Terminalia catappa

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Mandorlo indiano
Frutto di Terminalia catappa
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi II
Ordine Myrtales
Famiglia Combretaceae
Genere Terminalia
Specie T. catappa
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Myrtales
Famiglia Combretaceae
Genere Terminalia
Specie T. catappa
Nomenclatura binomiale
Terminalia catappa
L., 1767
Nomi comuni

Mandorlo indiano
Mirobalano
Mirabolano
(ES) Almendro

Albero di mandorlo indiano in Bengala.
Terminalia catappa

Terminalia catappa (L., 1767), comunemente noto come mandorlo indiano[2], mirobalano[3] o mirabolano[4][5], è un albero appartenente alla famiglia delle Combretacee, che cresce principalmente nelle regioni tropicali dell'Africa, dell'Asia e dell'Indonesia[6][7].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico catappa è un adattamento del nome malese (ketapang) per la pianta in questione[8].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Portamento[modifica | modifica wikitesto]

È un grande albero spogliante alto fino a 20–25 m, con rami inseriti sull'asse principale a mo' di verticillo[3] estesi in orizzontale, producendo un'ombra gradita[2]. Ampi e grandi cordoni radicali.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Disposte in ciuffi, lunghe circa 30 cm e larghe 15 cm, di colore verde brillante[2], obovate, nascono alla fine dei ramoscelli giovani[3]. Presentano nervature in rilievo e del tomento nella pagina inferiore[3]. Le foglie assumono un colore rosso quando cadono.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Piccoli, di colore biancastro, riuniti in alcune spighe ricurve alla cima dei rami[3], lunghe circa 15 cm[2]. Le antere sono gialle[3]. La pianta è monoica[2].

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Drupe ovali lunghe circa 5 cm, eduli, con fibra carnosa[3], che contengono un guscio verde-giallo, rosso a maturazione; la polpa verde sottile[2] e legnosa contiene il seme, simile a una mandorla[3].

Corteccia[modifica | modifica wikitesto]

Di colore grigio-bruno[3], liscia[2].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Pianta esclusivamente tropicale, è probabilmente endemica delle Andamane[3].

Usi[modifica | modifica wikitesto]

I semi sono commestibili, sono oleosi e contengono anche il 50% in sostanze tanniche: vengono usati per conciare pelli e in farmacopea[3].

Le foglie, ricche di tannini e acidi umici con proprietà antibatteriche e antiossidanti, vengono usate in acquariofilia per abbassare il pH e ambrare l'acqua degli acquari (in particolare di quelli che riproducono biotopi acque nere) e migliorare la salute dei pesci e degli invertebrati allevati [9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Terminalia catappa, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d e f g Colin Risdale, John White e Carol Usher, Alberi, Milano, Mondadori Electa, 2007, ISBN 88-370-4040-7. 1ª ed. originale: (EN) Trees, London, Dorling Kindersley Limited, 2005.
  3. ^ a b c d e f g h i j k Paola Lanzara e Mariella Pezzetti, Alberi, Milano, Mondadori, 1977.
  4. ^ Giacomo Devoto, Gian Carlo Oli, Dizionario della lingua italiana, Firenze, Le Monnier, 1971.
  5. ^ Da non confondersi con il più noto Prunus cerasifera, anch'esso chiamato mirabolano, mirobalano, mirabalano.
  6. ^ (EN) Terminalia catappa L. | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 16 febbraio 2021.
  7. ^ Pankaj Oudhia e Robert E. Paull, Encyclopedia of Fruit and Nuts, Wallingford, CABI, 2008, pp. 273–277.
  8. ^ Dave's Garden – Botanary: catappa, su davesgarden.com. URL consultato il 24 novembre 2013.
  9. ^ Alla scoperta delle foglie di catappa, un miracolo della natura direttamente in acquario, su Acquario Come Fare, 3 febbraio 2018. URL consultato il 20 aprile 2019.

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