Utente:Marcel Bergeret/Haiti

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Perdita della parte spagnola dell'isola[modifica | modifica wikitesto]

Boyer perse il sostegno interno e fu costretto alle dimissioni nel 1843, venendo sostituito come presidente da Charles Rivière-Hérard.[1] Le forze nazionaliste dominicane nella Hispaniola orientale guidate da Juan Pablo Duarte presero il controllo di Santo Domingo il 27 febbraio 1844.[1] Le forze haitiane, impreparate, capitolarono ai ribelli, ponendo fine al dominio haitiano dell'Hispaniola orientale. A marzo Rivière-Hérard tentò d'imporre nuovamente la sua autorità, ma i domenicani si opposero duramente e inflissero pesanti perdite.[2] Rivière-Hérard fu costretto alle dimissioni e sostituito con l'anziano generale Philippe Guerrier, che assunse la presidenza il 3 maggio 1844.

Guerrier morì nell'aprile 1845 e gli successe il generale Jean-Louis Pierrot.[3] Il compito più urgente di Pierrot come nuovo presidente era di contenere le incursioni dei dominicani, che provocavano scaramucce con le truppe haitiane.[3] Inoltre, navi da guerra dominicane compivano depredazioni sulle coste di Haiti.[3] Il presidente Pierrot decise di attaccare i domenicani, che considerava semplici ribelli, tuttavia l'offensiva haitiana del 1845 fu fermata alla frontiera.[2]

Il 1° gennaio 1846 Pierrot annunciò una nuova campagna per reimporre la sovranità haitiana sull'Hispaniola orientale, ma i suoi ufficiali e uomini accolsero i nuovi ordini con disprezzo.[2] Così, un mese dopo, a febbraio, quando Pierrot ordinò alle sue truppe di marciare contro i domenicani, l'esercito haitiano si ammutinò e i suoi soldati proclamarono il suo rovesciamento da presidente della repubblica.[2] Il nuovo presidente, il generale Jean-Baptiste Riché, pose fine al tentativo di guerra contro i dominicani, data l'assenza di sostegno interno.[2]

Secondo Impero (1849–1859)[modifica | modifica wikitesto]

Faustin I, da The Illustrated London News, 16 febbraio 1856

Il 27 febbraio 1847 il presidente Riché morì dopo solo un anno al potere e fu sostituito da un ufficiale poco conosciuto, il generale Faustin Soulouque.[1] Durante i suoi primi due anni di presidenza, questi patì una grande opposizione interna e diversi tentativi di destituzione, per cui la questione domenicana fu accantonata.[2] Ma quando nel 1848 la Francia riconobbe infine la Repubblica Dominicana come stato libero e indipendente e firmò un trattato preliminare di pace, amicizia, commercio e navigazione, Haiti protestò immediatamente, sostenendo che il trattato era un attacco alla loro stessa sicurezza.[2] Soulouque decise di invadere la nuova Repubblica prima che la Francia potesse ratificare il trattato.[2]

Il 21 marzo 1849 i soldati haitiani attaccarono la guarnigione domenicana a Las Matas. I difensori non opposero quasi resistenza prima di abbandonare le armi. Soulouque insistette, conquistando San Juan. Ciò lasciò la città di Azua come ultima roccaforte dominicana tra l'esercito haitiano e la capitale. Il 6 aprile Azua cadde in mano all'esercito haitiano, composto da 18.000 uomini, che soverchiò quello dominicano di 5.000 uomini.[4] La strada per Santo Domingo era ormai sgombra. Ma la notizia del malcontento esistente a Port-au-Prince, che raggiunse Soulouque, arrestò i suoi ulteriori progressi e lo indusse a tornare con l'esercito nella sua capitale.[5]

Incoraggiati dall'improvvisa ritirata dell'esercito haitiano, i domenicani contrattaccarono. La loro flottiglia arrivò fino a Dame-Marie, che saccheggiarono e diedero alle fiamme.[5] Soulouque, ora proclamatosi imperatore Faustin I, decise di iniziare una nuova campagna contro i dominicani e nel 1855 invase nuovamente il territorio della Repubblica Dominicana. Tuttavia, a causa di una preparazione insufficiente, l'esercito fu presto privo di vettovaglie e munizioni[5] e l'imperatore dovette rinunciare ancora una volta all'idea di un'isola unificata sotto il controllo di Haiti.[5] Dopo questa campagna, Gran Bretagna e Francia intervennero e ottennero un armistizio a nome dei domenicani, che dichiararono l'indipendenza come Repubblica Dominicana.[5]

