Villa medicea del Poggio Imperiale

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Coordinate: 43°44′57.02″N 11°14′50.75″E / 43.749172°N 11.24743°E43.749172; 11.24743
Panoramica della villa di Poggio Imperiale
Il primo cortile

La Villa di Poggio Imperiale si trova sul colle di Arcetri, sul sistema del Viale dei Colli a Firenze. Originariamente era una villa medicea chiamata villa di Poggio Baroncelli, anche se oggi è la villa medicea dall'aspetto meno fedele a quello originario. Oggi ospita un educandato femminile e una scuola statale.

Storia

Il Cinquecento

Il nome di Poggio Baroncelli deriva dal nome dei primi proprietari della villa primitiva, che fu venduta ai Salviati nel 1548. Cosimo I la confiscò a Alessandro Salviati nel 1565 per via della sua opposizione al potere mediceo. Cosimo la donò alla figlia Isabella e al marito Paolo Giordano I Orsini. Isabella ebbe una triste sorte, uccisa dal marito nella villa di Cerreto Guidi nel 1576, e la villa passò al figlio della coppia Don Virginio Orsini.

Il Seicento: Maria Maddalena d'Austria e Giulio Parigi

Poggio Imperiale, lunetta novecentesca già alla Villa di Artimino, ispirata a una veduta settecentesca, prima della ristrutturazione neoclassica

Dopo qualche passaggio di proprietà, nel 1618 pervenne a Maria Maddalena d'Austria, sorella dell'imperatore asburgico, la quale sposò il futuro granduca Cosimo II de' Medici. La villa venne accessoriata di altri terreni che ne ingrandirono la tenuta e tra il 1622 e il 1625 fu completamente ristrutturata dall'architetto Giulio Parigi, che raddoppiò verso est il corpo della villa e creò una nuova facciata con una loggetta all'ultimo piano e chiusa ai lati da due basse ali terrazzate.

Dalle ali laterali si dipartiva uno scenografico emiciclo con una balaustra ornata da statue. Al centro del piazzale così delimitato, su un prato, venivano allestite feste e spettacoli all'aperto. Sono rimaste in questa collocazione oggi solo le due statue principali, che decorano l'ingresso monumentale su due massicci piedistalli: Giove saettante di Felice Palma e Ercole che sorregge il cielo di Vincenzo de' Rossi.

Per raccordare la villa alla città fu creato un lungo viale rettilineo monumentale, che taglia tutt'ora il colle di Monticelli arrivando fino a Porta Romana, allora Porta San Pier Gattolino. Questo viale era delimitato da un bosco di cipressi, mentre all'imboccatura inferiore esistevano quattro grandi peschiere con sculture e insegne araldiche, che vennero rimosse nel 1773. Nel 1624 prese il nome di Poggio Imperiale per rimarcare le nobili origini della Granduchessa Maria Maddalena che vi soggiornava.

Fu decorata all'interno da Matteo Rosselli e aiuti, con temi legati alla casata d'Austria e alle eroine bibliche, su specifica richiesta della Granduchessa, e queste opere sono ancora tra i capolavori di questo artista.

Dopo ulteriori ampliamenti (come la sistemazione dei giardini) fu acquistata nel 1659 da Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II de' Medici, che apportò alcuni lavori di miglioramento tramite l'architetto Giacinto Maria Marmi tra il 1681 e il 1683.

Gli ampliamenti settecenteschi

Lapide che ricorda Mozart alla villa

Con l'arrivo dei Lorena la villa viene ulteriormente potenziata, per via della sua vicinanza alla città e contemporaneamente, la sua salubrità per la villeggiatura estiva o autunnale dei granduchi.

Con il Granduca Pietro Leopoldo si ebbero alcuni lavori ad opera di Gaspare Maria Paoletti, che creò i cortili interni al posto dei giardini murati, fece le scuderie e riarredò gran parte delle sale, con decori a stucco dei fratelli Grato e Giocondo Albertolli, vedute marine di Antonio Cioci e scene galanti di Gesualdo Ferri e altre pitture di Filippo Tarchiani. Furono inoltre importate dall'oriente tappezzerie, carte e stoffe indiane e cinesi, che ancora oggi danno un tocco esotico a alcune sale.

