Utente:Delehaye/Sandbox Maddalena Secco

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Maddalena Secco, nota anche con lo pseudonimo di Magrella, (Airasca (TO), 18 luglio 1902Eglisau (Svizzera), 24 novembre 1956), è stata un'attivista, politica, sindacalista, antifascista, partigiana, operaia italiana con cittadinanza italiana.

Maddalena Secco nacque a Airasca (TO), una zona pianeggiante a circa 24 km a sud-ovest di Torino in direzione di Pinerolo, da una famiglia operaia di noti sovversivi.

Nel 1917 partecipa alle manifestazioni contro la guerra e nel 1920 agli scioperi per l'aumento salariale e la giornata lavorativa di 8 ore.

Nel 1926 abbraccia il Movimento comunista. Nel 1930 si iscrive al Partito Comunista d'Italia (PCd'I), che era stato soppresso dal Regime Fascista il 5 novembre 1926, ma che continuava la sua esistenza clandestinamente; poco dopo, sempre nel 1930, fu costretta ad espatriare in Francia, perchè la polizia politica fascista Opera Vigilanza (o Volontaria) Repressione Antifascismo (OVRA) scoprì la sua attività clandestina.

Dal 1933 al 1935 il Partito Comunista d'Italia l'invia in Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dove frequenta la Scuola Leninista Internazionale di Mosca, costituita per formare i leader del movimento rivoluzionario dei paesi europei e americani per i partiti comunisti e gli apparati della Terza Internazionale Comunista (Comintern), fornendo una formazione accademica, pratica e ideologica a circa 3.500 studenti comunisti provenienti da 59 paesi, dal settembre 1925 al maggio 1938.

Nel 1935 torna in Italia. Nel 1937 fu arrestata a Genova, insieme al marito Luigi Grassi, sottoposta a torture non cedette, ed il 18 gennaio 1938 fu condannata dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato fascista a 10 anni e 8 mesi di reclusione, nel Carcere Femminile di Trani (BT), per organizzazione comunista e propaganda. Il 9 settembre 1943, con Trani sotto occupazione tedesca fino al 19 settembre 1943, scontati 6 anni ed 8 mesi, fu liberata e rimase in Puglia dove fu nominata responsabile del lavoro femminile regionale passando poi a Napoli dove diresse il movimento delle donne democratiche.


Nel 1944 fu chiamata a Napoli da Palmiro Togliatti, come membro della Segreteria e del Comitato Federale Provinciale del Partito Comunista d'Italia. Nel gennaio 1945 al 1º Congresso di Napoli della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) è eletta nel Comitato Direttivo. Nel giugno 1945 riorna a Torino divenne membro del Comitato Federale e Responsabile della Commissione Femminile del PCI. Il 10 luglio 1945, al 1º Convegno Provinciale delle Donne Comuniste, denuncia le discriminazioni salariali e relative alle condizioni lavorative subite dalle donne. Ritornata all'attività sindacale, fece parte della Federazione Sindacale Mondiale (FSM) e si trasferì prima a Vienna (Austria) e successivamente a Praga (Cecoslovacchia) presso la sede della FSM. Nel 1947 diviene Segretaria Regionale del Centro di Solidarietà Democratica, organismo di difesa e di assistenza, presieduto a livello nazionale da Umberto Terracini.

https://books.google.it/books?id=qYe0AAAAIAAJ&pg=PP7&dq=Mengarelli+%22noi+donne%22&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjQh8-blt6HAxVe7gIHHU7WE54Q6AF6BAgDEAI#v=onepage&q=secco&f=false


https://archivi.polodel900.it/pdf-viewer/external/pdfjs/web/viewer.html?file=https://archivi.polodel900.it/backend/media/polodel900/images/7/1/9/16715_ca_object_representations_media_71934_original.pdf La Fondazione Istituto Piemontese "Antonio Gramsci" di Torino conserva la sua "Biografia di militante" del 28 giugno 1945 (vedi link qui sopra o allegato qui sotto). Nel fascicolo ci sono anche: - autobiografia del 1948; - nota sintetica del 1950. Eppure la sua Biografia del 1945, scritta di suo pugno, NON mette alcunché sulla sua attività a Napoli dopo l'8 settembre 1943. Nè appare alcuna scheda, in Italia!, in nessuna delle 11 RiconPart (Commissioni Regionali per il Riconoscimento della Qualifica di Partigiano) a suo nome o alias (Magrella)... Azione sotto copertura? E ci può stare visto l'alto profilo della Secco... C'è da dire che MOLTI VERI combattenti (e non solo delle ULTIME quattro giornate di Settembre '43) si rifiutarono di "censirsi" ai RiconPart...


