Chinchillula sahamae

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Chinchillula sahamae
Immagine di Chinchillula sahamae mancante
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Euarchontoglires
Ordine Rodentia
Famiglia Cricetidae
Sottofamiglia Sigmodontinae
Tribù Phyllotini
Genere Chinchillula
Thomas, 1898
Specie C.sahamae
Nomenclatura binomiale
Chinchillula sahamae
Thomas, 1898
Areale

Chinchillula sahamae (Thomas, 1898) è un roditore della famiglia dei Cricetidi, unica specie del genere Chinchillula (Thomas, 1898), diffuso nell'America meridionale.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto generico deriva dal vezzeggiativo del nome scientifico Chinchilla, con allusione all'aspetto della pelliccia di questi piccoli topi molto simile a quello dei tipici roditori andini, mentre il termine specifico fa riferimento al vulcano Sajama, nella Bolivia occidentale dove nel 1897 fu catturato l'olotipo.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Roditore di medie dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 153 e 168 mm, la lunghezza della coda tra 94 e 114 mm, la lunghezza del piede tra 34 e 37 mm, la lunghezza delle orecchie tra 35 e 38 mm e un peso fino a 155 g.[3]

Caratteristiche craniche e dentarie[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio è privo di creste sopra-orbitali, le ossa nasali sono relativamente larghe. I molari sono notevolmente ipsodonti, ovvero con una corona molto bassa, mentre gli incisivi sono stretti, lisci e giallognoli.

Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

3 0 0 1 1 0 0 3
3 0 0 1 1 0 0 3
Totale: 16
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è lunga, densa, soffice e setosa simile a quella dei cincillà. Le parti dorsali variano dal giallo-brunastro al fulvo con delle striature nerastre particolarmente lungo la spina dorsale, mentre le parti ventrali sono bianche e si estendono lungo la parte inferiori dei fianchi e sulle anche, dove spesso è presente una linea di demarcazione marrone scura. Le guance sono bianche. Le orecchie sono grandi, larghe e brunastre, con delle macchie bianche alla base posteriore e con dei ciuffi biancastri davanti. Le zampe sono bianche, i piccoli artigli delle dita sono completamente nascosti da ciuffi di peli. I piedi sono larghi, con la pianta priva di peli e con dei cuscinetti ben sviluppati. La coda è lunga più della metà della testa e del corpo, ricoperta densamente di peli, bianca e con una striscia dorsale brunastra. Le femmine hanno due paia di mammelle pettorali e due paia inguinali.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

È una specie terricola e notturna. Si rifugia in ambienti rocciosi tra ammassi e muri di pietra. È spesso associata alle viscacce.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre di piante. L'enorme stomaco può dilatarsi fino a contenere 12 g di materiale vegetale.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Gli accoppiamenti avvengono tra ottobre e novembre, con le nascite alla fine della stagione secca, durante il picco di crescita delle piante.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa in Bolivia sud-occidentale, Cile settentrionale e Perù meridionale. La sua presenza nell'Argentina nord-occidentale non è confermata.

Vive negli altopiani andini tra 3.500 e 5.000 metri di altitudine.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il vasto areale, la popolazione presumibilmente numerosa, la presenza in diverse aree protette e la tolleranza a diverse modifiche ambientali, classifica C.sahamae come specie a rischio minimo (Least Concern).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Dunnum, J., Vargas, J., Bernal, N., Zeballos, H., Vivar, E. & Patterson, B. 2008., Chinchillula sahamae, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Chinchillula sahamae, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Anderson, 1997.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • John F.Eisenberg & Kent H.Redford, Mammals of the Neotropics, Volume 3:Ecuador, Peru, Bolivia, Brazil, The University of Chicago Press, 2000. ISBN 9780226195421
  • Anderson S, Mammals of Bolivia, Taxonomy and Distribution, in Bulletin of the American Museum of Natural History, vol. 231, 1997. URL consultato il 13 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2015).

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