Clelia Laviosa

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Clelia Laviosa (Roma, 30 agosto 1928Roma, 20 febbraio 1999) è stata un'archeologa ed etruscologa italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roma nel 1928, dove ottenne la laurea. Nel 1953 diresse per conto di Luigi Bernabò Brea gli scavi presso Akrai, trovando i resti del tempio di Afrodite.[1] Lasciò gli scavi per diventare allieva della Scuola archeologica italiana di Atene nel 1954 e ispettore presso la Soprintendenza alle antichità d'Etruria nel 1958. Dal 1959 alla metà degli anni settanta assunse la direzione degli scavi di Roselle, descrivendoli nelle relazioni annuali poi pubblicate in «Studi etruschi» (1959-1971).[2]

Nel 1964 venne nominata membro ordinario dell'Istituto nazionale di studi etruschi ed italici e ottenne la libera docenza in archeologia e storia dell'arte greca e romana. Dal 1969 al 1973 fu assistente alla Scuola archeologica italiana di Atene per poi tornare in Italia in qualità di soprintendente alle antichità della Liguria e, successivamente, del Piemonte. Tra il 1975 e il 1979 fu membro del consiglio direttivo dell'Istituto di studi micenei ed egeo-anatolici. Collaborò con Doro Levi allo scavo di Festo e fu direttrice degli scavi di Iasos di Caria. Venne in seguito destinata alla Soprintendenza speciale presso il Museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini di Roma e, dal 1983 diventò ispettrice archeologa presso il Ministero per i beni culturali e ambientali. Nel 1992 ricevette l'incarico di coordinatrice del servizio tecnico per l'antropologia e la paleopatologia presso il Ministero per i beni culturali ed ambientali.[2]

Le problematiche dell'area egea e il mondo etrusco sono i due filoni di studio e ricerca che dominano i suoi interessi e la sua attività professionale tra gli anni sessanta e gli anni settanta, e il suo nome resta legato principalmente alle campagne archeologiche di Roselle.[2]

Archivio[modifica | modifica wikitesto]

L'archivio Laviosa è custodito presso la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. All'interno si trovano fotografie relative agli scavi di Roselle e Chiusi, insieme ad alcuni quaderni e taccuini di appunti; tra gli altri documenti, si segnalano quelli relativi al furto di reperti archeologici avvenuto nel 1971 al Museo archeologico nazionale di Chiusi.[3]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luigi Bernabò Brea e Francesco D'Angelo, Il tempo di Afrodite nell’antica Akrai, in Studi Acrensi (1980-1983), vol. 1, Palermo, Stass srl per Istituto Studi Acrensi, maggio 1985, p. 11.
  2. ^ a b c Laviosa Clelia, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 20 marzo 2018.
  3. ^ Fondo Laviosa Clelia, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 16 ottobre 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Donati, Necrologio di Clelia Laviosa, in «Studi etruschi», vol. LXIV, 2001, pp. 559-560.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN241989827 · ISNI (EN0000 0003 8580 2565 · SBN RAVV039331 · BAV 495/212032 · GND (DE1265777918 · WorldCat Identities (ENviaf-241989827