno demolito tra luglio 2013 e agosto 2015 almeno 3.255 edifici residenziali, commerciali, amministrativi e comunitari lungo il confine, sgomberando con la forza migliaia di persone.[13]

Valico di frontiera di Rafah[modifica | modifica wikitesto]

Il valico di confine di Rafah è l'unico punto di passaggio tra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Si trova sul confine internazionale che è stato confermato dal Trattato di pace tra Israele e Egitto del 1979 e dal ritiro israeliano del 1982 dalla penisola del Sinai. Il valico di confine di Rafah può essere utilizzato solo per il passaggio di persone. Tutto il traffico merci deve utilizzare il valico di frontiera di Kerem Shalom al confine tra Israele e Gaza.

L'attraversamento è stato gestito dall'Autorità aeroportuale israeliana fino al ritiro israeliano di Gaza l'11 settembre 2005 come parte del piano di disimpegno unilaterale di Israele. Successivamente è diventato compito della missione dell'Unione europea di assistenza alla frontiera di Rafah (EUBAM) monitorare l'attraversamento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Nina Shen Rastogi, Gaza: The Basics Some history and background on the Gaza Strip, su slate.com.
  2. ^ (EN) Cinderella in Rafah, in Al-Ahram, n. 761, 22 - 28 settembre 2005. URL consultato il 27 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2005).
  3. ^ a b c d (EN) Razing Rafah — Mass Home Demolitions in the Gaza Strip (PDF), su hrw.org, pp. 27-28 e 52-66. URL consultato il 27 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2006).
  4. ^ (EN) Andrew Rubin, We Are No Longer Able to See the Sun, in Al Ahram Weekly, 7 luglio 2007.
  5. ^ a b (EN) High Court to renew debate on IDF house demolitions in Rafah, su haaretz.com, 14 maggio 2004.
  6. ^ a b (EN) Supplementary Appeal for Rafah (PDF), in UNRWA, maggio 2004.
  7. ^ (EN) Demolitions in Gaza to end: Israel tells US, su img.static.reliefweb.int, 20 maggio 2004 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2013).
  8. ^ (EN) Uprooting Palestinian Trees And Leveling Agricultural Land – The tenth Report on Israeli Land Sweeping and Demolition of Palestinian Buildings and Facilities in the Gaza Strip 1 April 2003 – 30 April 2004 (PDF), su pchrgaza.org (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2013).
  9. ^ (EN) Army building new Gaza barrier, su ynetnews.com, 14 maggio 2005.
  10. ^ (EN) Israel changes anti-smuggling tactics, su usatoday30.usatoday.com, 2 marzo 2005.
  11. ^ (EN) Razing Rafah, Map 2: Rafah Features. HRW, su hrw.org, Ottobre 2004.
  12. ^ (EN) Egypt begins Gaza border evacuation to create security buffer, su jpost.com. URL consultato il 29 ottobre 2014.
  13. ^ (EN) Look for Another Homeland, in Human Rights Watch, Settembre 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]