Nel 2 aprile 1770 il giovane Wolfgang Amadeus Mozart tenne l'unico concerto a Firenze nella villa, come ricorda una targa nel portico d'ingresso.

La ristrutturazione neoclassica

Nel 1807 Elisa Baciocchi Bonaparte fece eseguire un nuovo ampliamento a Giuseppe Cacialli, mentre il progetto per la nuova facciata risale ai tempi di Maria Luisa di Borbone, secondo l'architetto Pasquale Poccianti. Questi lavori, che diedero alla villa l'attuale aspetto neoclassico, furono completati durante il periodo della Restaurazione con il Granduca Ferdinando III (verso il 1820).

Il portico centrale venne sormontato da una loggia con cinque arcate e un timpano con orologio, mentre al posto delle due ali barocche vennero eretti due massici avancorpi con portici. Con la ristrutturazione settecentesca erano andate perdute numerose cappelle, per questo si provvide a edificare nel braccio di sinistra una nuova cappella, chiamata della Santissima Annunziata: divisa in tre navate e con tribuna semicircolare, conserva la sua decorazione settecentesca con le statue di Francesco Carradori e delle Virtù nelle nicchie, fregi in stucco di Bertel Thorwaldsen raffiguranti episodi biblici sulle pareti e sul soffitto una decorazione a tempera di Francesco Nenci con l'Assunzione della Vergine.

Con il trasferimento della capitale d'Italia Firenze e i lavori di riordino urbanistico della città, la villa si trovò all'interno della zona dei Viali dei Colli, tracciati da Giuseppe Poggi. Dal 1865 divenne Educandato femminile della Santissima Annunziata (trasferito dall'ex- monastero della Santissima Concezione in Via della Scala) e oggi ospita ancora la stessa scuola, diventata poi liceo secondario e aperta a studenti di entrambi i sessi. All'interno conserva anche un piccolo museo con collezioni scientifiche d'epoca.

Ambienti interni

Il Salone delle Feste

L'unica parte antica rimasta della Villa di Poggio Baroncelli è il cortile quadrato che si incontra subito dopo l'ingresso, nucleo originario della primitiva villa. Attorno alle luminose aperture ad arco, chiuse da vetrate, si estendono quattr corridoi decorati da busti antichi inseriti in cornici, nicchie e volute di epoca settecentesca. Questa significativa collezione di sculture fu portata a Firenze da Vittoria della Rovere, ultima erede dei duchi d'Urbino.

Al primo piano l'ambiente più importante è lo scenografico Salone delle feste, edificato tra il 1776 e il 1783 e decorato da stucchi in prevalenza di colore bianco.

Nell'adiacente quartiere cinese si trovano le quattro stanze decorate verso il 1775 con carte cinesi dipinte a mano, realizzate in rotoli nei laboratori di Canton specializzati in produzione per le esportazioni, allora molto fiorenti per la moda delle cineserie in Europa. Nei raffinati dipinti è rappresentato un mondo idealizzato e fiabesco, con fiori, uccelli esotici, scene quotidiane spesso mutuate dalla letteratura. Una quinta sala era originariamente rivestita da 88 quadretti (circa 20x30 cm. ciascuno) con scene quotidiane e attività lavorative cinesi: provenienti forse da una serie in album, si trovavano in villa almeno dal 1784 e furono successivamente rimossi; oggi ne sono esposti una ventina in cornici dorate ed è in corso il loro restauro nella prospettiva di una risistemazione secondo la disposizione originaria.

Curiosità

Quadretti cinesi, probabilmente della stessa provenienza di quelli della Villa, furono donati dal Granduca Pietro Leopoldo alla sorella Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, la quale li collocò nella Villa Favorita di Resìna. Da qui vennero poi in parte portati a Palermo e oggi sono conservati nel Palazzo Reale e nella Palazzina Cinese.

Altre immagini

Altri progetti

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