Le sofferenze patite dai soldati durante la campagna del 1855, le perdite e i sacrifici inflitti al paese senza alcun compenso né risultato pratico provocarono grande malcontento.[5] Nel 1858 iniziò una rivoluzione, guidata dal generale Fabre Geffrard, duca di Tabara. Nel dicembre dello stesso anno, Geffrard sconfisse l'esercito imperiale e prese il controllo della maggior parte del paese.[1] Di conseguenza, l'imperatore abdicò il 15 gennaio 1859. Faustin partì per l'esilio a bordo di una nave da guerra britannica il 22 gennaio 1859 e il generale Geffrard gli succedette come presidente.

Fine del XIX secolo-inizio del XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Il capitano tedesco Thiele della Charlotte consegna l'ultimatum tedesco il 6 dicembre 1897 durante l'affare Lüders

Il periodo successivo al rovesciamento di Soulouque fino alla fine del secolo fu turbolento per Haiti, con una grande instabilità politica. Il presidente Geffrard fu rovesciato con un colpo di Stato nel 1867,[6] così come il suo successore, Sylvain Salnave, nel 1869.[7] Sotto la presidenza di Michel Domingue (1874–76) le relazioni con la Repubblica Dominicana furono notevolmente migliorate dalla firma di un trattato, in cui entrambe le parti riconoscevano l'indipendenza dell'altra, ponendo fine ai sogni haitiani di dominare l'intera Hispaniola. In questo periodo si verificò anche una certa modernizzazione dell'economia e delle infrastrutture, specialmente sotto le presidenze di Lysius Salomon (1879–88) e Florvil Hyppolite (1889–96).[8]

Le relazioni di Haiti con le potenze straniere erano spesso tese. Nel 1889 gli Stati Uniti tentarono di costringere Haiti a consentire la costruzione di una base navale a Môle-Saint-Nicolas, alla quale si oppose fermamente il presidente Hyppolite.[9] Nel 1897 i tedeschi usarono la diplomazia delle cannoniere per intimidire prima e umiliare poi il governo haitiano del presidente Tirésias Simon Sam (1896-1902) durante l'Affare Lüders.[10]

Nei primi decenni del XX secolo, Haiti visse una grande instabilità politica ed era fortemente indebitata con Francia, Germania e Stati Uniti. Si susseguirono una serie di presidenze di breve durata: il presidente Pierre Nord Alexis fu costretto a lasciare il potere nel 1908,[11][12] così come il suo successore François C. Antoine Simon nel 1911.[13] Il presidente Cincinnato Leconte (1911-1912) fu ucciso da un'esplosione (forse deliberata) avvenuta nel Palazzo Nazionale;[14] Michel Oreste (1913–14) fu estromesso con un colpo di Stato, così come il suo successore Oreste Zamor nel 1914.[15]

Occupazione degli Stati Uniti (1915-1934)[modifica | modifica wikitesto]

Marines statunitensi e la loro guida alla ricerca di combattenti haitiani Cacos contro l'occupazione statunitense di Haiti, 1919 circa.

La Germania aumentò la sua influenza ad Haiti in questo periodo, con una piccola comunità di coloni tedeschi che esercitavano un'influenza sproporzionata nell'economia di Haiti.[16][17] L'influenza tedesca suscitò ansie negli Stati Uniti, anch'essi grandi investitori nel paese e che intendevano far rispettare la dottrina Monroe, impedendo a ogni potenza europea di immischiarsi negli affari interni di qualsiasi nazione americana.[1][17] Nel dicembre 1914 gli statunitensi requisirono 500.000 dollari della Banca nazionale haitiana, ma anziché usarli come parziale rimborso del debito, li custodirono a New York sfruttandoli per controllare la banca haitiana, estromettendo le altre potenze creditrici e creando le condizioni per una stabilità finanziaria e il rimborso del debito.[18]

