Alessandro Tognoloni

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Alessandro Tognoloni
NascitaRoma, 9 gennaio 1921
Morteluglio 2007
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armataRegio Esercito
Marina Nazionale Repubblicana
Anni di servizio1943-1944
GradoSottotenente
Guardiamarina
GuerreSeconda guerra mondiale
Comandante diCompagnia
Battaglione "Barbarigo"
Decorazionivedi qui
dati tratti da La vita per la Patria[1]
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Alessandro Tognoloni (Roma, 9 gennaio 1921luglio 2007) è stato un militare italiano, decorato dalla Repubblica Sociale Italiana con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante la seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

All’atto della proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943 si trovava ad Arezzo, appena nominato ufficiale di complemento di fanteria del Regio Esercito, ed abbandonò gli studi universitari di architettura raggiungendo Roma per aderire alla Repubblica Sociale Italiana, entrando nella Marina Nazionale Repubblicana, assegnato come guardiamarina[2] al Battaglione Nuotatori Paracadutisti di stanza a La Spezia.[3]

Assegnato dietro sua richiesta al Battaglione "Barbarigo" della Xª Flottiglia MAS, comandato del capitano Umberto Bardelli, fu inquadrato come comandante di plotone nella 2ª Compagnia "Scirè".[1] Il reparto entrò in azione dopo lo sbarco delle truppe alleate ad Anzio, ma dopo quasi tre mesi di combattimenti le truppe tedesche e repubblicane iniziarono a ritirarsi in direzione di Roma.[1] Il giorno 24 maggio[4] il "Barbarigo" si schierò a difesa della cittadina di Cisterna di Latina insieme al Gruppo di artiglieria "San Giorgio", ma sotto la pressione dei carri M4 Sherman della 3ª Divisione di fanteria americana i due reparti iniziarono[N 1] a ripiegare.[1] Rimasto accerchiato insieme ad alcuni comilitoni, nel tentativo di sottrarsi alla cattura i Marò si gettarono all’attacco dei carri armati di mitra e alcune bombe a mano.[1] Dopo aver lanciato una bomba a mano contro un carro che avanzava, fu colpito in pieno petto da una raffica di mitragliatrice, ma prima di cadere a terra scaricò il caricatore della sua pistola d’ordinanza contro il nemico. Creduto morto per onorarne il coraggio il governo repubblicano decretò la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]

Recuperato dalle truppe americane fu subito soccorso e sottoposto a numerosi interventi chirurgici,[4] ed una volta ristabilitosi fu trasportato negli Stati Uniti d'America e rinchiuso nel campo di prigionia di Hereford,[4] in Texas.[1] Liberato al termine della guerra rientrò in Italia dove riprese gli studi laureandosi architetto ad aprendo uno studio a Roma.[4] Suo è il progetto del Campo della Memoria[N 2] riservato ai caduti della Repubblica Sociale Italiana sito a Nettuno.[1] Si spense nel luglio 2007.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare (Repubblica Sociale Italiana) - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale Comandante di Plotone Fucilieri inviato in rinforzo a reparto duramente provato, riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Invitato dai superiori a ritirare il Plotone ormai duramente provato, insisteva nel condurlo ancora una volta al contrattacco. Ferito,a chi tentava di porgergli di aiuto, ordinava di non pensare a lui. Trascinatosi nelle linee italiane e vista la situazione ormai insostenibile, dopo avere con grande freddezza dato ai pochi superstiti le disposizioni per il ripiegamento ed essersi assicurato che il movimento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava contro il nemico irrompente con la pistola in pugno e lanciando le ultime bombe a mano, fin quando veniva travolto dalle forze corazzate nemiche avanzanti. Meraviglioso esempio di cosciente, eroico sacrificio per l’onore e la grandezza della Patria. Fronte di Cisterna, 23 maggio 1944.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prima di ritirarsi gli artiglieri del Gruppo "San Giorgio" fecero saltare in aria i loro pezzi per impedire che fossero catturati.
  2. ^ Realizzato nel 1993 dall’ingegnere Bruno Lazzarotto.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Lemmonio Borreo, La vita per la Patria, in Il Pontino del 1 luglio 2007.
  2. ^ Cavallari 2006, p. 110.
  3. ^ Cavallari 2006, p. 109.
  4. ^ a b c d Bozza 1991, p. 98.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Bozza, Senio: primavera 1945, Milano, Greco & Greco editori s.r.l., 1991, ISBN 8-88538-704-7.
  • Giorgio Cavalleri, La Gladio del lago: il gruppo Vega fra Junio Valerio Borghese, RSI, servizi americani e l’Italia del dopoguerra, Varese, Edizioni EsseZeta-Arterigere, 2006, ISBN 8-88966-611-0.
  • Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, la voce dei vinti, busta 1, fascicolo 5, 1996.
  • Marino Perissinotto, Duri a morire. Storia del Battaglione Barbarigo, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2001, ISBN 8-87980-424-3.
  • Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde. Storia delle Forze armate della Repubblica Sociale Italiana (4 volumi), Milano, FPE, 1967.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]