Broch

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Broch di Dun Carloway a Lewis.

I broch sono costruzioni megalitiche, risalenti all'età del ferro, diffuse nella Scozia settentrionale e nelle Isole Orcadi. Il loro nome deriva dal termine scozzese Burgh che significa "edificio amministrativo".

Circondati generalmente da un doppio recinto, i broch sono delle possenti torri circolari simili ai nuraghi della Sardegna che raggiungono un'altezza media di cinque metri. La loro funzione non è del tutto chiara ma si ipotizza che fossero delle fortificazioni utilizzate durante gli scontri tribali[1].

Origini[modifica | modifica wikitesto]

L'origine dei broch è oggetto di una ricerca non ancora terminata. Alla metà del XX secolo, la maggior parte degli archeologi credeva che i broch, usualmente considerati come i "castelli" dei capi tribù dell'età del ferro, fossero stati costruiti da immigrati del sud, spintisi a nord prima dalle intrusioni delle tribù belghe nell'odierna Inghilterra sudorientale alla fine del II secolo a.C. e poi dall'invasione romana della Britannia, a partire dal 43 d.C.

Dagli studi successivi è apparso che le strutture a torre dei broch fossero un puro prodotto dell'area scozzese; anche i tipi di ceramica che si trovano al loro interno e che più somigliano agli stili del sud della Gran Bretagna, sono comunque forme ibride locali. Ewan MacKie propose nel 1965[2] che i broch fossero il frutto di una cultura ibrida, formatasi dalla fusione di un piccolo numero di immigrati con la popolazione indigena delle Ebridi nel I secolo a.C. Questa teoria era in contrasto con la visione tradizionale che voleva che i broch fossero stati costruiti da popolazioni giunte nel settentrione scozzese dalla Gran Bretagna meridionale[3].

Distribuzione dei broch.

Negli anni Settanta, c'è stato un generale allontanamento degli archeologi dalla teoria dell'ibridazione delle culture, verso uno sviluppo esclusivamente indigeno[4]. I primi broch si appoggiavano su strutture preesistenti, come colline fortificate dell'età del bronzo, abbandonate all'età del ferro. Nel frattempo, un numero crescente di date radiocarboniche suggerisce che la maggior parte delle torri fu costruita fra il I secolo a.C. e il I d.C.[5] Alcune costruzioni possono essere precedenti, in particolare per l'Old Scatness Broch nelle Shetland, dove è stato rinvenuto un osso di pecora risalente al 390-200 a.C.[6]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

La distribuzione dei broch è incentrata sulla Scozia settentrionale. Caithness, Sutherland e le isole settentrionali hanno le concentrazioni maggiori, ma ci sono moltissimi esempi nell'ovest della Scozia e nelle Ebridi. Anche se si trovano principalmente nelle Highlands settentrionali e nelle isole, alcuni esempi si trovano nelle Borders (per esempio Edin's Hall Broch e Bow Castle Broch), sulla costa occidentale di Dumfries e Galloway, e vicino a Stirling. In uno schizzo del 1560 circa, sembra che vi sia un broch sul fiume vicino al castello di Annan, a Dumfries e Galloway[7].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Porta con architrave triangolare del broch di Dun Dornaigil.

I broch sono costruzioni in pietra a secco che si sviluppano verticalmente, con un muro circolare che racchiude uno spazio interno. Generalmente, i broch hanno un unico ingresso con un corridoio d'entrata sormontato da un architrave e affiancato da cellette nelle mura; ulteriori porte d'ingresso sono dovute ad aggiunte ulteriori. L'architrave può essere una pietra piatta o triangolare. A metà del corridoio d'ingresso, di solito ci sono segni che indicano la presenza di una porta in passato[8]. L'ingresso è orientato generalmente verso l'est, in direzione opposta rispetto ai venti dominanti[9]. Questo accesso è di solito largo da 0,75 a 1,2 metri e alto circa 1,6 metri[10]. Sono presenti celle murali e uno cornicione tutto attorno alla struttura, forse per delle abitazioni con struttura in legno che si affacciavano sulla facciata interna del muro. Inoltre una scala a chiocciola che si snoda verso l'alto, tra il muro interno e quello esterno, e che collega le gallerie[11].