Mi spiace per il grandissimo Brecht, ma non è vero che un popolo non abbia bisogno di eroi. L’eroismo infatti non è solo quello spesso insanguinato dei militari e non si riduce a quattro, truci parole: «mors tua, vita mea». Se per eroismo si intende la capacità di sacrificare se stessi per il bene collettivo, di mettersi in giuoco per fermare la prepotenza del potere e quella di una legalità che non sappia essere sinonimo di giustizia sociale, l’eroismo è necessario come l’aria che respiriamo e le eroine e gli eroi vanno ricordati. E’ per questo motivo che ritengo utile e giusto ricordare a un popolo che conosce poco e male la sua storia, la vita di Maddalena Secco, figlia di braccianti socialisti, passati ai comunisti,

nata ad Airasca, in un paese e sud-ovest di Torino, verso Pinerolo, il 18 luglio 1902, giunta a Torino a sei anni, nel 1908, dove la famiglia ha seguito il padre che ha trovato lavoro alla Superga. E’ appena adolescente, quando nel 1914, a 12 anni, Torino entra in fabbrica, in un cotonificio della ValSusa. Quando, studiando le Quattro Giornate di Napoli, ho trovato il suo nome tra quelli delle combattenti e dei combattenti che nel settembre del 1943 affrontarono e sconfissero gli occupanti tedeschi e i loro complici fascisti non sapevo nulla di lei, tranne che fosse un’operai tornese quarantunenne ed è naturale che mi sia chiesto perché si trovasse nella città impegnata a cacciare via i fascisti e avesse preso le armi, rischiando la vita. La risposta è stata sorprendente: Maddalena Secco aveva non solo aveva alle spalle una storia di militante di tutto rispetto, ma fino a quel momento aveva avuto un ruolo significativo nella storia del movimento operaio dell’antifascismo. Ci capita spesso di leggere di Antonio Gramsci, dell’«Ordine Nuovo», del valore del giovane militante e pensatore sardo, di una sua visione del comunismo che condusse a un drammatico scontro col napoletano Bordiga. E’ molto più raro che si trovino i ricordi di un operaio o un’operaia che ci parlino per esperienza personale dei rapporti reali, che, nonostante il profondo dissenso, unirono i due massimi fondatori del Partito Comunista d’Italia. Quando scoprii la storia di Maddalena Sacco, avevo già incontrato i ricordi di due testimoni a quel tempo inediti e non ancora «corretti» dagli interessi dei capi di partito, in cui il dialogo franco tra i due compagni di lotta non andava oltre l’ironia: Gramsci rimproverava a Bordiga di essere «troppo ingegnere» e Bordiga replicava all’amico diventato avversario una eccessiva passione per gli studi crociani. Più chiaro mi si era fatto il loro rapporto difficile ma molto umano, quando avevo letto della scuola per militanti che assieme misero in piedi in un’sola di confino, decidendo con sottile e rispettosa intelligenza che si poteva adottare un metodo salomonico: Gramsci avrebbe fatto lezione insegnando la visione di Bordiga e il napoletano avrebbe indossato i panni del sardo. Dietro Maddalena Sacco c’era anzitutto la lezione appresa da Gramsci, un maestro, che gli operai avevano hanno imparato a stimare e ad amare nella Torino del dopoguerra.

