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Abū Ja'far Aḥmad ibn Yūsuf ibn al‐Kammād, noto semplicemente come Ibn al-Kammād (in arabo أحمد بن يوسف ابن الكماد?; Siviglia, ... – XII secolo), è stato un astronomo e astrologo arabo.

Nato probabilmente a Siviglia in Andalusia agli inizi del XII secolo. Fu astronomo e astrologo di grande influenza, sviluppando un modello per il calcolo della trepidazione. Si presume fosse allievo di Al-Zarqali celebre astronomo andaluso. Svolse gran parte della vita professionale a Còrdoba.[1]

Incertezza sugli estremi vitali

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In letteratura, la relazione tra Ibn al-Kammād e Al-Zarqali è dibattuta.[2] Alcuni autori affermano che i due furono allievo e insegnante.[1][3] Altri sostengono che non abbiano mai avuto alcun rapporto.[2] Quella che è certa è la stima accademica di al-Kammād verso Al-Zarqali, visto che nelle sue opere ne cita il lavoro e ne condivide le teorie.[4]

Precedentemente erano presenti due visioni antitetiche riguardanti gli estremi vitali di al-Kammād. [2]Alcuni autori collocavano al-Kammād tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII secolo.[1] [3] Mente altri sostenevano fosse vissuto agli inizi del XII secolo, non potendo conoscere personalmente Al-Zarquali deceduto del 1087.[2] Nella seconda metà degli anni Novanta è stato trovato un oroscopo redatto dallo stesso Ibn al-Kammād dove viene riportato l'anno 510 Hijra, che corrisponde al 1116 o al 1117[4].Questo a messo fine a gran parte del dibattito scientifico sul tema.

Per quanto riguarda la morte di al-Kammād è stata suggerita da uno studioso, Josep Maria Millàs Vallicrosa, come data il 1195.[5] Secondo Jose Chabas e Bernard Goldstein la stima di Vallicrosa si basa su uno studio di Wilhelm Ahlwardt[6] che cita proprio il 1195 come data di morte di al-Kammād, senza riportare la fonte.[2] Per questo viene ritenuta inesatta.

Ibn al-Kammad è seguace dei metodi e delle teorie di Al-Zarqali. In particolar modo l'astronomo sostiene il terzo modello proposto da Al-Zarquali utile al calcolo della trepidazione.[7]

Ibn al-Kammād come molti altri astronomi arabi del periodo incarna il pensiero astronomico indiano. In particolar modo testi indiani prodotti tra il V e VII secolo tra questi i più influenti sono il Surya Siddhanta e il Khandakhadyaka. Questi testi arrivarono nel mondo islamico intorno al VII secolo e influenzarono fortemente gli astronomi arabi. Le tavole note come Zij al-Sindhind, composte dal noto matematico e astronomo persiano Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, sono figlie della tradizione astronomica indiana.[4] Diversi testi [8] dimostrano la conoscenza del opera di al-Khwārizmī anche in Andalusia tra X e XI secolo. Anche l'opera di Al-Zarqali è parte integrante dei testi influenzati dalla tradizione astronomica indiana.[4]

Al-Kammād completò tre tavole astronomiche (Zij) intitolate:

  • al‐Kawr ʿalā al‐dawr: tradotto Le rotazioni periodiche[9], l'opera si è parzialmente conservata in arabo ed è reperibile presso la Real Biblioteca de San Lorenzo de El Escorial. Parti dell'opera sono presenti nel volume Libro sobre çircunferencia de moto attribuito a Yuçaf Benacomed .[10]
  • al‐ Amad ʿalā al‐abad: tradotto Per l'arco dell'eternità[9], l'opera completa non si è conservata ma frammenti della traduzione in latino sono reperibili.
  • al‐Muqtabas: fu tradotta in Latino nel 1262 da Giovanni da Palermo[11], traduttore di testi matematici vissuto a Palermo a inizio XII secolo.[12] </ref>

Inoltre viene attribuita ad Ibn al-Kammad un'altra opera intitolata Mafātīḥ al-asrār[13] tradotto Le chiavi dei segreti [14]. Di questo documento si è preservato un singolo capitolo dedicato alla tecnica astrologica nota come animodar, volta a stabilire l'inizio della gestazione di un neonato.[15]

Il testo è composto da tavole, il loro utilizzo è spiegato tramite trenta canoni[16] chiamate al-Muqtabis. All'interno del documento sono presenti equazioni e operazioni matematiche, le principali permettono il calcolo dell'equazione del tempo e dell'eclissi solare.[2] Le conclusioni matematiche del testo si basano sulle coordinate di Còrdoba e forniscono una serie di informazioni geografiche sulla città. Ad esempio riferimenti alla latitudine cittadina, alla durata dell'esposizione solare così come la posizione radiale del Sole, della Luna e dei principali pianeti del Sistema solare.[2]