I broch hanno dimensioni che variano da 5 a 15 metri di diametro interno, con pareti spesse 3 metri. In media, le pareti che hanno resistito al tempo, hanno pochi metri di altezza. Ci sono cinque esempi esistenti di torri con mura significativamente più alte: Dun Carloway a Lewis, Dun Telve e Dun Troddan a Glenelg, Mousa nelle Shetland e Dun Dornaigil a Sutherland, tutti con mura che superano i 6,5 m di altezza[12].

Vi sono due varianti di broch. I broch della prima variante hanno una parete interamente piena al pianterreno (sono detti "a base solida"). Le stanze al piano terra sono quindi ritagliate all'interno della parete massiccia. La seconda variante – detta "ground-galleried" – è meno comune e contempla una parete al pianterreno costituita da due mura concentriche. I broch ground-galleried sono strutturalmente meno stabili[13]. Questa instabilità era già evidente nell'antichità, e la soluzione trovata era di riempire di pietre lo spazio tra le due mura al piano terra[14]. A conseguenza di quest'operazione, il broch di Gurness è diventato un broch a base solida.

Pianta del pianterreno con celle nelle pareti.

Questa struttura, con due pareti che corrono parallele e con uno spazio aperto nel mezzo, si ritrova nei piani superiori di tutti i broch. Le pareti che a galleria hanno uno spazio aperto tra di esse: la parete esterna e quella interna sono separate ma connesse tra loro mediante lastroni di pietra. Questi lastroni di collegamento possono in alcuni casi essere utilizzati come gradini per raggiungere i piani più alti. È frequente la presenza di una cella che si stacca dal passaggio accanto alla porta; è detta cella di guardia, anche se la funzione effettiva di questa stanze è sconosciuta. Altre camere sono presenti nelle mura del pianterreno. A queste camere si accede da una porta dal cortile circolare o dal corridoio che dà accesso alla struttura[13].

Struttura di un broch con la base solida.
Struttura di un broch con la base a galleria.

Le mura del broch di Mousa sono le meglio conservate fra tutti e sono ancora alte 13 metri[15][16] (con un diametro di 15 m[16][17]); non è chiaro quanti broch fossero originariamente alti così. Anche se in passato era un tema disputato, è ormai generalmente accettato dagli archeologi che i broch fossero coperti da un tetto, magari con conico, incorniciato di legno e coperto da paglia di provenienza locale.

La parete esterna di un broch corre leggermente inclinata verso l'interno, come a Dun Troddan. Nello spazio aperto al centro della struttura, si trova abitualmente un pozzo o un contenitore per lo stoccaggio dell'acqua[8]. Tuttavia, è possibile che alcuni pozzi siano stati installati solo in un secondo momento.

