Antonia Merighi

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Antonia Merighi in una caricatura di Anton Maria Zanetti

Antonia Margherita Merighi (Bologna, 11 agosto 1695Bologna, 12 gennaio 1760) è stata un contralto italiano, attiva tra il 1711 ed il 1744 ed oggi conosciuta soprattutto per le sue interpretazioni nelle opere di Georg Friedrich Händel[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La carriera iniziale di Antonia Merighi è iniziata in Italia, dove per alcuni anni è stata una cantante virtuosa alla corte di Violante Beatrice, Gran Principessa di Toscana ed ha cantato nei teatri della Toscana, così come a Venezia, Parma, Torino, Mantova, Napoli e la sua nativa Bologna, spesso in ruoli en travesti. A Napoli, creò il ruolo di Lucejo nel Publio Cornelio Scipione di Leonardo Vinci il 4 novembre 1722 e di Iarba nella prima della Didone abbandonata di Domenico Sarro al Teatro San Bartolomeo il 1º febbraio 1724 e qui cantò almeno in altre 17 opere.

Si trasferì a Londra nel 1729, dove per due stagioni cantò in molte delle opere di Händel, a volte in ruoli creati appositamente per lei dal compositore (Matilde in Lotario, Rosmira in Partenope ed Erissena in Poro, re delle Indie) e, talvolta, in alcune parti per soprano da opere precedenti riadattate per la sua voce. Tornò ancora una volta a Londra nel 1736 e nel 1738, dove cantò nelle première di altre tre opere di Händel e anche in opere di altri compositori. Cantò inoltre in un concerto a beneficio di Händel al King's Theatre nel 1738. Secondo Winton Dean, sembra che le sue ultime esecuzioni di opere siano state a Monaco durante il Carnevale del 1740[2]. Dopo il suo ritiro dalle scene ha vissuto a Bologna. La Merighi era sposata con il tenore Carlo Carlani (1716-1776).

Resoconti dell'epoca[modifica | modifica wikitesto]

The Daily Courant del 2 luglio 1729 pubblicò i nomi e le descrizioni dei nuovi cantanti per la stagione 1729 di Händel al King's Theatre:

«Il Signor Händel, che è appena tornato dall'Italia, ha messo sotto contratto le seguenti persone per eseguire l'opera italiana: il Sig. Bernacchi, che è considerato il miglior cantante in Italia; la signora Merighi, una donna di una bellissima presenza, un'attrice eccellente e un'ottima cantante, con una voce da controtenore; la signora Strada, la quale ha una voce bianca molto fine, una persona di meriti particolari; il Sig. Annibale Pio Fabri, un eccellente tenore con una bella voce; sua moglie, esegue la parte da uomo estremamente bene; la signora Bertoldi, che ha una voce molto bella negli acuti[3]

Mary Delany, amica da una vita di Händel e sua sostenitrice, fu una dei pochi invitati alle prove per la stagione 1729. In una lettera a un amico, scrisse del suo nuovo cantante:

«La Merighi [...] la sua voce non è particolarmente bella o brutta. È alta ed ha una persona molto graziosa con una viso tollerabile. Sembra essere una donna sulla quarantina; canta facilmente e piacevolmente[4]

Quando la Merighi ritornò per la stagione 1736, dopo un'assenza di parecchi anni, la Delany scrisse:

«Merighi, nessuna musicalità nella sua voce, ma un'azione travolgente, una bella donna senza altri meriti[5]

La bravura di attrice della Merighi (e quella del castrato, Nicolò Grimaldi) è stata notata anche da Giambattista Mancini nel suo libro del 1774 Pensieri e riflessioni pratiche sopra Il canto figurato:

«Nicola Grimaldi, alias Cavalier Nicolino, possedeva l'arte del recitativo e della recitazione ad un tale livello di perfezione che, anche se lui era molto carente di altri talenti e non aveva una bella voce, divenne assolutamente unico. Lo stesso vale per Madame Merighi[6]

Ruoli Händeliani[modifica | modifica wikitesto]

Antonia Merighi è nota per avere cantato i seguenti ruoli nelle opere di Händel eseguite al King's Theatre a Londra[7]:


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il cognome appare anche in alcune fonti come Merichi o Merigi. Dovrebbe essere morta nel 1764 o prima, dato che quello è l'anno in cui suo marito si risposò. Vedi Dean (2001) pp. 181-82
  2. ^ Dean (2001) pp. 181-82
  3. ^ Citato in Delany p. 184
  4. ^ Citato in Streatfeild (1910) p. 111
  5. ^ Citato in Streatfeild (1910) p. 139
  6. ^ Mancini (1774/1912) p. 177
  7. ^ La lista è basata su Casaglia (2005).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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