Poco più che adolescente, nel 1917 aveva partecipato alle manifestazioni contro la guerra, aveva scoperto il sindacato nel 1920 aveva contribuito a rispondere alla crisi del dopoguerra e alle dure condizioni di lavoro, avendo alle spalle L’esperienza accumulata nella Torino di Antonio Gramsci; era stata prima linea negli scioperi per le otto ore e l’aumento salariale, aveva una forte coscienza di classe e un obiettivo preciso: creare una società socialista. Nel 1926, quando la battaglia a viso aperto con il fascismo era diventata impossibile, la donna non aveva esitato a entrare nel movimento comunista clandestino attivo nel Paese. Aveva fatto la sua parte con coraggio fino al 1930, quando erA emigrata in Francia. Lì, la passione politica e la ricchezza degli stimoli di una comunità che si poteva ben definire un’autentica internazionale dell’antifascismo, ne avevano fatto una dirigente in grado di svolgere compiti delicati e rischiosi. Maddalena Secco aveva assunto così l’incarico di «corriere», tenendo i collegamenti tra il il «Centro estero» e il Pci clandestino che si era lasciato alle spalle. Fino al 1933 era stata una dirigente pendolare tra la Francia e l’Italia, poi il partito l’aveva inviata in Russia, dove aveva frequentato per due anni la scuola leninista. Entrata nel Comitato Centrale del partito, nel 1937 era stata arrestata a Genova con il marito Luigi Grassi, dirigente del PCI e il 18 gennaio 1938 il Tribunale Speciale l’aveva condannata a 10 anni e 8 mesi di carcere. Trani, sepolta nel carcere femminile fino al 9 settembre 1943, era tornata libera in un Paese diviso in due dall’armistizio.

Per quale motivo sia giunta venuta a Napoli, dove l’abbiamo incontrata, impegnata prima in un rischioso lavoro di propaganda antinazista, poi nell’insurrezione non è facile dire, né i compagni di partito ce l’hanno mai raccontato. Probabilmente, senza la testimonianza di Erminia Stella una giovane compagna incontrata a Napoli, non avremmo saputo nemmeno che era stata una combattente delle Quattro Giornate. Sappiamo che dopo la rivolta era tornata alla sua attività di dirigente, richiamata in Puglia dal Partito per entrare nel Comitato Direttivo del PCI di Cerignola, dove era diventata responsabile del lavoro femminile regionale. Non si tratta di dettagli banali o di notizie di poco rilievo. La presenza della donna in città, il ruolo ha avuto nel Pci, il livello stesso della sua partecipazione sono tasselli importanti nel mosaico che disegna il volto politico della Resistenza nel Napoletano e delle Quattro Giornate. Ciò, tanto più che la presenza di Maddalena Secco nella città partenopea non si esaurisce con le Quattro Giornate.

Nel 1944, infatti, Togliatti, la inserisce nella segreteria del Comitato federale provinciale del PCI di Napoli. In questo ruolo l’1 ottobre 1944 a Piedimonte d’Alife, in occasione del primo anniversario delle Quattro Giornate, a una manifestazione di fraternità tra esercito e popolo parla alla popolazione e ai soldati della Divisione Legnano del Corpo Italiano di Liberazione, reduci da Mignano Montelungo, sul fronte di Cassino e prende parte attiva alla «Conferenza di organizzazione di tutte le sezioni site oltre il Volturno, con l’invito anche alle sezioni della zona ».

Nel gennaio 1945, passa dal Partito al sindacato ed entra a far parte del Comitato Direttivo della CGIL di Napoli, che ha liquidato il sindacato «rosso». A giugno, subito dopo la fine della guerra, riparte per il Nord e si sistema a Torino, entrando a far parte del Comitato federale locale. Assumendo la responsabilità del lavoro femminile del Pci, denuncia con forza la disparità di condizione lavorativa che divide le donne dagli uomini e si batte per l’indennità di maternità e l’equiparazione salariale. Pur ammettendo l’impossibilità di raggiungere lo scopo mentre il Paese affronta la grave crisi economica iniziata alla fine della Seconda Guerra mondiale e proponendo perciò obiettivi immediati di portata minore, come la riduzione delle disuguaglianze di genere presenti nei contratti di lavoro dal 30 al 15 per cento, a ottobre del 1945, a Firenze, al Congresso dell’UDI, dichiara: «noi dobbiamo mantenere e promuovere il principio della parità salariale a parità di lavoro. Noi combatteremo fino all’estremo per raggiungere questo obiettivo». Nel 1947 diventa segretaria regionale del Centro di Solidarietà Democratica, presieduto da Umberto Terracini e lotta per farne uno strumento efficace di difesa e assistenza, ma nel 1949 poi lascia d’un tratto Torino e sembra sparire. Un naturale cambio di guardia? Una donna stanca? Una scelta di vita? La polemica femminista? Una dissenso iniziato a Napoli, quando il Partito fa fuori il migliore dei suoi sindacalisti, Enrico Russo, troppo legato a Bordiga per convivere con i togliattiani? Non è facile trovare risposte a queste domande, anche se, a ben vedere, il rapporto stretto con un eretico come Umberto Terracini, un significato preciso sembra averlo e se probabilmente la presenza in una CGIL che liquida i suoi uomini migliori non deve essere stata la più facile nella sua esperienza di comunista. Tuttavia, poiché i se possono aprire vie di ricerca ma, in mancanza di documenti, lo storico si ferma, il ricordo della dirigente, della combattente e della militante gramsciana termina qui.

