Utente:Cristina.mastellaro/Sandbox

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Come lo studioso svolge una ricerca etimologica[modifica | modifica wikitesto]

Per svolgere un'ottimale ricerca etimologica, è necessario sia conoscere i mutamenti di forma e significato della parola, sia dimostrare che tale evoluzione non contrasti con quanto si conosce sulla storia, la diffusione nei dialetti e nelle lingue affini della parola stessa, e con le caratteristiche dell'oggetto da essa indicato. Solo quando lo studioso sarà in possesso di questi dati, potrà dichiarare esatta o scorretta una certa ipotesi etimologica (ovvero l'etimo che si ipotizza essere alla base della parola considerata). Nel caso non ci siano ipotesi corrette, sarà compito dello studioso raccogliere tutti i dati acquisibili e utilizzarli come prove per fornire una nuova ipotesi etimologica che risulti plausibile e pressoché incontrovertibile. Di seguito, le varie fasi di questa ricerca.[1]

L'acquisizione della documentazione[modifica | modifica wikitesto]

Innanzitutto, lo studioso raccoglie informaazioni su quando, dove, in quale forma e con quale significato la parola è stata attestata per la prima volta, e se il suo impiego sia stato ininterrotto dal suo primo utilizzo in poi. Questi dati verranno recuperati attraverso la consultazione di dizionari storici (in italiano, il più importante è il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia e Giorgio Barberi Squarotti), verificandone le informazioni e integrandole sulla base del più recente Lessico etimologico italiano e degli archivi telematici dei testi antichi (ad esempio il TLIO, cioè il Tesoro della lingua italiana delle origini, consultabile anche in rete). Alle volte, risulterà necessario controllare i dati trovati consultando la fonte stessa, poiché si potrebbero trovare errori del redattore o modifiche sull'edizione di riferimento utilizzato da un certo dizionario.[1]

Inoltre, è importante cercare se tale parola è stata utilizzata nei dialetti o in altre lingue e, in tal caso, tenere conto anche di questi nuovi dati. Per quanto riguarda i dialetti, è possibile consultare i dizionari dialettali, di cui alcuni esempi sono il Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio, il Dizionario abruzzese e molisano di Ernesto Giammarco, il Repertorio etimologico piemontese diretto da Anna Cornagliotti e il Vocabolario storico-etimologico del siciliano di Alberto Varvaro. Per visualizzare la diffusione areale di una voce, può rivelarsi utile la consultazione di un atlante linguistico. Per la diffusione nelle altre lingue, invece, esistono dizionari come il Romanisches Etymologisches Wörterbuch, o REW (Dizionario Etimologico Romanzo), di Meyer-Lübke, solitamente combinato con il Dictionnaire étymologique roman (DERom) diretto da Eva Buchi e Wolfgang Schweickard, oltre ad altri dizionari specifici per ogni lingua romanza.[1]

Potrebbe capitare di consultare lessici del latino o di altre lingue da cui sono derivate alcune parole dell'italiano (come le lingue germaniche, il greco e l'arabo). In particolare, per le parole originatisi nel Medioevo, sono fondamentali i vocabolari del latino medievale, tra cui il Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis di Charles Du Cange e il Mediae latinitatis lexicon minus di Jan Frederik Niermeyer.[1]

La valutazione delle ipotesi etimologiche[modifica | modifica wikitesto]

Finita la raccolta della documentazione, si può procedere alla critica delle ipotesi etimologiche prospettate fino ad ora. Può accadere che non ce ne siano, perché nessuno si è dedicato alla ricerca dell'etimo della parole in questione (anche se questo caso, in italiano, è molto raro; più frequente è la mancanza di spiegazione dell'etimo scelto). Per trovare le possibili ipotesi etimologiche in italiano, si consultano i dizionari etimologici, i quali riassumono lo sviluppo dell'etimologia della parola analizzata. Trovati tali ipotesi, lo studioso verifica se i mutamenti ricostruiti sono plausibili. Se risultano esserlo, bisogna comparare tale mutamento formale della parola con la documentazione storica e geolinguistica della voce, fatta al passaggio precedente. Solitamente i casi più comuni di contraddizioni tra l'evoluzione formale e i dati storici trovati sono i seguenti[1]:

  • errori di cronologia: se si suppone che una parola x sia derivata da una parola y, bisogna dimostrare che y si trovi in attestazioni più antiche di x. Se così non fosse, e troviamo attestazioni di x più antiche rispetto alle attestazioni di y, l'ipotesi etimologica risulterebbe meno verosimile e si dovrebbe spiegare il perché y fosse considerata una parola da evitare nello scritto. Se, poi, la differenza di datazione tra le attestazioni delle due parole risulterà notevole e non c'è alcuna spiegazione alla mancanza di attestazione di y, allora l'ipotesi etimologica sarà considerata incoerente, quindi da scartare;
  • attendibilità filologica di una o più occorrenze, ovvero bisogna basare la propria ricostruzione sulle forme e significati che la parola esaminata ha realmente avuto. Quindi, per conoscere il significato di una parola, è importante basarsi direttamente sulla fonte, cioè l'edizione moderna del testo, da cui lo studioso ricava un'idea più dettagliata del significato del vocabolo. Per quanto riguarda la forma, in casi estremi o per le edizioni anteriori al Novecento, si controlla ciascuna attestazione direttamente sul manoscritto o sulla stampa originale;
  • incongruenze tra l'evoluzione ricostruita e la diffusione areale della parola. Se, infatti, la trafila fonologica ipotizzata non sia plausibile con l'evoluzione fonologica del territorio in cui la parola si è diffusa, l'ipotesi rischia di crollare, a meno che non si dimostri che il mutamento della parola è stata filtrata dalle parlate limitrofe o la parola derivi direttamente dall'etimo.
  • contraddizioni con la natura dell'oggetto a cui si riferisce la parola: conoscere le caratteristiche e la simbologia attribuiti all'oggetto (se la parola si riferisce, ad esempio, ad un animale) permette di riconoscere trafile semantiche possibili solo in astratto, ma poi incoerenti con le proprietà dell'oggetto in questione.

Critica dell'ipotesi etimologica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo tutta questa analisi, lo studioso potrà dare una valutazione complessiva sulle ipotesi relative all'etimo della parola considerata. Ci sono due possibili soluzioni[1]:

  • un'ipotesi è più convincente delle altre;
  • nessuna ipotesi risulta coerente o sufficientemente persuasiva.

Nel primo caso, lo studioso aggiunge ulteriori tesi all'ipotesi accolta, ad esempio portando alla luce nuove occorrenze di una parola in ulteriori testi o in varietà linguistiche periferiche. Nel secondo caso, si aprono altre due opzioni[1]:

  • lo studioso si limita a spiegare l'implausibilità delle ipotesi etimologiche fin'ora proposte, senza poi avanzare una propria soluzione; in questo caso si parla di un'etimologia "a metà", perché fa crollare le ipotesi sbagliate, ma senza offrirne una nuova;
  • lo studioso propone una nuova tesi difendendola con l documentazione trovata durante il proprio studio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Daniele Baglioni, L'etimologia, da pg- 93 a pg. 106

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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