Utente:Rosso Veneziano/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca


Il 2 marzo 1796 Napoleone Bonaparte assumeva il comando dell'Armée d'Italie ed iniziava così la Campagna d'Italia del 1796-1797.

Sconfitto il Regno del Piemonte, con l'armistizio di Cherasco Napoleone si garantiva il libero accesso verso il Ducato di Milano, che era all'epoca un possedimento degli Asburgo, dal quale gli asburgici furono rapidamente estromessi. Per rallentare l'avanzata napoleonica violarono la neutralità della Repubblica di Venezia e si attestarono nelle fortezze del Quadrilatero. A fine maggio tuttavia, detenevano solo Mantova, che fu posta sotto assedio.

Fu sul controllo di quest'ultima piazzaforte che dipesero le sorti di tutta la campagna d'Italia.

La campagna di von Wurmser (agosto 1796)[modifica | modifica wikitesto]

Feldmaresciallo Dagobert Sigmund von Wurmser (1724–1797)

Temendo di esser cacciato fuori dall'Italia, il Sacro Romano Impero inviò rinforzi in Trentino, al comando del feldmaresciallo Dagobert von Wurmser, per sferrare un'offensiva contro l'Armata d'Italia e rompere l'assedio alla fortezza di Mantova. A fine luglio gli imperiali passarono all'attacco scendendo, divisi in varie colonne, lungo i due lati del lago di Garda; il generale Bonaparte resosi conto del pericolo, tolse l'assedio da Mantova, e con tutte le sue forze andò incontro al nemico, che sconfisse separatamente; il 3 agosto nella battaglia di Lonato (Peter von Quosdanovich) e il 5 agosto nella battaglia di Castiglione (von Wurmser).

.
La battaglia di Castiglione fu una pesante sconfitta per von Wurmser
La battaglia di Rovereto

Von Wurmser, duramente sconfitto, si ritirò a Trento, dove riorganizzò le sue forze. Fece quindi un nuovo tentativo di raggiungere Mantova, questa volta attraverso la Valsugana.

Nel 1796 gli Schützen erano nel Corpo Tirolese ai comandi del generale Paul Davidovich, che fu impegnato in battaglie con alterne fortune.

La guerra in Trentino[modifica | modifica wikitesto]

Al generale Paul Davidovich fu assegnato il compito di difendere Trento e la Valle dell'Adige, ma il 4 settembre fu sconfitto da Napoleone e De Vabois nella battaglia di Rovereto e dovette ritirarsi a nord permettendo ai francesi di occupare Trento e di insediarsi a Lavis (allo sbocco della Val di Cembra). Qui fu lasciato un distaccamento al comando di De Vabois: nel mentre Napoleone col grosso delle forze si lanciava all'inseguimento do von Wursmer che l'8 settembre fu sconfitto nella battaglia di Bassano. Gli austriaci furono così tagliati fuori dalle proprie linee di rifornimento, von Wurmser riuscì a raggiungere Mantova dove il 15 settembre venne accerchiato; i francesi ripresero l'assedio della fortezza. La sua presenza aggravò la situazione degli assediati a cui difettavano i rifornimenti.

La campagna di von Berberek (ottobre, novembre 1796)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Caldiero (1796) e Battaglia del Ponte di Arcole.
Il feldmaresciallo Joseph Alvinczy von Berberek, a partire dal Novembre 1796 condusse un nuovo tentativo di rompere l'assedio di Mantova

Dopo gli sviluppi di settembre, si aprì un limitato periodo di tregua rotto dalle vittorie austriache sul fronte del Reno che permisero al consiglio aulico, dopo il 2 ottobre 1796, di inviare nuove truppe in Italia.[1]

L'armata francese intanto, con 14.000 malati e 9.000 uomini acquartierati attorno a Mantova su un totale di 41.400 effettivi, venne posizionata da Napoleone in modo tale da prevenire nuovi attacchi austriaci: la divisione di de Vaubois (circa 10.000 uomini) si schierò a Lavis nella valle dell'Adige, allo sbocco della Val di Cembra per bloccare gli accessi al lago di Garda. Masséna occupò Bassano del Grappa; a capo della guarnigione assediante Mantova fu messo Kilmaine, essendo Sérurier ancora ammalato, mentre il quartier generale si insediò a Verona, affiancato dalla divisione di Augereau in qualità di riserva. Ad ottobre i francesi dovettero occuparsi anche degli stati italiani, capeggiati dal papa, che cospiravano per una loro cacciata dalla penisola italiana. Per tutta risposta il Ducato di Modena e Reggio venne occupato, a Genova fu installata una base militare, e il 10 ottobre il papa venne isolato con la firma di un trattato franco-siculo-napoletano.[2] Il 15 ottobre nacque inoltre a Milano la Repubblica Transpadana, subito seguita dalla Repubblica Cispadana con cui si fuse nel giugno 1797 per dar vita alla Repubblica Cisalpina.[3]