Nel 1915 il nuovo presidente di Haiti, Vilbrun Guillaume Sam, cercò di rafforzare il suo instabile governo con un'esecuzione di massa di 167 prigionieri politici. L'indignazione per gli omicidi portò a rivolte e Sam fu catturato e ucciso dalla folla.[17][19] Temendo un possibile intervento straniero o l'emergere di un nuovo governo guidato dal politico haitiano Rosalvo Bobo, avverso agli Stati Uniti, il presidente di questi ultimi, Woodrow Wilson, inviò marines ad Haiti nel luglio 1915. L'USS Washington arrivò a Port-au-Prince nel tentativo di ristabilire l'ordine e proteggere gli interessi degli Stati Uniti. In pochi giorni i Marines presero il controllo della capitale e delle banche e della dogana ivi presenti. I Marines dichiararono la legge marziale e instaurarono una severa censura della stampa. In poche settimane gli Stati Uniti fecero insediare un nuovo presidente haitiano a loro favorevole, Philippe Sudré Dartiguenave, e redassero una nuova costituzione (scritta dal futuro presidente Franklin D. Roosevelt) che includeva una clausola che consentiva, per la prima volta, la proprietà straniera di terreni ad Haiti, aspramente osteggiata dal parlamento e dai cittadini haitiani.[17][20]

Il corpo del leader caco Charlemagne Péralte in mostra dopo la sua esecuzione da parte delle forze statunitensi; l'immagine si rivelò controproducente, perché la somiglianza con la deposizione di Gesù diede a Péralte l'aura di martire nazionale

L'occupazione statunitense migliorò le infrastrutture e il potere centrale di Haiti a Port-au-Prince.[17] Molti dei lavori furono realizzati con il sistema della corvée, per cui il governo e le forze di occupazione prelevavano con la forza persone dalle loro case e fattorie, sotto la minaccia delle armi se necessario, per portarle a lavorare nei cantieri; ciò provocò grande risentimento nella popolazione haitiana.[21][17] L'introduzione del sisal e l'aumento della produzione di zucchero e cotone anche per l'esportazione migliorarono la situazione economica.[22] Nelle zone rurali, la popolazione haitiana era in gran parte opposta ai cambiamenti sostenuti dagli Stati Uniti, mentre le classi abbienti urbane, tipicamente di razza mista, accoglievano con favore la crescita economica, ma volevano un maggiore peso politico.[1] Coalizzandosi, riuscirono a mettere fine all'occupazione nel 1934, sotto la presidenza di Sténio Vincent (1930–41).[1][23] Il paese era ancora debitore, anche se meno a causa della maggiore prosperità, e un funzionario statunitense si occupò del bilancio statale fino al 1941.[24][1]

I marines statunitensi agivano con uno speciale tipo di paternalismo nei confronti degli haitiani "espresso nella metafora del rapporto di un padre con i suoi figli".[25] L'opposizione armata alla presenza statunitense fu guidata dai cacos al comando di Charlemagne Péralte; la sua cattura ed esecuzione nel 1919 gli valse l'aura di martire nazionale.[26][1][17] Cifre ufficiali di parte statunitense sugli haitiani uccisi durante i 20 mesi di agitazione attiva oscillano tra i 2.250 e i 3.250. Storici haitiani hanno affermato che il numero reale era molto più alto, ma su questo non vi è consenso della maggior parte degli storici al di fuori di Haiti.[27]

Era post-occupazione (1934-1957)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che le forze statunitensi se ne andarono nel 1934, il dittatore dominicano Rafael Trujillo usò il sentimento antihaitiano come strumento nazionalista. In un evento che divenne noto come il massacro del prezzemolo, ordinò al suo esercito di uccidere gli haitiani che vivevano in Repubblica Dominicana.[28][29] Tra i 20.000 e i 30.000 haitiani furono picchiati e uccisi prevalentemente con baionette; molti corpi furono ammassati in mare, dove furono divorati dagli squali.[30]

Il presidente haitiano Vincent divenne sempre più dittatoriale e si dimise sotto la pressione degli Stati Uniti nel 1941, sostituito da Élie Lescot (1941–46).[31] Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, Lescot dichiarò guerra al Giappone (8 dicembre), alla Germania (12 dicembre), all'Italia (12 dicembre), alla Bulgaria (24 dicembre), all'Ungheria (24 dicembre) e alla Romania (24 dicembre).[32] Di questi sei paesi dell'Asse, solo la Romania ricambiò, dichiarando guerra ad Haiti lo stesso giorno (24 dicembre 1941).[33] Il 27 settembre 1945[34] Haiti divenne un membro fondatore delle Nazioni Unite (Haiti lo era stato anche della Società delle Nazioni).[35][36]