Dal 1943 sono trascorsi più di ottanta anni. Per quanto ne sappia, nessuno ha mai ricordato come si sarebbe dovuto l’attività che la donna svolse a Napoli e la sua partecipazione alla rivolta contro i nazifascisti. Per chi scrive i dubbi restano e andrebbero sciolti, ma ciò che conta è soprattutto una certezza: quella di Maddalena Secco è una storia da ricordare e da insegnare. E’ la storia di una donna del Nord unita a tante donne del Sud da un obiettivo comune: l’emancipazione femminile nella ricerca di un mondo migliore.

https://giuseppearagno.wordpress.com/2024/08/03/maddalena-secco-piemontese-e-partigiana-delle-quattro-giornate


Un "gemello" (Codice "OK-DBN") dell'Ilyushin Il-12B (Codice "OK-DBP") precipitato.
File:Https://www.baaa-acro.com/sites/default/files/import/uploads/1956/11/OK-DBP-1.jpg
IL "cratere" dello schianto dell'Ilyushin Il-12B (Codice "OK-DBP") precipitato.

Le poche biografie che la riguardano ricordano che Maddalena Secco morì in un incidente aereo in Austria il 29.11.1956. Ma, in realtà, Ella morì, cinquantaquattrenne, sì, in un incidente aereo, ma in Svizzera il 24.11.1956.

Un Ilyushin Il-12B (Codice "OK-DBP"), del 1949, delle ČSA - Československé Státní Aerolinie (OK/CSA), pilotato dal Comandante Josef Plechatý, Volo nº OK-548 dele ore 18:20 di sabato 29.11.1956, tra l'Aeroporto Internazionale di Zürich-Kloten (ZRH/LSZH) e l'Aeroporto Internazionale Praha-Ruzyně (PRG/LKPR), poco dopo il decollo, alle ore 18:20 di sabato 29.11.1956, ebbe un'avaria: il motore destro prese fuoco; l'equipaggio cercò di tornare all'Aeroporto di Zürich-Kloten, ma l'aereo si schiantò, alle 18:24 a 300 km/h, col muso, esplodendo, creando un cratere largo 10 m e profondo 3 m, in un campo, a circa 12 km a nord-nord-ovest dall'Aeroporto di Zürich-Kloten, ad nord-est della Bahnhofstrasse per Hüntwangen, nel Comune di Eglisau (Svizzera).

matricola MSN 93013518 del 27. 2. 1951 Plechaty Josef

Quelle / Source BAR / SFA / AFS E8003#1967/76#207* / 08*

L'aereo aveva 5 membri di equipaggio e 18 passeggeri: morirono tutti. Nei rapporti ufficiali i passeggeri deceduti avevano le seguenti nazionalità:

   Al ritorno dal torneo in Svizzera, i rottami dell'aereo seppellirono anche Stanislav Vaisochr, il fondatore del club, che diede vita all'hockey Chomutov dopo la seconda guerra mondiale. Sono morti il ​​presidente dell'unità di educazione fisica Jan Výborný, il portiere Miroslav Pašek, l'attaccante Zdeněk Nový e Ondřej Borovička, direttore del quotidiano Práce Jindřich Vrba;
   "Dovevamo tutti tornare a casa con il nostro IL-14. Poi il capo dell'aeroporto è venuto da noi e ci ha detto che una delegazione cilena aveva perso il volo per il congresso di Mosca e se potevamo liberare cinque posti per loro. Così è stato fu deciso che sarebbero volati a casa solo i giocatori che il giorno dopo avrebbero dovuto affrontare i campioni a Plzeň",

Pašek, che non avrebbe dovuto volare in Svizzera.