Inoltre si focalizza su alcuni temi cari all'astrologia medievale, come il Tasyīr pratica astrologica volta a pronosticare le date di un avvenimento futuro basandosi sulla continuazione artificiale di astri celesti. Nel testo è formulata una controversa teoria per il calcolo della trepidazione, basata sulle opere di Al-Zarqali.[7]

Calcolo dell'equazione del tempo

In astronomia si intende con equazione del tempo lo scostamento tra un orologio solare e un orologio che misura il tempo in modo regolare, dovuto all'azione congiunta dell'inclinazione del asse terrestre e dell'eccentricità del orbita terrestre. Questa anomalia temporale venne inizialmente attribuita al Sole e fu notata per la prima volta da Tolomeo.[2] Fu poi al centro di un grande dibattito scientifico durante il medioevo e in particolar modo nell'astronomia medievale araba.[4]

Nel testo Ibn al-Kammād procede con il calcolo dell'anomalia solare media utilizzando un'equazione solare, sviluppata da Al-Zarqali.[4]

Calcolo dell'eclissi solare

Questa operazione viene esposta da al-Kammād dal venticinquesimo al ventinovesimo canone. Il calcolo ha l'obbiettivo di stabilire quando si verificherà la prossima eclissi solare partendo dal calcolo della velocità solare e lunare.[2] Per calcolarle al-Kammād utilizza due importanti equazioni, qui sotto riportate, anche usate da altri autori come Jun Gil de Burgos[17] e in altri documenti come le Tavole di Tolosa.[2]

Vs(1°) = 0:2,22°/h e Vs(180°) = 0:2,34°/h

Vm(1°) = 0:30,12°/h e Vm(180°) = 0:35,40°/h

Il documento illustra anche equazioni relative al calcolo della durata dell'eclissi e della sua intensità, anche detta magnitudo. Sono presenti anche altre operazioni matematiche volte al calcolo del parallasse lunare e solare, così come altre inerenti alla latitudine lunare. Quest'equazioni sono propedeutiche al raggiungimento di stime più accurate per lo stabilimento di eclissi solari venture.[2]

Oltre alle operazioni matematiche sopracitate sono presenti nel testo anche equazioni utili ad altri scopi. Tra queste sono presenti tavole che mostrano il funzionamento di operazioni matematiche volte alla conversione di una data dal calendario arabo a quello romano ed egiziano.[2]

Inoltre sono presenti altri studi fortemente influenzati dall'eredità scientifica di Al-Zarqali come il calcolo dell'apogeo solare e lunare. Entrambe le operazioni si basano su dati e valori elaborati in precedenza da Al-Zarqali.[2]

Nel testo sono anche presenti due lunghi elenchi. Il primo contiene una lista di trenta stelle indicandone il nome, l'intensità, le coordinate e i pianeti associati ad essi (si suppone per legami astrologici). Le coordinate derivano dal catalogo stellare redatto da Tolomeo. La seconda lista è composta da trenta luoghi, per ognuno di essi viene fornita la longitudine e la latitudine. L'elenco riporta le coordinate della città di Còrdoba.[2]

Impatto sulla comunità scientifica

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L'opera di al-Kammād era certamente nota e diffusa, visto che diversi autori citano il suo lavoro. Tra questi vanno ricordati: Juan Gil de Burgos (XIII secolo); Judah ben Asher II di Burgos(XIV secolo); Joseph ben Waqār( XIV secolo) e Judah ibn Verga(XV secolo).[18] Juan Gil e ben Waqār non sono semplicemente influenzati dall'opera del astronomo arabo ma ne sono considerati seguaci. Juan Gil fu astronomo e matematico attivo nel XIV secolo[19] . Produsse delle tavole astronomiche di cui si riscontrano poche tracce, in questi pochi documenti rimasti cita più volte l'opera al-Muqtabas di al-Kammād. Joseph ben Waqār fu attivo nella città di Toledo nel XIV secolo utilizza nelle sue opere il testo al‐Kawr redatto da al-Kammād. Judah ben Verga è un altro importante studioso su cui l'opera di al-Kammād ha una forte influenza, fu attivo a Lisbona a metà XV secolo compose delle tavole intitolate Huqqot Shamayim (Ordinanze dei Cieli) dove utilizza l'equazione solare elaborata da al-Kammād per descrivere un fenomeno solare osservato durante l'equinozio del Settembre 1456.[18] Parti dell'opera al‐Muqtabas furono inserite all'interno delle Tavole di Barcellona redatte da Giacomo Corsono, un astronomo nativo di Siviglia chiamato alla corte di Re Pietro IV di Aragona dove redasse le note tavole nel XIV secolo. [20]

