Willi Allen

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Willi Allen (Berlino, 26 marzo 1909Berlino, 22 dicembre 1969) è stato un attore e musicista tedesco, il cui padre era originario della Somalia britannica. È il primo attore bambino di parziale origine africana ad acquisire notorietà in Europa nel cinema muto dal 1919 al 1925 (tra i 9 e i 15 anni d'età) e il primo in assoluto cui sia affidato il ruolo di protagonista in un lungometraggio (Der kleine Muck, 1921). Da adulto Allen intraprese la carriera di musicista jazz.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Wilhelm Panzer (questo il vero nome di Willi Allen) nasce a Berlino nel 1909.[1] Entrambi i genitori lavorano nel vaudeville. Il padre, suonatore di banjo, originario della Somalia britannica, ha cittadinanza inglese. Anche la madre, Emmi Panzer, berlinese, è musicista. A 4 anni il bambino già suona musica e compie con disinvoltura i primi passi nel mondo dello spettacolo. I pregiudizi razziali non sono meno forti in Europa, ma mentre in America la realtà della segregazione permette agli attori bambini afroamericani come Ernest Morrison esclusivamente ruoli di supporto, a Willi Allen (suo nome d'arte nel cinema) sono affidate, oltre alle solite parti (spesso non accreditate) di servetto o di piccolo clown, anche alcune riconosciute parti di protagonista, per quanto altrettanto stereotipate nel loro esotismo.[2] La pubblicità del film "Wenn die Liebe nicht wär..." (1920) lo elenca tra i protagonista assieme ad un trio di affermati attori di cabaret, introducendo come "un tempo principe erede di Dahomey, al momento servo". La popolarità è tale che la ditta Sarotti lo prende come testimonial di una propria marca di cioccolatini che ha come logo proprio l'immagine di un servetto nero. Il suo ruolo più celebre è quello di protagonista del film Der kleine Muck (1921), prima versione cinematografica di un popolare favola di Wilhelm Hauff ambientata in Turchia. È in assoluto la prima volta che un attore bambino di parziale origine africana sia fatto il protagonista di una storia rappresentata al cinema.[3] Allen partecipa a numerosi altri film in Germania ed anche in Italia per la serie di Maciste. Con l'adolescenza i ruoli si diradano. Il cinema europeo può riconoscere la dignità di protagonista ad un attore bambino di parziale origine africana, ma ha anch'esso ancora ben poco da offrire a giovani attori di colore, ancor prima che l'avvento del nazismo chiuda loro ogni porta.[4] Per vedere un altro attore bambino in un ruolo protagonistico occorrerà attendere il secondo dopoguerra con Angelo Maggio in Il mulatto (1950) in Italia e la piccola Elfie Fiegert in Toxi (1952) in Germania.

Agli inizi degli trenta comincia intanto per Willi Allen, ora sotto il nome di William "Mac" Allen, una nuova carriera di musicista e direttore di jazz band, inizialmente assieme al famoso virtuoso afro-americano Sidney Bechet, presente in quegli anni in Europa.[5]

Con la salita al potere di Hitler nel 1933, la situazione si fa però subito difficile.[6] Il jazz per i nazisti è musica "degenerata" e le leggi razziali colpiscono individualmente Allen anche come afro-tedesco.[7] Approfittando del passaporto britannico lascia la Germania e lavora in altri paesi europei (Svizzera, Ungheria, Italia) fintanto che è possibile e quindi in Turchia durante gli anni della seconda guerra mondiale.[8]

Nel 1949 Allen torna a Berlino.[9] Il jazz adesso è popolarissimo e richiestissimo, grazie anche all'arrivo di numerosi musicisti afroamericani. Gli anni cinquanta sono un periodo di grande lavoro e successo per la jazz band diretta da Allen.[10] Negli anni sessanta, anche per problemi di alcolismo, Allen lavora molto più saltuariamente. Ricevuta dal governo tedesco una compensazione per le discriminazioni subite durante il periodo nazista e una pensione mensile, Allen si ritira dalle scene.[11]

Muore nel 1969 a Berlino, all'età di 60 anni.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lotz, Black People, p.283.
  2. ^ (EN) Donald Bogle, Toms, Coons, Mulattoes, Mammies & Bucks: An Interpretive History of Blacks in American Films, New York: Continuum, 1973, rev. 200.
  3. ^ (EN) Holmstrom, The Moving Picture Boy, p.42.
  4. ^ (EN) Tina Marie Campt, Other Germans: Black Germans and the Politics of Race, Gender, and Memory in the Third Reich, Ann Arbor: University of Michigan Press, 2005.
  5. ^ Lotz, Black People, p.284.
  6. ^ Lotz, Black People, p.287.
  7. ^ (FR) Petit, Elise e Bruno Giner, Entartete Musik. Musiques interdites sous le IIIe Reich, Paris, Bleu Nuit éditeurs, 2015.
  8. ^ Lotz, Black People, p.289.
  9. ^ Lotz, Black People, p.291.
  10. ^ Lotz, Black People, p.294.
  11. ^ Lotz, Black People, p.295.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) John Holmstrom, The Moving Picture Boy: An International Encyclopaedia from 1895 to 1995, Norwich, Michael Russell, 1996, p. 42.
  • (EN) Rainer E. Lotz, Black People: Entertainers of African Descent in Europe and Germany, 1997, pp. 283-296.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]