Con 46.000 soldati, il nuovo comandante in capo austriaco, Joseph Alvinczy von Berberek, e Paul Davidovich erano, verso la fine di ottobre, pronti per passare all'offensiva. I loro obiettivi erano innanzitutto Trento e Bassano del Grappa, quindi l'esercito, diviso inizialmente in due colonne, si sarebbe riunito a Verona, da dove avrebbe proseguito per Mantova. Vennero messi in moto meccanismi per illudere Napoleone che l'unica minaccia fosse stata rappresentata dai 28.000 uomini di von Berberek marcianti su Bassano, sperando che al momento opportuno un attacco di Davidovich su Trento avrebbe mandato in panico l'armata d'Italia.[4]

La battaglia di Cembra assunse un ruolo importante nella memorialistica degli Schützen, si trattò tuttavia di uno scontro di minore importanza e privo di conseguenze di rilievo

Quando le colonne austriache si misero in marcia ai primi di novembre, von Berberek si rallegrò del fatto che Bonaparte spostò de Vaubois a Trento per eliminare le, secondo lui, deboli unità nemiche in avanzata; tuttavia, quando giunsero ai francesi i primi rapporti sulle ricognizioni risultò più chiara a Napoleone l'entità del nemico. Egli cambiò quindi immediatamente i suoi piani ordinando a Vaubois di tenere il più possibile la posizione fino a quando non fosse stato sconfitto von Berberek.

La colonna al comando di Davidovich, forte di 10.000 effettivi, attaccò de Vaubois il 2 novembre a Cembra.[5] De Vaubois fu costretto ritirarsi a sud[5] e perdette in 5 giorni 4.400 soldati e 6 cannoni mentre gli austriaci contarono 2.000, tra morti e feriti gravi, e 1.500 prigionieri;[6] riusci a fermare l'avanzata di Davidovich a Rivoli Veronese.

Napoleone al Ponte di Arcole in un'opera di Antoine-Jean Gros

Von Beberek il 6 novembre, era riuscito a respingere Andrea Massena sia a Fontaniva che a Bassano del Grappa rinvigorito anche dalla presa di Trento e Rovereto che Vaubois non era riuscito a difendere. Di fronte a questa situazione, Napoleone ordinò a Masséna ed Augereau di mettersi in una posizione più sicura dietro l'Adige, e prelevò due brigate da Mantova per rinforzare le unità di Vaubois.[7] L'inspiegabile inattività di Davidovich riscontrata il 7, 8 e 9 novembre incoraggiò Bonaparte a tentare un attacco al fianco destro di von Berberek con 13.000 uomini, il 12 novembre, a Caldiero, risoltosi con una sconfitta.[8] L'ultima possibilità di evitare il ricongiungersi delle armate austriache con una conseguente probabile perdita delle conquiste italiane[9] era quella di battere, con gli ultimi 18.000 soldati di Augereau e Masséna, i 23.000 di von Berberek in una battaglia decisiva. Napoleone mise in piedi un piano per prendere Villanova di San Bonifacio, sperando così di ingaggiare battaglia con von Berberek nella zona paludosa tra i fiumi Alpone e Adige vanificando la superiorità numerica austriaca.[10]

Il 14 novembre le avanguardie di von Berberek giunsero in vista di Villanova. Dal 14 al 15 novembre infuriò la decisiva battaglia di Arcole, sconfitto, von Berberek ordinò la ritirata su Vicenza a tutto l'esercito.[11] Anche Davidovich venne quindi respinto e dovette ritirarsi a Trento.[12]

A prezzo di 4.500 morti in tre giorni di combattimenti, Napoleone aveva definitivamente stroncato il tentativo di von Berberek di riunirsi con Davidovich. Con 7.000 uomini in meno, morti ad Arcole, von Berberek riuscì a malapena a ritornare a Trento.[12]

Gli ultimi sforzi austriaci sarebbero stati resi vani nella successiva battaglia di Rivoli a cui seguì dopo alcuni giorni la caduta di Mantova, determinando di fatto il completo possesso francese dell'Italia settentrionale.