Inoltre, come già ribadito, le opere di Ibn al-Kammād sono figlie della tradizione astronomica indiana, incarnandone le convinzioni e gli elementi caratteristici. Tra questi il calcolo della latitudine lunare utilizzando come parametro massimo 4:30° derivato dai calcoli di Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī. Altro elemento è il parametro associato all'anomalia lunare avente come valore massimo 4:56°, citato nei testi di Ibn Ishaq e Abu l-Hasan Alī al-Qusantīnī ma anche nelle celebri Tavole alfonsine.[4]

Questi modelli di calcolo nascono all'interno della tradizione astronomica indiana, come già ribadito, ma divengono parte anche dell'astronomia europea ed occidentale . Questo processo avviene tramite le opere di diversi studiosi che operano sul continente europeo ma fanno riferimento alla cultura scientifica orientale. Tra questi Ibn al-Kammād ha un ruolo chiave vista la sua influenza sulla comunità astronomica andalusa ed europea. Secondo Chabas e Goldstein, la tradizione astronomica indiana espressa da diverse opere redatte sul continente europeo è cruciale per la successiva produzione astronomica occidentale. Arrivando ad influenzare opere come le Tavole alfonsine e il De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico, opera che inaugura la Rivoluzione scientifica.[4]

All'interno del testo al-Muqtabas sono presenti tavole sul calcolo della trepidazione, basato sulle teorie di Al-Zarqali. In particolare al-Kammāt riprende il terzo modello sulla trepidazione elaborato da Al-Zarqali modificandolo.[7] L'astronomo arabo basa i suoi calcoli sul periodo di rotazione della testa di Ariete, come previsto dal modello. La grande differenza sta nel fatto che al-Kammād ritiene che il moto del polo dell'eclittica attorno al suo epiciclo polare sia uguale al moto della testa dell'Ariete attorno al suo epiciclo equatoriale.[21][1] Di conseguenza la testa dell'Ariete e il polo dell'eclittica coprirebbero archi uguali in tempi uguali.[7] Questa convinzione di al-Kammād è problematica e viene criticata aspramente da Ibn al-Ha'im al-Ishbiliche che non si limita a criticare il modello di al-Kammād ma anche i valori utilizzanti dallo stesso, ripresi da studi di Al-Zarqali. Ibn al-Ha'im al-Ishbili criticherà altri aspetti dell'opera di al-Kammāt tra cui il calcolo dei moti solari e lunari, le teorie trigonometriche e le misurazioni del tempo locale.[1]

