Utente:GJo/Sandbox/Stemma di Piacenza

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right|150px|Stemma di Piacenza

Lo stemma della Città di Piacenza è costituito da uno scudo sannitico diviso verticalmente a metà, la parte sinistra (destra araldica) e di colore rosso con un dado di colore argento mentre la parte destra di color argento riporta una lupa azzura passante lampassata di rosso, lo scudo è timbrato da una corona da città.

Blasonatura[modifica | modifica wikitesto]

left|150px|Gonfalone secondo la blasonatura Lo stemma, approvato con D.C.G. № 10861 del 2 giugno 1934, ha la seguente blasonatura:

«Partito al primo di rosso al dado d'argento; al secondo d'argento alla lupa d'azzurro, lampassata di rosso, passante

La descrizione del gonfalone è la seguente:

«Drappo di forma rettangolare di colore bianco

Il gonfalone è decorato dalle seguenti onorificenze:


Stemma[modifica | modifica wikitesto]

right|150px|thumb|Gonfalone in uso La prima notizie di insegne usate dai piacentini risale al 1175 quando, in qualità di facenti parte della Lega Lombarda, parteciparano, con il loro carroccio e i loro vessilli, alla difesa di Alessandria contro le truppe dell'imperatore Federico I. Gli stendardi di Piacenza furono anche presenti alla Battaglia di Legnano.[1] Le insegne furono usate quando il comune acquistò le terre di Tevigi grazie all'opera del podestà Enrico Landi (1217) e presenti durante la rivolta contro Alberto Scoto (1307). Non si conosce però con certezza quale forma avessero questi vessilli; potevano forse essere uguali al gonfalone che la chiesa maggiore innalza durante le feste più importanti è cioè la croce di San Giovanni Battista (di rosso alla croce d'argento); sicuramente il rosso e il bianco (in araldica equivalente all'argento) erano i colori cittadini,[2] usati dai corrieri e trombettieri comunali già nel secolo XVI.

Il dado[modifica | modifica wikitesto]

Il primo simbolo ad apparire per certo nello stemma è il dado (o cubo); infatti sul prospetto dell'edificio comunale la cui costruzione iniziò il 16 aprile 1281 è presente una pietra portante una bandiera con al centro il quadrato, è presente anche la legenda:

«MCCLXXXI, die XVI aprilis
fuit hoc opus inceptum.»

Questa è la più antica testimonianza dell'arma piacentina, anche se ancora non si tratta di uno stemma in senso araldico mancando lo scudo.[3] Altre testimonianze si trovano nella chiesa di Sant'Anna, eretta nel 1334, e nella Basilica di Sant'Antonino.

La lupa[modifica | modifica wikitesto]

Nel secolo XV compaiono degli stemmi in cui non vi è più soltanto il dado ma questo viene affiancato dalla figura della lupa di colore azzurro su fondo d'argento. Il primo esempio di questo nuovo blasone è un diploma del 1º gennaio 1436 con cui si concedono a Ugolino Crivelli, podestà di Piacenza nel 1435, le insegne delle città e si dà, ad egli e ai suoi discendenti, la cittadinanza della città. In questo documento i due simboli, il dado, d'argento in campo rosso, e la lupa, di azzurro in campo d'argento, sono presenti in due scudi distinti che si presentano accollati.[4] Sull'origine della figura della lupa lo storico piacentino Boselli afferma che: «fu per avventura una spiritosa invenzione di Antonio Ripalta, cronista piacentino, vaghissimo di far pompa di erudizione, a denotare che Piacenza era Colonia romana. Che io sappia, la prima volta che trovasi mentovato la Lupa nell'arma di Piacenza, si è nel 1466 o all'incirca».[5] In realtà del simbolo in questione non si trova traccia nei testi del Ripalta, d'altra parte se la lupa fosse stata inserita nel 1466 sarebbe stato dopo la morte del Ripalta, avvenuta nel 1463; probabile che il Boselli volesse riferirsi al figlio di questi, Alberto Ripalta, che nel 1466 aveva trent'anni. In ogni caso il fatto che la fiera compaia in uno stemma del 1463 toglie qualsiasi credito alle parole del Boselli ed è probabile che questo simbolo fosse usato anche anteriormente prima di questa data, considerando che appare (disegnato a penna) nei libri di Provvigioni del Comune, nell'anno 1433. Un'altra prova, non conclusiva, è il fatto che esso compaia in un iscrizione posta nel 1391 da alcuni professori dell'università di Pavia, tra i quali era Cristoforo da Salso piacentino, presso una cappella dedicata a santa Caterina nella chiesa di San Tommaso; su questa iscrizione erano presenti i relativi stemmi e quello del da Salso consiste appunto in una lupa, è perciò possibile che (non avendo stemma proprio) abbia adottato lo stemma della città di origine oppure che questo gli sia stato concesso dal comune piacentino; in questo caso tra i vari privilegi vi era infatti quello di scolpirlo in pietra e lo stemma in questione è identico a quello della città.[6] La lupa fu comunque adottata quale segno del fatto che Piacenza era stata dedotta colonia romana nel 218 a.C..[7]

Donativi dello stemma[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma della città era tenuto in alta considerazione è il fatto di riceverlo in dono era considerato un grande onore, il donato poteva usare il simbolo sia in tempo di pace che di guerra. I donativi furono numerosi:

  • 23 gennaio 1424, le insegne cittadine vengono donate a Stefano Quadrio da Ponte, esse sono «dipinte in un vessillo di sindone rossa in campo rosso con Quarterio in mezzo di colore d'argento»
  • 1º gennaio 1436, il podestà Ugolino Crivelli, milanese, riceve in dono dal Consiglio generale le Armi della Comunità che presentano in uno scudo «la Lupa di colore azzurro in campo d'argento, e il Cubo o Dado d'argento in campo rosso»[8]

Gonfalone[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pallastrelli, p. 8
  2. ^ Pallastrelli, p. 10
  3. ^ Pallastrelli, p. 10
  4. ^ Pallastrelli, p. 11
  5. ^ Pallastrelli, p. 12
  6. ^ Pallastrelli, pp. 13-15
  7. ^ Pallastrelli, p. 16
  8. ^ Pallastrelli, p. 17

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giannantonio Perreau, Cenni intorno allo stemma della città di Piacenza, Piacenza, Tipografia di Antonio Del Maino, 1846.
  • Bernardo Pallastrelli, Lo stemma della città di Piacenza, Piacenza, Tipografia di Antonio Del Maino, 1869.
  • Emilio Nasalli Rocca di Corneliano, Lo stemma e il gonfalone di Piacenza. Relazione alla Giunta municipale, Piacenza, Società tip. edit. Porta, 1926.
  • Torquato Vitali, Lo stemma e il gonfalone di Piacenza, in Piacenza, n. 1, 1927.
  • Emilio Nasalli Rocca di Corneliano, Lo stemma e la bandiera del Comune di Piacenza, in Rivista Araldica, n. VII, 1928, pp. 320-325.
  • Marco Boscarelli, Lo stemma e il gonfalone del comune di Piacenza, in Istituzioni e costumi fra Piacenza e Cortemaggiore (Secc. XVI - XVIII), Piacenza, Tip.Le.Co, 1996, pp. 165-182.

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