Nel 1946 Lescot fu rovesciato dai militari, e Dumarsais Estimé divenne il nuovo presidente (1946-1950).[1] Cercò di migliorare l'economia e l'istruzione e di rafforzare il ruolo degli haitiani neri; tuttavia, mentre cercava di consolidare il suo governo, anche lui fu rovesciato da un colpo di Stato guidato da Paul Magloire, che lo sostituì come presidente (1950-1956).[1][37] Fermamente anticomunista, fu sostenuto dagli Stati Uniti; turisti statunitensi iniziarono a visitare Haiti.[38] L'area del lungomare di Port-au-Prince fu riqualificata per consentire ai passeggeri delle navi da crociera di camminare dai moli alle attrazioni culturali. Celebrità come Truman Capote e Noël Coward visitarono Haiti; l'epoca è ritratta nel romanzo di Graham Greene del 1966 I commedianti.[39]

Dinastia Duvalier (1957–1986)[modifica | modifica wikitesto]

"Papa Doc" Duvalier nel 1968

Nel 1956–57 Haiti subì gravi disordini politici; Magloire fu costretto a dimettersi e lasciare il Paese nel 1956, seguirono quattro presidenze di breve durata.[1] Nelle elezioni del settembre 1957 il dottor François Duvalier fu eletto presidente di Haiti. Conosciuto come "Papa Doc" e inizialmente popolare, Duvalier rimase presidente fino alla sua morte nel 1971.[40] Favorì gli interessi dei neri nel settore pubblico, che era stato progressivamente occupato da persone meticce, espressione delle classi abbienti urbane.[1][41] Non fidandosi dell'esercito, nonostante le sue frequenti epurazioni di ufficiali ritenuti sleali, Duvalier creò una milizia privata nota come Tontons Macoutes, che manteneva l'ordine terrorizzando la popolazione e gli oppositori politici.[40] Nel 1964 Duvalier si autoproclamò "Presidente a vita"; una rivolta contro il suo governo quell'anno a Jérémie fu violentemente repressa, con i capi giustiziati pubblicamente e centinaia di cittadini meticci uccisi nella città.[40] La maggior parte della classe istruita e professionale iniziò a lasciare il paese e la corruzione si diffuse.[1][40] Duvalier cercò di creare un culto della personalità, identificandosi con il baron Samedi, uno dei loa (o lwa), o spiriti, del vudù haitiano. Nonostante gli abusi ben noti del suo governo, il fermo anticomunismo di Duvalier gli valse il sostegno degli Stati Uniti, che fornirono aiuti al paese.[40][42]

Nel 1971 Duvalier morì, e gli successe il figlio Jean-Claude Duvalier, soprannominato 'Baby Doc', che rimase al potere fino al 1986.[43][40] Sostanzialmente continuò le politiche del padre, anche se ridusse alcuni dei peggiori eccessi per ottenere una certa rispettabilità internazionale.[1] Il turismo, caduto in picchiata ai tempi di Papa Doc, tornò ad essere un'industria in crescita.[39] Tuttavia, poiché l'economia continuava a peggiorare, la presa di Baby Doc sul potere iniziò a indebolirsi. Tutti i suini allevati ad Haiti dovettero essere abbattuti a seguito di un'epidemia di peste suina alla fine degli anni '70, causando difficoltà alle comunità rurali che li usavano come investimento.[1][44] L'opposizione divenne più visibile, rafforzata da una visita nel Paese di Papa Giovanni Paolo II nel 1983, che criticò pubblicamente il presidente.[45] Manifestazioni si verificarono a Gonaïves nel 1985 e si diffusero poi in tutto il paese; sotto la pressione degli Stati Uniti, Duvalier lasciò il paese per la Francia nel febbraio 1986.

