You Are the Quarry

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You Are the Quarry
album in studio
ArtistaMorrissey
Pubblicazione17 maggio 2004[1]
Durata47:20
Dischi1
Tracce12
Genere[1]Rock alternativo
EtichettaSanctuary/Attack
ProduttoreJerry Finn
Registrazione2003
Morrissey - cronologia
Album precedente
(1997)

You Are the Quarry è il settimo album in studio del cantante inglese Morrissey.

Pubblicato il 17 maggio del 2004 dalla Sanctuary/Attack Records, il disco ha debuttato al numero due nella classifica degli album nel Regno Unito e alla posizione numero 11 negli Stati Uniti, la più alta della sua carriera solista.[2]

Realizzazione[modifica | modifica wikitesto]

"Sono stato preda (quarry, ndr) per tanti anni. E le persone mi hanno colpito così in modo ripetuto. Quindi sì, mi sento molto ferito. Ma questa volta sento che l'album rappresenta qualcosa che in realtà è più profondo di una pura vendetta e riesce ad elevarsi al di sopra e a risolvere tutti quei vecchi conti. Mi sento come se fossi stato in qualche modo vittima. Il che non è davvero divertente."[3] (Morrissey intervistato dal Melody Maker, 1997)

Questo disco, il primo in sette anni, è per molti versi unico rispetto ai lavori precedenti di Morrissey. Musicalmente, la produzione di Jerry Finn, dona all'album un suono molto tradizionale, quasi mainstream e con melodie a metà tra il rock classico e l'indie, tanto che, il primo singolo Irish Blood, English Heart, diviene il più venduto dal cantante nel Regno Unito, raggiungendo la posizione numero 3 nella Official Singles Chart.

Nell'ottobre 2004, l'etichetta (Attack), ha pubblicato una nuova versione dell'album, denominata Deluxe Edition. Due dischi, il secondo del quale, raccoglie le nove b-sides dei primi tre singoli estratti dall'album, più un dvd con i video promozionali dei singoli e delle esibizioni dal vivo, durante lo show televisivo americano The Late Late Show, condotto da Craig Kilborn.

Copertina[modifica | modifica wikitesto]

La copertina ritrae Morrissey in posa da gangster anni '40, con tanto di mitraglietta in mano, fotografato da Greg Gorman. Negli Stati Uniti e in Canada, la foto è stata ritagliata per non mostrare la pistola.[4]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

  1. America Is Not the World - 4:03
  2. Irish Blood, English Heart - 2:37
  3. I Have Forgiven Jesus - 3:41
  4. Come Back to Camden - 4:14
  5. I'm Not Sorry - 4:41
  6. The World Is Full of Crashing Bores - 3:51
  7. How Can Anybody Possibly Know How I Feel? - 3:25
  8. First of the Gang to Die - 3:38
  9. Let Me Kiss You - 3:30
  10. All the Lazy Dykes - 3:31
  11. I Like You - 4:11
  12. You Know I Couldn't Last - 5:51

Deluxe edition[modifica | modifica wikitesto]

CD[modifica | modifica wikitesto]

  1. America Is Not the World - 4:03
  2. Irish Blood, English Heart - 2:37
  3. I Have Forgiven Jesus - 3:41
  4. Come Back to Camden - 4:14
  5. I'm Not Sorry - 4:41
  6. The World Is Full of Crashing Bores - 3:51
  7. How Can Anybody Possibly Know How I Feel? - 3:25
  8. First of the Gang to Die - 3:38
  9. Let Me Kiss You - 3:30
  10. All the Lazy Dykes - 3:31
  11. I Like You - 4:11
  12. You Know I Couldn't Last - 5:51
  13. Don't Make Fun of Daddy's Voice - 2:53
  14. It's Hard to Walk Tall When You're Small - 3:32
  15. Teenage Dad on His Estate - 4:08
  16. Munich Air Disaster 1958 - 2:30
  17. Friday Mourning - 4:08
  18. The Never-Played Symphonies - 3:03
  19. My Life Is a Succession of People Saying Goodbye - 2:55
  20. I Am Two People - 3:55
  21. Mexico - 4:06

DVD[modifica | modifica wikitesto]

  1. Irish Blood, English Heart (video)
  2. First of the Gang to Die (video)
  3. First of the Gang to Die (The Late Late Show, 22 luglio 2004)
  4. I Have Forgiven Jesus (The Late Late Show, 22 luglio 2004)
  5. Let Me Kiss You (The Late Late Show, 22 luglio 2004)

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Ringleader of the Tormentors, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ Passions Just Like Mine - Release Info
  3. ^ Mojo, Giugno 2004
  4. ^ Vulgarpicture - Artwork, su vulgarpicture.com. URL consultato il 25 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2011).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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