Vincenzo Baccalà

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«Difendi tu la mia memoria, io sono innocente.»

Vincenzo Baccalà (Lanciano, 21 marzo 1893Odessa, 29 novembre 1937) è stato un antifascista e comunista italiano. Emigrato in Unione Sovietica, nel periodo delle grandi purghe staliniane venne arrestato, condannato per attività controrivoluzionaria e fucilato. Ottenne la riabilitazione nel 1956.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1893 a Lanciano, comune abruzzese della provincia di Chieti, studente della facoltà di Ingegneria presso il Politecnico di Torino, Vincenzo Baccalà interrompe gli studi per partecipare alla prima guerra mondiale. Ferito, riceve una medaglia d'argento. Iscritto al Partito Socialista, nel 1921 aderisce al Partito Comunista d'Italia nato in quell'anno con la scissione di Livorno. Nel 1922 sposa Pia Piccioni, una ragazza marchigiana che lo seguirà nei suoi spostamenti all'estero e scriverà, anni dopo, una sofferta testimonianza sulle tragiche vicissitudini del marito (vedi citazione in Bibliografia).

Arrestato dalla polizia fascista nel 1925, Baccalà viene rilasciato l'anno seguente e fugge in Francia con la famiglia. Nel 1927, in contumacia, viene condannato a dodici anni di reclusione dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato.[1] Nel 1931, seguendo le direttive del partito, emigra in Unione Sovietica stabilendosi prima a Novorossijsk, poi a Odessa e infine a Mosca.

Nel 1933, per aver espresso critiche alla politica di Stalin, Baccalà viene espulso dal partito, costretto ad allontanarsi e ad abbandonare la famiglia. Nel 1937 è arrestato e accusato di attività controrivoluzionaria. Condannato a morte per trockismo da una commissione OSO[2], viene fucilato, nello stesso anno, a quarantaquattro anni. Nel 1956, dopo la denuncia dei crimini staliniani fatta da Chruščёv al XX Congresso del PCUS, viene riabilitato.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943, Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 144
  2. ^ L'OSO, Osoboe Soveščanie (letteralmente: Conferenza speciale), era una commissione amministrativa, extragiudiziale, formata da tre membri, competenti per territorio: il segretario del partito, il responsabile della NKVD ed il procuratore. Venne largamente utilizzata, per velocizzare le condanne durante le purghe staliniane degli anni trenta.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bigazzi, Francesco e Lehner, Giancarlo (a cura di). Dialoghi del terrore: i processi ai comunisti italiani in Unione Sovietica, 1930-1940. Firenze, Ponte alle Grazie, 1991.
  • Caccavale, Romolo. La speranza Stalin: tragedia dell'antifascismo italiano nell'Urss. Roma, V. Levi, 1989.
  • Caccavale, Romolo. Comunisti italiani in Unione Sovietica: proscritti da Mussolini soppressi da Stalin. Milano, Mursia, 1995. ISBN 88-425-1792-5.
  • Dundovich, Elena. Tra esilio e castigo: il Komintern, il PCI e la repressione degli antifascisti italiani in URSS, 1936-38. Roma, Carocci, 1998. ISBN 88-430-1183-9.
  • Dundovich, Elena e Gori, Francesca. Italiani nei lager di Stalin. Bari, Laterza, 2006. ISBN 88-420-7926-X.
  • Lehner, Giancarlo. La tragedia dei comunisti italiani: le vittime del Pci in Unione Sovietica. Milano, Oscar Mondadori, 2006. ISBN 88-04-55862-8.
  • Zaccaria, Guelfo. A Mosca senza ritorno: duecento comunisti italiani fra le vittime dello stalinismo. Milano, SugarCo, 1983.

Sulla vicenda specifica di Baccalà:

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Vittime italiane dello stalinismo[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]