I broch, anche se strutture isolate, si presentano generalmente come parte di un insediamento più vasto[18]. Spesso, si riscontra che l'insediamento è stato ulteriormente ampliato e rimaneggiato in tempi successivi, compresi i broch. Nel caso di Jarlshof, ad esempio, il broch non è l'edificio più antico, a differenza del broch di Old Scatness[19][20].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stewart, J. (1956) An Outline of Shetland Archaeology, Lerwick : Shetland Times Ltd.
  2. ^ (EN) Euan W. MacKie, The Origin and Development of the Broch and Wheelhouse Building Cultures of the Scottish Iron Age, in Proceedings of the Prehistoric Society, vol. 31, dicembre 1965, pp. 93–146, DOI:10.1017/S0079497X00014742. URL consultato l'8 febbraio 2020.
  3. ^ (EN) Lindsay Scott, The Problem of the Brochs, in Proceedings of the Prehistoric Society, vol. 13, 1947, pp. 1–36, DOI:10.1017/S0079497X00019605. URL consultato l'8 febbraio 2020.
  4. ^ Ritchie, p. 43.
  5. ^ Mike Parker Pearson e Niall MacPherson Sharples, Between land and sea: excavations at Dun Vulan, South Uist, Sheffield Academic Press, 1999-02, ISBN 978-1-85075-880-8. URL consultato l'8 febbraio 2020.
  6. ^ Saxon Cross, Dumfriesshire, in Proceedings of the Society of Antiquaries of Scotland, vol. 1, 30 novembre 1852, pp. 11–13, DOI:10.9750/psas.001.11.13. URL consultato l'8 febbraio 2020.
  7. ^ Scotland. Royal Commission on the Ancient and Historical Monuments and Constructions e Herbert Maxwell, Seventh report with inventory of monuments and constructions in the county of Dumfries, Edinburgh : H.M. Stationery Off., 1920. URL consultato l'8 febbraio 2020.
  8. ^ a b H. Dryden, Brochs in Shetland, Notice of the Brochs or "Pictish Towers" of Mousa, Clickimin, etc., in Shetland, illustrative of part of the series of Plans and Sections (PDF), su ads.ahds.ac.uk, 1872. URL consultato il 9 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2007).
  9. ^ (FR) Frédéric Kurzawa, Les brochs, grands vestiges de l'âge du fer, in Archéologia, vol. 513, settembre 2013, pp. 55-63.
  10. ^ Ritchie, p. 9.
  11. ^ (EN) R.W. Feachem, Prehistoric Scotland, 1992.
  12. ^ Armit, p. 55.
  13. ^ a b Armit, pp. 55-78.
  14. ^ Armit, p. 100.
  15. ^ (EN) Broch of Mousa, su Shetland Heritage. URL consultato il 23 novembre 2019.
  16. ^ a b Broch di Mousa, su ViaMichelin. URL consultato il 23 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2019).
  17. ^ (EN) Mousa Broch, su Undiscovered Scotland. URL consultato il 23 novembre 2019.
  18. ^ (EN) Noel Fojut, The brochs of Gurness and Midhowe, Rev. ed., Historic Scotland, 2001, ISBN 1-903570-31-X, OCLC 52287654. URL consultato il 9 febbraio 2020.
  19. ^ (EN) Val Turner, Jane Outram e Eleanor Pottinger, Old Scatness Broch and iron age village, Shetland : guide book, Shetland Amenity Trust, 2007, ISBN 978-0-9543246-8-1, OCLC 728532942. URL consultato il 9 febbraio 2020.
  20. ^ (EN) Patrick Ashmore, Jarlshof : a walk through the past, Rev ed, Historic Scotland, 2002, ISBN 1-903570-56-5, OCLC 52396937. URL consultato il 9 febbraio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Ian Armit, Towers in the north : the brochs of Scotland, Tempus, 2003, p. 55, ISBN 0-7524-1932-3, OCLC 47938982. URL consultato l'8 febbraio 2020.
  • MacKie, E W 1992 The Iron Age semibrochs of Atlantic Scotland: a case study in the problems of deductive reasoning. Archaeol Journ 149 (1991), 149-81.
  • MacKie, E W 1995a Gurness and Midhowe brochs in Orkney: some problems of misinterpretation. Archaeol Journ 151 (1994), 98-157.
  • MacKie, E W 1995b The early Celts in Scotland. Miranda Green (ed) The Celtic World. Routledge, London: 654-70.
  • MacKie, E W 1997 Dun Mor Vaul re-visited, J.N.G. Ritchie (ed) The Archaeology of Argyll. Edinburgh: 141-80.
  • MacKie, E W 1998 Continuity over three thousand years of northern prehistory: the ‘tel’ at Howe, Orkney. Antiq Journ 78, 1-42.
  • MacKie, E W 2000 The Scottish Atlantic Iron Age: indigenous and isolated or part of a wider European world? 99-116 in Jon C Henderson (ed) The Prehistory and Early History of Atlantic Europe. BAR International Series 861: Oxford.
  • MacKie, E W 2002a Excavations at Dun Ardtreck, Skye, in 1964 and 1965. Proc Soc Antiq Scot 131 (2000), 301-411.
  • MacKie, E W 2002b The Roundhouses, Brochs and Wheelhouses of Atlantic Scotland c. 700 BC - AD 500: architecture and material culture. Part 1 The Orkney and Shetland Isles. British Archaeological Reports British Series 342. Oxford.
  • MacKie, E. W. 2005 119. Scottish brochs at the start of the new millennium, 11-31 in Turner, Val E, Nicholson, Rebecca A, Dockrill, S J & Bond, Julie M (eds.) Tall stories? Two millennia of brochs. Lerwick.
  • Hunter, Mollie, The Stronghold, an historical novel about the building of the first broch.
  • (EN) J.N.G. Ritchie, Brochs of Scotland, Shire Publications, 2011.

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