altro[modifica | modifica wikitesto]

https://books.google.it/books?id=RJzkg6o_dm4C&pg=PA92&lpg=PA92&dq=tirol+underdevelopment&source=bl&ots=N2xvqg0U7s&sig=ACfU3U3ywyyKH1bPwGVQqcpS-xb1NIhpsg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiD87regK3lAhUVAxAIHeqmB00Q6AEwBHoECAkQAQ#v=onepage&q=tirol%20underdevelopment&f=false


Naturalmente, secondo la versione riportate nella letteratura nazionalistico-patriottica fu per merito della "battaglia" di Spinga che il che il Tirolo fu liberato, in quanto il generale Joubert fu costretto alla fuga.

Già nel 1798 apparve una relazione sulla Landsturm del Tirolo del consigliere generale del paesaggio Karl von Eiberg, che enfatizzava in modo doveroso e di parte la proporzione delle proprietà del paese. Per usare le dure parole di Joseph von Hormayr - "lode dogmatica e quindi relazione non veritiera" sottolinea con enfasi che con le armi tirolesi agisce e "con la paura, in cui i nemici del popolo = Aufstand sono stati cacciati in massa, l'intero Tirolo tedesco fu liberato e i nemici costretti a cercare la loro salvezza nella fuga più precipitose attraverso la val Pusteria e la Carinzia". Von Eiberg arrivò persino a dichiarare gli eventi tirolesi come "anche nella storia dell'Europa grande e indimenticabile"; a suo avviso, il Preliminare di Leoben nacque solo a causa dell'impressione degli eventi tirolesi.

Tuttavia, va notato che Joubert non intendeva occupare o prendere possesso della terra. L'obiettivo della sua marcia verso la Carinzia era la messa in sicurezza del fianco napoleonico nella sua marcia verso la Carinzia e la riunione della sua armata con il grosso dell'esercito napoleonico, obiettivo raggiunto. Non sorprende che, da parte francese, l'attraversamento del Tirolo sia considerato un successo, in cui le truppe francesi si difesero coraggiosamente contro un avversario superiore numericamente e avvantaggiato dalla conoscenze del territorio.


« La fille de Spinges » représente un cas fort intéressant de construction de légende. Lors de la bataille de Spinges, en 1797, une jeune femme décrite selon les sources comme « servante » ou « fille de paysan » aurait du haut de l’enceinte du cimetière de la localité brandi une fourche contre les assaillants français et en aurait tué trois. M. Lanzinger et R. Sarti montrent admirablement combien les sources sont dès le départ si ce n’est contradictoires, du moins ténues et comment les « historiens » avancent des éléments dont ils n’ont aucune preuve et qu’ils ne cherchent d’ailleurs pas à démontrer, comment la légende naît et peut suivant les besoins se transformer. Elles montrent clairement comment une  héroïne est construite. Cet épisode qui se déroule bien avant la rébellion menée par Andreas Hofer est réactivé dès qu’il s’agit d’appeler à la résistance les Tyroliens face aux adversaires du moment et cela pendant plus de deux siècles. Dans l’affaire de la « fille de Spinges », dont l’existence même n’est pas réellement avérée, le plus étonnant est que cette femme n’est dotée d’un nom, Katharina Lanz, et d’une biographie qui permet d’entretenir le souvenir dans plusieurs communes du Tyrol, qu’en 1870, à un moment où la question nationale commence à devenir un enjeu capital dans la région et dans l’empire des Habsbourg.

Fin da subito le fonti si rivelarono contraddittorie, quantomeno deboli e come gli "storici" presentino fatti sui quali non hanno alcuna prova e che non cercano Inoltre, ne cercano inoltre di dimostrare , come nasce la leggenda e può cambiare in base alle esigenze.

Mostrano chiaramente come si "costruisce" un'eroina. Questo episodio, che si svolge molto prima dell'insorgenza guidata da Andreas Hofer, viene riesumata non appena si tratta di chiamare la resistenza tirolese agli avversari del momento per più di due secoli. Nel caso della "figlia di Spinges", la cui esistenza non è realmente provata, la cosa più sorprendente è che questa donna abbia un nome (Katharina Lanz) e una biografia che consenta conservare la memoria in diversi comuni del Tirolo, quello nel 1870, proprio in un momento in cui la questione nazionale inizia a diventare un problema di capitale nella regione e nell'impero asburgico.