  1. ^ a b c d e Samsó Julio, Ibn al-Kammād, in Encyclopaedia of the history of science, technology, and medicine in non-western cultures, 2nd ed, Berlino, Springer, 2008, p. 1093, ISBN 978-1-4020-4559-2. URL consultato l'11 aprile 2024.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n Chabás José e Goldstein Bernard R., Chapter 7: Andalusian Astronomy: al-Zīj al-Muqtabis of Ibn al-Kammād, in Essays on Medieval computational astronomy, Leiden, Brill, 2015, ISBN 978-90-04-28174-5. URL consultato l'11 aprile 2024.
  3. ^ a b Comes Mercè, Ibn al‐Kammād: Abū Jaʿfar Aḥmad ibn Yūsuf ibn al‐ Kammād (PDF), in Hockey Thomas, The biographical encyclopedia of astronomers, collana Springer reference, Berlino, Springer, 2007, p. 559-560, ISBN 978-0-387-30400-7. URL consultato l'11 aprile 2024.
  4. ^ a b c d e f g h (EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 577–650, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  5. ^ Vallicrosa José María Millás, Estudios sobre Azarquiel, Madrid, Instituto "Miguel Asin, Escuelas de Estudios Arabes", 1950, p. 346.
  6. ^ I due studiosi si riferiscono a questa pubblicazione: (DE) Ahlwardt Wilhelm, Verzeichniss der arabischen Handschriften der Bibliothek zu Berlin, vol. 2, Berlino, A.W. Schade's Buchdr., 1893, pp. 219.
  7. ^ a b c d Samsó Julio, On both sides of the Strait of Gibraltar: studies in the history of medieval astronomy in the Iberian Peninsula and the Maghrib, collana Handbook of oriental studies. Section one, The near and Middle East, Handbuch der Orientalistik, Leida, Brill, 2020, pp. 610-6120, ISBN 978-90-04-43658-9.
  8. ^ Tra questi le opere di Ibn al-Saffār, attivo a Cordoba nel X secolo; Ibn al-Samh, matematico e astronomo attivo a Granada nel X secolo e Ibn Mucādh autore delle note Tabulae Jahen tradotte in latino da Gherardo da Cremona nel 1549. Informazioni contenute in: (EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 580-581, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  9. ^ a b Traduzioni effettuate da Chabas e Goldstein nella pubblicazione:(EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 578, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  10. ^ Presente una versione del volume in questione presso l'Archivio de la Catedral (https://www.pamplona.es/entidades/archivo-de-la-catedral-de-pamplona) presso Pamplona. Inoltre pare che parti dell'opera siano state tradotte in latino da Giovanni da Palermo.
  11. ^ (EN) Greco Pietro, Translations: How Europe discovered science, in Lettera Matematica, vol. 4, n. 2, 1º ottobre 2016, pp. 105–110, DOI:10.1007/s40329-016-0137-1. URL consultato il 15 aprile 2024.; Disponibile una pagina in wikipedia in inglese, https://en.wikipedia.org/wiki/John_of_Palermo.
  12. ^ Inoltre è presente un'altra traduzione dell'opera effettuata da Solomon Franco in ebraico. Fonte:(EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 578-579, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  13. ^ Il testo è noto anche con il titolo Kitāb mafātīḥ al-asrār, come indicato dall'ISMI (Islamic Scientific Manuscripts Initiative, https://ismi.mpiwg-berlin.mpg.de/text/276449)
  14. ^ La traduzione è stata proposta da Samso in: Samsó Julio, On both sides of the Strait of Gibraltar: studies in the history of medieval astronomy in the Iberian Peninsula and the Maghrib, collana Handbook of oriental studies. Section one, The near and Middle East, Handbuch der Orientalistik, Leida, Brill, 2020, pp. 610-6120, ISBN 978-90-04-43658-9.
  15. ^ Samsó Julio, On both sides of the Strait of Gibraltar: studies in the history of medieval astronomy in the Iberian Peninsula and the Maghrib, collana Handbook of Oriental studies, Leida, Brill, 2020, pp. 169-170, ISBN 978-90-04-43656-5l.
  16. ^ Questa suddivisione è valida per la traduzione in latino effettuata a metà XIII secolo, si suppone sia anche presente nell'originale in arabo. Fonte: (EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 579, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  17. ^ Autore di un manoscritto astronomico datato al XII secolo. Fonte:(EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 582, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  18. ^ a b (EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 577–650, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato il 14 aprile 2024.
  19. ^ Juan Gil de Burgos viene citato in un documento trovato negli Archivi Reali della Corona di Aragone datato 1350-1352. Fonte:(EN) Chabás José e Goldstein Bernard R., Ibn al-Kammād’s Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula, in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 579, DOI:10.1007/s00407-015-0158-8. URL consultato l'11 aprile 2024.
  20. ^ Giacomo Corsono è anche noto comeIbn al-Qursunuh. Disponibile una sua pagine in Wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/Jacob_ben_Isaac_Corsono=).
  21. ^ Secondo Comés, Ibn al-Kammāt commette un errore nell'interpretazione del modello di Al-Zarqali modificandone i parametri involontariamente. Fonte: Comes Mercè, Ibn al‐Kammād: Abū Jaʿfar Aḥmad ibn Yūsuf ibn al‐ Kammād (PDF), in Hockey Thomas, The biographical encyclopedia of astronomers, collana Springer reference, Berlino, Springer, 2007, p. 559-560, ISBN 978-0-387-30400-7. URL consultato l'11 aprile 2024.
  1. Chabás José e Goldstein Bernard R., "Chapter 7: Andalusian Astronomy: al-Zij al-Muqtabis of Ibn al-Kammād", in Essays on Medieval computational astronomy, Leida, Brill, 2015.
  2. Chabás José e Goldstein Bernard R., "Ibn al-Kammad's Muqtabis zij and the astronomical tradition of Indian origin in the Iberian Peninsula", in Archive for History of Exact Sciences, vol. 69, n. 6, 2015-11, pp. 577-650.
  3. Comes Mercè, "Ibn al-Kammad: Abù Ja'far Ahmad ibn Yusuf ibn al- Kammäd", in Hockey Thomas, "The biographical encyclopedia of astronomers", Springer, Berlino, Springer, 2007.
  4. Greco Pietro, "Translations: How Europe discovered science", in Lettera Matematica, Vol. 4, n. 2, Ottobre 2016, pp.105-110.
  5. Mancha J.L., "On Ibn al-Kammād's table for trepidation", Archive for History of Exact Sciences, Vol. 52, n.1. Gennaio 1998, pp. 1-11.
  6. Vallicrosa José María Millás, "Estudios sobre Azarquiel", Madrid, Instituto "Miguel Asin, Escuelas de Estudios Arabes", 1950, p. 346.
  7. Samsó Julio, "Ibn al-Kammäd" , in Encyclopaedia of the history of science,technology, and medicine in non-western cultures, 2nd ed, Berlino, Springer, 2008, p. 1093.
  8. Samsó Julio, "On both sides of the Strait of Gibraltar: studies in the history of medieval astronomy in the Iberian Peninsula and the Maghrib" in Handbook of oriental studies. Section one, the near and Middle East, Leida, Brill, 2020.

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