In totale, si stima che durante il regime dei Duvalier furono uccisi da 40.000 a 60.000 haitiani.[46] Le intimidazioni e le esecuzioni provocarono l'esodo di molti intellettuali haitiani, impoverendo la classe dirigente del paese.[47]

Dopo i Duvalier (1986-2004)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la partenza di Duvalier, il capo dell'esercito, il generale Henri Namphy, guidò un nuovo Consiglio direttivo nazionale.[1] Le elezioni previste per il novembre 1987 furono annullate dopo che decine di abitanti furono fucilati nella capitale da soldati e Tontons Macoutes.[48][1] Nel 1988 si tennero elezioni farsa, in cui votò solo il 4% della cittadinanza.[49][1] Il neoeletto presidente, Leslie Manigat, fu destituito alcuni mesi dopo nel colpo di Stato del giugno 1988.[1][50] Un altro colpo di Stato seguì nel settembre 1988, dopo il massacro di Saint Jean Bosco in cui furono uccise tra le 13 e le 50 persone (le stime variano) che assistevano a una messa guidata dal sacerdote cattolico Jean-Bertrand Aristide, fortemente critico del governo.[50][51] Il generale Prosper Avril guidò successivamente un regime militare fino al marzo 1990.[1][52][53]

Jean-Bertrand Aristide torna ad Haiti, dopo l'invasione guidata dagli Stati Uniti nel 1994 progettata per rimuovere il regime di Raoul Cédras instaurato dal colpo di Stato haitiano del 1991

Nel dicembre 1990 Jean-Bertrand Aristide fu eletto presidente nelle elezioni generali haitiane. Tuttavia la sua ambiziosa agenda riformista preoccupò la classe dirigente, e nel settembre dell'anno successivo fu rovesciato dai militari, guidati da Raoul Cédras, nel colpo di Stato del 1991.[1][54] In mezzo al continuo tumulto, molti haitiani cercarono di lasciare il paese.[40][1]

Nel settembre 1994 gli Stati Uniti negoziarono l'esilio dei capi militari di Haiti e l'ingresso pacifico di 20.000 soldati statunitensi nell'ambito dell'Operazione Uphold Democracy.[40] Ciò consentì il ripristino della presidenza di Jean-Bertrand Aristide, eletto democraticamente, che tornò ad Haiti in ottobre per completare il suo mandato.[55][56] Come parte dell'accordo, Aristide dovette attuare riforme liberiste nel tentativo di migliorare l'economia haitiana, con risultati contrastanti; alcuni sostengono che queste riforme misero in difficoltà l'industria locale.[57][1] Nel novembre 1994 l'uragano Gordon passò su Haiti, scaricando forti piogge che provocarono smottamenti di fango. Gordon uccise, a seconda delle stime, da 1 100 a 2 200 persone.[58][59]

Le elezioni svoltesi nel 1995 furono vinte da René Préval, ottenendo l'88% dei voti popolari, anche se con una bassa affluenza alle urne.[60][1] Successivamente Aristide formò il suo partito, Fanmi Lavalas, e ne seguì una situazione di stallo politico; le elezioni del novembre 2000 videro il ritorno di Aristide alla presidenza con il 92% dei voti.[61] L'elezione era stata boicottata dall'opposizione, che si coalizzò nella Convergence Démocratique, per una disputa alle elezioni legislative di maggio. Negli anni successivi si assisté ad una crescente violenza tra fazioni politiche rivali e violazioni dei diritti umani.[62][63]

Nel 2004 scoppiò una rivolta contro Aristide nel nord di Haiti. La ribellione alla fine raggiunse la capitale e Aristide fu costretto all'esilio.[62][1] L'esatta natura degli eventi è contestata; alcuni, tra cui Aristide e la sua guardia del corpo, Franz Gabriel, affermarono che fu un "nuovo colpo di Stato o un moderno rapimento" da parte delle forze statunitensi.[62] La moglie di Aristide affermò che i rapitori indossavano uniformi delle forze speciali statunitensi, ma che li cambiarono con abiti civili salendo a bordo dell'aereo utilizzato per portar via Aristide da Haiti.[64][65] Queste accuse furono respinte dal governo degli Stati Uniti.[66][62] Poiché la violenza politica e la criminalità continuavano a crescere, fu avviata un'operazione di stabilizzazione delle Nazioni Unite (MINUSTAH) per mantenere l'ordine.[67] Tuttavia, l'azione della MINUSTAH provocò polemiche e reazioni, a causa dell'approccio a volte pesante nel mantenimento della legge e dell'ordine; diversi casi di abusi, incluso il presunto abuso sessuale di civili, suscitarono risentimento e sfiducia tra la popolazione haitiana.[68][69][1] Boniface Alexandre assunse la presidenza ad interim fino al 2006, quando René Préval fu rieletto presidente dopo le elezioni.[67][1][70]

Era post-Aristide (2004-oggi)[modifica | modifica wikitesto]