   "Ma hanno preso Pašek al posto mio perché ero stato nominato in Inghilterra con la nazionale. Mi ha detto quanto fosse felice di vedere il mondo e portare le fedi nuziali. Non è mai tornato..." Karel Straka si è commosso
   Ad eccezione di Pasqua, tutti erano all'estero per la prima volta. Ed è lì che hanno trovato la morte
   nella stagione precedente puntava al titolo, perdendolo per soli tre punti. Al torneo in Svizzera, ha battuto gli avversari come i birilli: quattro partite, quattro vittorie, punteggio 39:16.
   nella stagione precedente puntava al titolo, perdendolo per soli tre punti. Al torneo in Svizzera, ha battuto gli avversari come i birilli: quattro partite, quattro vittorie, punteggio 39:16.

(CS) Petr Bílek, "Černý den kdysi prožil i Chomutov. Letadlo pohřbilo hráče a vedení" ((IT) "Anche Chomutov una volta visse una giornata nera. L'aereo seppellì i giocatori e la dirigenza"), iDnes.cz, 09.09.2011 - 10:28

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  • 2 [[Bolivia|boliviani]: ...

... che i 2 "boliviani" possano essere Maddalena Secco ed un altro "compagno"??? Un volo con i nominativi sotto copertura? Perchè???


L'Unità del 27 novembre 1956, a pag. 2, pubblica un articolo: "La figura della compagna M. Secco" per la sua morte: <<La figura della compagna M. Secco Un telegramma di Togliatti al compagno Luigi Grassi. Profondo cordoglio ha destato la morte di Maddalena Secco, che ha perso la vita sabato nel rogo dell'aereo cecoslovacco della linea Zurigo-Praga. La compagna Maddalena Secco era nata a Airasca nel Pinerolese cinquattraquattro anni fa, da famiglia operaia. Entra nel PCI nel 1930 fu costretta ad emigrare perchè la famigerata OVRA fascista scoperse la sua attività clandestina. ma rientrò in Italia e nel 1937 fu arrestata in Liguria. Sottoposta a torture non cedette e fu condannata dal Tribunale speciale fascista a 10 anni di carcere. Scontati sei anni ed otto mesi, l'8 settembre 1943 fu liberata e da Napoli diresse il movimento delle donne democratiche. Successivamente fu membro del comitato direttivo della CGIL e nel 1945, trasferitasi a Torino, divenne membro del Comitato federale del PCI e responsabile della commissione femminile. Ritornata all'attività sindacale, fece parte della Federazione sindacale mondiale e si trasferì prima a Vienna e successivamente a Praga presso la sede della FSM. Il Compagno Palmiro Togliatti ha inviato al compagno Lugi Grasso, a nome del C.C. il seguente telegramma: "Il Comitato centrale e tutto il Partito profondamente addolorati ti esprimono loro affettuosa fraterna solidarietà per la tragica tua compagna eroica militante comunista. PALMIRO TOGLIATTI" Anche la segreteria della CGIL ha inviato a Luigi Grassi, segretario della FSM, un telegramma di cordoglio. "I compagni della segreteria confederale e tutte le organizzazioni della Confederazione del lavoro affranti dalla tragica scomparsa della tua Maddalena, interpreti dei sentimenti dei lavoratori italiani ti sono vicini con fraterna e affettuosa solidarietà e ricordano commossi la valorosa combattente per la causa dell'emancipazione dei lavoratori e del socialismo.">> Quindi suo marito, Luigi Grassi, non morì con lei nell'incidente aereo...

E come scriveva Maddalena? Qui un suo articolo per la Giornata della Donna del 1946 in prima pagina sull'Unità del PCI... https%3A%2F%2Facrobat.adobe.com%2Fid%2Furn%3Aaaid%3Asc%3AEU%3Af807b709-529c-45a7-b6ee-5a73d7f4859c%3Ffbclid%3DIwZXh0bgNhZW0CMTAAAR1xusESJ6NbLIF-7g7tKwXWnDkNkkyWUbAMaOTqlK2CKkHEwH0lfDDHQHE_aem_1-ynktBWrYrE1wWtdljzQA&h=AT3oPdI3h1YzABQ2_pu6zYCbqM4ZWIBWozF4saTFVL4ufJri5CxVvsOq4XjGeJOQOtWMSiDIFKSSbgvSJqjS6zLa_6u2C_AilwomoJEUkcHKQIL2Xyim5wpF8bwWVMM5eQ&__tn__=R]-R&c[0]=AT1JFlMb2HWYC70CGmvZyq62AtHzVOIe7PexUKfRkwNwyxpOcstP2A2D1fhLajEAvvLWvFME67BhyqWNCHngaMwSkGAm9r75L2aU6eLb6w9uv74F1busi9v0VdWPU0dLqvjX2E7AuqVp-xp2BLC_mNSpD0ugpZ2k4vmHFSOl-2zgVhc3lGYlrIPYXPDCZk0LgO-yu_haoPPgB2s


