Antonio Zeno

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Giovanni Antonio Zeno
NascitaVenezia, 1628
MorteVenezia, 6 luglio 1697
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoBandiera della Repubblica di Venezia Repubblica di Venezia
Forza armata Armada
GradoCapitano generale da mar
GuerreGuerra di Candia
Guerra di Morea
Comandante diArmada da Mar
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Antonio Zeno, nome completo Giovanni Antonio Zeno (Venezia, 1628Venezia, 6 luglio 1697), è stato un ammiraglio italiano. Nel 1694 sostituì il Doge e ammiraglio Francesco Morosini nell'incarico di capitano generale da mar. Fu comandante della flotta veneziana durante l’occupazione dell’isola di Chio, nel combattimento degli scogli degli Spalmadori (9 febbraio 1695) e nella successiva evacuazione di Chio. A causa di quest’ultimo fatto fu arrestato e tradotto in catene a Venezia dove fu rinchiuso nei "Camerotti" del Palazzo delle Prigioni Nuove

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Venezia nel 1628 da nobile famiglia appartenente al patriziato veneziano.[1]

Durante il corso della guerra di Candia, nel giugno 1655 combatte ai Dardanelli durante la seconda spedizione veneziana, agli ordini dell'ammiraglio Lazzaro Mocenigo, in qualità di vice comandante della divisione dei galeoni (Almirante). Durante l’azione, quando "entrò" nella corrente negli stretti, ebbe la prontezza di dare subito fondo con l'ancora, mentre gran parte della flotta veneziana scadette lungo il flusso prima di compiere la stessa manovra. Si segnalò per il suo valore contrastando efficacemente da solo, e per un lungo periodo di tempo, i forti attacchi portati delle galee turche.

La guerra di Morea[modifica | modifica wikitesto]

All’inizio della guerra di Morea fu provveditore straordinario di Terraferma a Cattaro nel 1684,[2] distinguendosi nella battaglia di Vrtijeljka (7 maggio 1685). Promosso provveditore straordinario dei cavalli combatte in Dalmazia[3] a difesa di Signo, e nel 1688 all’occupazione di Knin. Divenuto Provveditore generale di Morea[4] il 5 gennaio 1689, quattro anni dopo, il 17 febbraio 1693,[4] dovette dimettersi[5] a causa di alcune anonime accuse di malversazione, da cui fu poi assolto.[6]

Il 6 gennaio 1694 morì a Nauplia il Doge e capitano generale da mar Francesco Morosini. Per ovviare quindi al ripetersi di questo inconveniente il nuovo doge di Venezia Silvestro Valier, non volle che le due cariche più importanti della Repubblica fossero riunite nella stessa persona, e nell'estate del 1694 conferì il comando supremo della flotta ad Antonio Zeno, che si imbarcò subito arrivando in zona di operazioni nei primi giorni di settembre dello stesso anno. Contro il parere dei suoi comandanti decise di iniziare una spedizione contro l'isola di Chio, situata al largo della costa dell'Asia Minore, che fu rapidamente conquistata.

Successivamente non affrontò combattimento contro una forte squadra navale turca che incrociava in quelle acque, lasciando che raggiungesse Smirne indisturbata.[7] Nel corso dell’inverno del 1695 la flotta turca forte di 16 galeoni, 14 maone e 24 galee,[8] al comando di Hussein Pascià e dal corsaro Hadjdji Hüsein detto Mezzomorto, ritornò in azione costringendo quella veneziana, composta da 20 galeazze e 24 galee, ad una durissima battaglia[8] presso le isole degli Spalmadori[8] il 9 febbraio. Lo Zeno si distinse durante il combattimento[N 1] andando in soccorso, con le galee al suo comando, alle galeazze di Bartolomeo Gradenigo[9] fortemente impegnate dalle navi turche.

Il 19 febbraio il Consiglio dei capitani veneziani decise[N 2] di abbandonare ai turchi l'isola appena conquistata sei mesi prima.[10] Tale decisione fu avallata dallo Zeno, che rifiutò anche l'offerta del Provveditore Giustino Riva che si era offerto di difendere l'isola dall’attacco nemico. L’evacuazione avvenne poco dopo è costò la perdita di numeroso materiale.[N 3] Tra queste vi era il vascello onerario Abbondanza e Ricchezza incagliatosi nel porto dell'isola.[11] Nonostante un malriuscito tentativo effettuato[11] dal Pisani di disincagliare la nave, il vascello dovette essere abbandonato al nemico con il suo prezioso carico di rifornimenti destinati a supportare le operazioni dell'Armata Grossa, venendo poi catturato dai turchi.[12]

Sostituito da Alessandro Molin,[13] egli venne arrestato insieme ad altri alti ufficiali,[N 4] tra cui il provveditore straordinario all'armata Pietro Querini[13] e quello ordinario Carlo Pisani,[14] su ordine del Senato della Repubblica, e portato a Venezia in ceppi per essere rinchiuso nei "Camerotti" del Palazzo delle Prigioni Nuove, dove si spense[14] in attesa di processo il 6 luglio 1697.

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Manifesto del n.h. ser Antonio Zen cavalier, il quale fu Capitan Generale da Mar fatto negl'ultimi periodi della sua vita negli Camerotti di Venetia, ove si trovava volontariamente presentato per escolparsi dell'imputazioni addossategli per li successi di Scio e, dell'Armata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lo scontro fu durissimo e tra le file dei veneziani si contarono 465 morti solo nella fase iniziale della battaglia.
  2. ^ Nella marina da guerra veneta ogni decisione di rilevanza strategica era presa dal consiglio dei capi da mar a maggioranza.
  3. ^ Sul posto rimasero grandi quantità di artiglieria, munizioni, cavalli e navi.
  4. ^ Si trattava di dieci sopracomiti e un governator di nave.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guido Candiani, I vascelli della Serenissima: guerra, politica e costruzioni navali a Venezia in età moderna, 1650-1720, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 2009.
  • Guido Candiani, Dalla galea alla nave di linea: le trasformazioni della marina veneziana (1572-1699), Novi Ligure, Città del Silenzio, 2012.
  • Guido Ercole, Duri i banchi. Le navi della Serenissima 421-1797, Gardolo, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica, 2006.
  • (EN) George Finlay, The History of Greece under Othoman and Venetian Domination, London, William Blackwood and Sons, 1856.
  • Pietro Garzoni, Istoria della Repubblica di Venezia in tempo della Sacra Lega. Vol.1, Venezia, Appresso Gio Manfrè, 1720.
  • Pietro Garzoni, Istoria della Repubblica di Venezia in tempo della Sacra Lega. Vol.2, Venezia, Appresso Gio Manfrè, 1716.
  • Cesare Augusto Levi, Navi da guerra costruite nell'Arsenale di Venezia dal 1664 al 1896, Venezia, Stabilimento Tipografico Fratelli Visentini, 1896.
  • (EN) Fariba Zarinebaf, John Bennet e Jack L. Davis, A Historical and Economic Geography of Ottoman Greece: The Southwestern Morea in the 18th Century, Athens, The American School of Classical Studies at Athens, 2005, ISBN 0-87661-534-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]