Sandbox[modifica | modifica wikitesto]

---

Lien externe[modifica | modifica wikitesto]


MO[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Polo was born in 1254[13] libro divulgativo
  • His exact date and place of birth [14] Articolo del 2010
  • September 15[15][16] but that date is not endorsed by mainstream scholarship.[senza fonte]
  • Venice,[14][17] [14]
  • island of Korčula.Template:Sfn[14] (portal of Scientifc studies of Croatia)[18] (libro per bambini)
  • [19] (libro storico sulla Cina - non approfondice il tema)
  • Dalmatian origin.[13](libro divulgativo) [14] (vedi sopra) [20] (libro del 1780)
  • Revisione paritaria.[21]

Altro[modifica | modifica wikitesto]


"“Ad esempio la vaccinazione antivaiolosa non ha effetti negativi se la persona viene educata antroposoficamente; fa male solo a chi cresce con pensieri materialistici. Allora il vaccino diviene una specie di forza ahrimanica; l'uomo non può più liberarsi da un determinato sentire materialista. (...) Egli diventa materialista di costituzione, non può più innalzarsi allo spirituale[9]”."


http://www.centroexcalibur.it/malattie-esantematiche/

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chandler 2006, p. 156.
  2. ^ Il trattato sanciva la neutralità del Regno di Napoli e il suo impegno a liberare i francesi rinchiusi nelle carceri per motivi politici e a versare all'erario francese una forte somma in denaro. In cambio, il Direttorio prometteva di non intraprendere azioni politiche e militari nell'Italia meridionale. Vedi Chandler 2006, p. 158, nota 33.
  3. ^ Chandler 2006, pp. 157-159 e nota 34.
  4. ^ Chandler 2006, pp. 159-160.
  5. ^ a b (FR) Jacques-Olivier Boudon, Jacques Garnier, La campagne d'Italie 3 : Vers la paix de Campoformio, in Napoléon Ier: Le magazine du Consulat et de l'Empire, n. 26, 2004, pp. 44-52.
  6. ^ (EN) Digby Smith, The Greenhill Napoleonic Wars Data Book - Actions and Losses in Personnel, Colours, Standards and Artillery, 1792-1815, Greenhill Books, 1998, p. 127, ISBN 1-85367-276-9.
  7. ^ Chandler 2006, p. 160.
  8. ^ Chandler 2006, pp. 161-162.
  9. ^ Napoleone, dopo Caldiero, scrisse al Direttorio:

    «Forse è suonata l'ora dell'eroico Augereau, dell'intrepido Masséna ed anche quella della mia morte. Siamo abbandonati in mezzo all'Italia»

    Egli inoltre scrisse a sua moglie Giuseppina di trasferirsi da Milano a Genova. Vedi Chandler 2006, p. 162.
  10. ^ Chandler 2006, pp. 162-164.
  11. ^ Chandler 2006, pp. 170-171.
  12. ^ a b Chandler 2006, pp. 171-172.
  13. ^ a b Italiani nel sistema solare di Michele T. Mazzucato
  14. ^ a b c d e (Croatian) Ivan Peklić, Marko Polo - Svjetski Putnik, in Metodički ogledi, vol. 17, n. 1-2, Ivan Zakmardi Dijankovečki Gymnasium, 2011, p. 50. Lingua sconosciuta: Croatian (aiuto)
  15. ^ Marco Polo: The Connection with Greek Spirit, Gregory Zorzos - 2009.
  16. ^ Marco Polo, Jim Ollhoff, 2014.
  17. ^ Bergreen,  p. 25 (online copy pp. 24–25)
  18. ^ Marco Polo and the Silk Road to China by Michael Burgan, Compass Point Books, ISBN 0756501806, p. 7
  19. ^ Timothy Brook, The Troubled Empire: China in the Yuan and Ming Dynasties, 2010, ISBN 9780674046023, p. 24
  20. ^ (Italian) Giuseppe Bettinelli, Dizionario Storico-Portatile Di Tutte Le Venete Patrizie Famiglie, Venice, 1780, p. 126.
    «Vennero dalla Dalmazia»
    Lingua sconosciuta: Italian (aiuto)
  21. ^ Olga Orlić (Institute for Anthropological Research, Zagreb, Croatia), The curious case of Marco Polo from Korčula: An example of invented tradition, Journal of Marine and Island Cultures, Volume 2, Issue 1, June 2013, Pages 20–28


Errore nelle note: Sono presenti dei marcatori <ref> per un gruppo chiamato "N" ma non è stato trovato alcun marcatore <references group="N"/> corrispondente