In mezzo al continuo caos politico, una serie di disastri naturali ha colpito Haiti. Nel 2004 la tempesta tropicale Jeanne sfiorò la costa settentrionale, provocando la morte di 3.006 persone a causa di inondazioni e smottamenti, principalmente nella città di Gonaïves.[71] Nel 2008 Haiti fu nuovamente colpita da tempeste tropicali; La tempesta tropicale Fay, l'uragano Gustav, l'uragano Hanna e l'uragano Ike portarono forti venti e piogge, provocando 331 morti e circa 800.000 persone bisognose di aiuti umanitari.[72] Elevati prezzi di cibo e carburante avevano causato una crisi alimentare e disordini politici nell'aprile 2008.[73][74][1]

Il Palazzo Nazionale Haitiano, situato a Port-au-Prince, Haiti, gravemente danneggiato dopo il terremoto del 2010. Questa era originariamente una struttura a due piani; il secondo piano crollò completamente.

Il 12 gennaio 2010, alle 4:53 pm ora locale, Haiti fu colpita da un terremoto di magnitudo -7.0. Questo è stato il terremoto più grave del paese in oltre 200 anni.[75] Si dice che il terremoto abbia causato tra le 220.000 e le 300.000 persone morte e fino a 1,6 milioni di senzatetto.[76][77] La situazione è stata esacerbata da una successiva massiccia epidemia di colera che è stata innescata quando i rifiuti infetti dal colera provenienti da una stazione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite hanno contaminato il fiume principale del paese, l'Artibonite.[67][78][79]

Le elezioni generali erano state programmate per gennaio 2010 ma sono state rinviate a causa del terremoto.[1] Il 28 novembre 2010 si sono tenute le elezioni per il senato, il parlamento e il primo turno delle elezioni presidenziali. Il ballottaggio tra Michel Martelly e Mirlande Manigat si è svolto il 20 marzo 2011 e i risultati preliminari, pubblicati il 4 aprile, hanno visto Michel Martelly vincitore.[80][81] Nel 2011 sia l'ex dittatore Jean-Claude Duvalier che Jean-Bertrand Aristide sono tornati ad Haiti; i tentativi di processare Duvalier per crimini commessi sotto il suo governo sono stati archiviati dopo la sua morte nel 2014.[82][83][84][80] Nel 2013 Haiti ha chiesto alle nazioni europee di pagare risarcimenti per la schiavitù e di istituire una commissione ufficiale per la risoluzione delle controversie passate.[85][86] Nel frattempo, dopo le continue dispute politiche con l'opposizione e le accuse di brogli elettorali, Martelly ha accettato di dimettersi nel 2016 senza un successore.[80][87] Un presidente ad interim, Jocelerme Privert, è poi entrato in carica.[1] Dopo numerosi rinvii, in parte a causa degli effetti del devastante uragano Matthew, le elezioni si sono svolte nel novembre 2016.[88][89] Il vincitore, Jovenel Moïse del partito haitiano Tèt Kale, ha successivamente prestato giuramento come presidente nel 2017.[90][91] Nel periodo 2018-2021 si assisté a diverse manifestazioni di protesta nelle città di Haiti; iniziarono il 7 luglio 2018, in risposta all'aumento dei prezzi del carburante. Nel tempo queste proteste si sono evolute in richieste di dimissioni del presidente Moïse.[92]

Il 7 luglio 2021 il presidente Moïse fu assassinato in un attacco alla sua residenza privata e sua moglie Martine Moïse fu ricoverata in ospedale a seguito dell'attacco notturno.[93] L'inviata speciale delle Nazioni Unite per Haiti, Helen La Lime, dichiarò l'8 luglio 2021 che il primo ministro ad interim Claude Joseph, in qualità di presidente ad interim, avrebbe guidato Haiti fino alle elezioni, previste nel corso dell'anno, esortando tutte le parti a mettere da parte le divergenze.[94] La presidenza di Claude Joseph è contestata dal presidente del Senato Joseph Lambert.[95] Le Nazioni Unite hanno riconosciuto Claude Joseph come legittimo presidente ad interim.[96]

Il 19 luglio 2021 Claude Joseph si dimise da presidente ad interim, trasferendo il potere al rivale Ariel Henry.[97]

Nell'agosto 2021 Haiti subì un fortissimo terremoto, con molte vittime.[98] Il terremoto contribuì a peggiorare le condizioni economiche del paese e portò a un aumento dei crimini violenti.[99][100]

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