Ci lascia anche uno scritto più sostanzioso (23 pagine, in 16°), _"Che cos'è il sindacato libero"_ , pubblicato dalla Società Editrice L'Unità, come volume n° 2 della Collana "Voce delle donne", con prefazione di Giuseppe Di Vittorio.


Caro Vincenzo, non so perché, ma ho risposto due volte e i commenti sono spariti. Ci riprovo, ti ringrazio molto per le correzioni e proverò a utilizzare quelle sicure. Purtroppo le versioni sull'incidente sono confuse e contrastanti e Luigi Grassi sembra morto e resuscitato. L'articolo sull'unità è interessante, ma dice più o meno le stesse cose che ho ricordato nell'intervento al Congresso dell'UDI di cui a quanto pare Maddalena Secco fu Presidente. Il silenzio sull'attività napoletana è sinceramente sospetto e potrebbe dipendere da molte cose, non esclusi dissensi poi superati. L'assenza nel Ricompart è solo parziale: lei non chiese riconoscimenti, ma in un altro fascicolo del Ricompart, Emmia Stella, partigiana napoletana, ricorda la sua attività di organizzatrice e combattente. sulla questione del Ricompart al quale tanti combattenti non chiesero riconoscimenti, sarebbe necessario un capitolo a parte. Molte donne non sono presenti perché ebbero timore di urtare la suscettibilità dei familiari. Militanti, sì, vivandiere anche, staffette, al più distributrici di munizioni, ma combattenti no. Il combattimento toccava agli uomini. Su questo argomento, al di là delle chiacchiere, il ruolo della donna non era visto con occhi molto diversi dalla destra e dalla sinistra. Gli uomini che non compaiono nel Ricompart scelsero di non esserci almeno per due ragioni: i più moderati volevamo essere definiti patrioti e molti in linea trasversale furono aspramente critici sul premio in danaro associato al riconoscimento. Ti ringrazio comunque per le correzioni e le notizie. Utilizzerò quello che ha più rilievo, ma ho in mente lettori studenti e non appesantirei il testo come fosse un libro di storia accademica. Tieni presente che è ormai un miracolo se i nostri giovani leggano e tentino di capire un testo di più di 10 righi. Non dico di assecondarli, ma di non ignorare la realtà. Testi più impegnativi li scriveremo - anzi li scriverai soprattutto tu, perché io sono ormai messo molto male con l salute - ma ci serviranno per parlare a un'altra parte della popolazione. Di questo ci occuperemo magari alla prossima riunione. Complimenti comunque per l'abile ricerca e un abbraccio forte. Ps: E' degno di nota che la biografia sia piaciuta all'ANPPIA, che pubblica ancora un giornale. Proveremo a chiedere un po' di spazio e a vedere se accettano biografie più articolare.




Si presentò anche alle elezioni del 2 Giugno 1946 per l' Assemblea Costituente. Nel I Collegio Elettorale (Torino, Novara, Vercelli), nella Lista n° 2 (Partito Comunista Italiano), era al 4° posto... Prese 10.965 voti arrivando al 9° posto per preferenze. Non fu eletta.


  • (IT) Maddalena Secco, "In difesa del lavoro femminile. Maddalena Secco parla al nostro Congresso nazionale", in "Noi donne. Foglio d'informazioni dell'Unione Donne Italiane", Anno I, nº 1 del 15 agosto 1945, Mengarelli Tipografia, Roma, 1945 [4]

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  1. ^ Link OPAC nº 1 di "Che cos'è il sindacato libero"
  2. ^ Link OPAC nº 2 di "Che cos'è il sindacato libero"
  3. ^ Link OPAC nº 3 di "Che cos'è il sindacato libero"
  4. ^ Link OPAC nº 1 di "In difesa del lavoro femminile"