Abies fargesii var. faxoniana

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Abies fargesii var. faxoniana
Dettaglio su aghi e gemme
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Pinaceae
Genere Abies
Specie A. fargesii
Nomenclatura trinomiale
Abies fargesii var. faxoniana
(Rehder & E.H.Wilson) Tang S.Liu, 1971
Sinonimi

Abies fargesii subsp. faxoniana (Rehder & E.H.Wilson) Silba
Abies faxoniana Rehder & E.H.Wilson

Nomi comuni

(EN) Faxon Fir

Abies fargesii var. faxoniana (Rehder & E.H.Wilson) Tang S.Liu, 1971, è una varietà naturale di A. fargesii appartenente alla famiglia delle Pinaceae, endemica delle zone di alta montagna del nord-ovest del Sichuan e del sud del Gansu, essenzialmente nella regione dei Monti Min, in Cina.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico Abies, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare dalla parola greca ἄβιος = longevo.[2] Il nome specifico fargesii fu assegnato in onore di Paul Guillaume Farges, botanico e missionario francese che fu il primo a collezionare la specie.[3] L'epiteto faxoniana fu assegnato in onore di Charles Edward Faxon, illustre illustratore e botanico statunitense.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questa varietà differisce da A. fargesii per il colore marrone chiaro o grigio-marrone dei germogli del primo anno e per i rami principali glabri, con i ramoscelli laterali ricoperti da una densa pubescenza marrone.[4]

Portamento[modifica | modifica wikitesto]

Abete alto 20-40 m e fusto fino a 1,5 m di circonferenza, con rami principali che si sviluppano orizzontalmente e rami secondari leggermente solcati, con pubescenza rosso-marrone o grigia, in seguito gialla.[4]

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Sono aghi con punte arrotondate o a forma di freccia, lunghi 10-35 mm, quasi disposti in due file, con pagina superiore di color giallo-verde lucido, e pagina inferiore di color bianco-verde con stomi disposti su 8-14 linee. Le gemme sono ovoidali con apice ottuso, resinose, di color marrone-porpora e con un diametro di 8-9 mm.[4]

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Sono strobili maschili rossi, lunghi fino a 1 cm.[4]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I coni femminili sono ovoidali o oblunghi, talvolta resinosi, lunghi 5-9 cm e larghi 3,5-4 cm, purpurei o blu-scuro. Le brattee sono esposte e relativamente snelle, talvolta a forma di spatola. I semi sono lunghi 13-20 mm, con nocciolo color marrone-porpora scuro e parte alata di colore nero o porpora.[4]

Corteccia[modifica | modifica wikitesto]

La corteccia, di color grigio scuro e glabra, con il trascorrere degli anni diviene solcata.[4]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Cresce in alta montagna a quote di 3000-3600 m, prevalentemente su suoli podzolici, in un clima freddo e umido. Vegeta in foreste pure o in associazione con altre conifere come Picea purpurea, P. asperata, P. neoveitchii, P. brachythyla, Larix potaninii, Abies chensiensis, A. recurvata, Tsuga chinensis e Taxus chinensis; tra le caducifoglie, alcune specie dei generi Betula e Populus, mentre alle quote inferiori importanti sono Fagus engleriana e Davidia involucrata. Tra gli arbusti si annoverano specie dei generi Cotoneaster, Ribes, Spiraea, Rhododendron e Berberis.[1]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Il suo legno, nel passato, veniva sfruttato abbondantemente in edilizia, pratica vietata attualmente dalle leggi conservative promulgate dalle autorità cinesi.[1]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo sfruttamento intensivo del passato si stima che abbia provocato una riduzione della popolazione di circa il 30 % nelle ultime tre generazioni (150 anni); nonostante il bando della deforestazione, questa varietà è ancora sottoposta a rischi specifici, in particolare all'inquinamento industriale che provoca le piogge acide. Viene quindi classificata come specie vulnerabile nella Lista rossa IUCN.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Xiang, Q. & Rushforth, K. 2013, Abies fargesii var. faxoniana, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Pier Luigi Nimis, Nevio Agostini, Marco Verdecchia e Elias Ceccarelli, Guida agli alberi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (PDF), su Dryades project Dipartimento di Scienze della Vita Università di Trieste, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. URL consultato il 20 aprile 2019.
  3. ^ (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 81-82. URL consultato il 20 aprile 2019.
  4. ^ a b c d e f Abies fargesii var. faxoniana, su The Gymnosperm Database. URL consultato il 20 aprile 2019.

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