Dazio: differenze tra le versioni

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Con l'avvento del [[mercantilismo]] e la formazione delle signorie e degli stati mutò la politica doganale e lo sviluppo dei trattati commerciali e dei [[Porto franco (economia)|porti franchi]] portò ad una sempre maggiore liberalizzazione dei mercati che ebbe come conseguenza il progressivo abbandono dei dazi interni<ref>[[Federico Cammeo]], [https://www.giustizia-amministrativa.it/documents/20142/37302/nsiga_4167620.pdf/131690bd-b2c0-cd3f-b1cd-b6ee99ef9192/nsiga_4167620.pdf ''Abolizione di cinte daziarie e abolizione di voci, commento a Consiglio di Stato, sez. V, 3 maggio 1909'', in Giur. It., vol. LXI, 1909, parte III, 241-249] </ref> e la nascita di un sistema di dogane di confine.
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== Descrizione ==
== Caratteristiche ed utilizzo ==
[[File:Milan - Arco della Pace.jpg|thumb|upright=1.2|Sulla sinistra uno dei due caselli daziari di [[Porta Sempione]] a Milano, la cui corrispondente [[Porte e pusterle di Milano|porta cittadina]] è l'[[Arco della Pace]], che si vede sulla destra]]
[[File:Milan - Arco della Pace.jpg|thumb|upright=1.2|Sulla sinistra uno dei due caselli daziari di [[Porta Sempione]] a Milano, la cui corrispondente [[Porte e pusterle di Milano|porta cittadina]] è l'[[Arco della Pace]], che si vede sulla destra]]



Versione delle 10:01, 4 giu 2019

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Dazio (disambigua).
Dazio di Porta Vigentina a Milano, 1880 circa

Il dazio in campo economico è una barriera artificiale ai flussi di beni e/o fattori tra due o più paesi, barriera che nasce da esigenze di politica economica di un singolo Stato (o gruppo di Stati) e si manifesta in manipolazioni amministrative dei flussi di beni in entrata e in uscita dallo stato stesso. Nella maggior parte dei casi il dazio viene riscosso attraverso una dichiarazione doganale, pagata dall'importatore. Le entrate monetarie date dai dazi costituiscono per lo Stato un introito fiscale.

Dal punto di vista politico, il dazio costituisce uno strumento di protezione di alcuni settori economici nazionali, quando questi non possono competere con la concorrenza estera. L'uso sistematico di questo strumento si chiama protezionismo.

Storia

Durante il Medioevo il dazio costituiva una delle principali fonti di introito fiscale ed era associato ad una tassa che gravava sulle merci che transitavano da un comune all'altro. Il frazionamento politico dell'epoca feudale e lo sviluppo dei rapporti commerciali resero sempre più complesso il movimento delle merci, fino a quando furono presi provvedimenti atti a ridurre l'impatto dei dazi sul commercio territoriale mediante l'istituzione di periodi di sospensione coincidenti con le fiere cittadine.

Con l'avvento del mercantilismo e la formazione delle signorie e degli stati mutò la politica doganale e lo sviluppo dei trattati commerciali e dei porti franchi portò ad una sempre maggiore liberalizzazione dei mercati che ebbe come conseguenza il progressivo abbandono dei dazi interni[1] e la nascita di un sistema di dogane di confine.

Descrizione

Sulla sinistra uno dei due caselli daziari di Porta Sempione a Milano, la cui corrispondente porta cittadina è l'Arco della Pace, che si vede sulla destra

I dazi possono consistere anche in tasse sulle esportazioni; tipico è l'esempio dei paesi a basso livello di reddito pro-capite ma con ingenti ricchezze naturali: applicando un dazio sulle esportazioni delle proprie materie prime aumentano le loro entrate erariali.
Il dazio è direttamente legato alla classificazione internazionale della merce, ottenuta utilizzando la tariffa doganale, ed è applicato ai beni provenienti da nazioni con cui non siano stati stipulati accordi preferenziali.

Il calcolo del dazio avviene in sede di dichiarazione doganale e può essere stabilito in vari modi: sul valore della merce in arrivo (valore teorico della merce al momento dell'entrata nello stato/comunità di stati, cioè valore di fattura aumentato o diminuito del costo del trasporto in base ai termini di resa concordati in base all'Incoterms), sulla quantità di merce introdotta (tassazione in base ad un'unità di misura specifica) o in modo misto tra i due metodi precedenti. In Italia in passato l'entità dei dazi interni era spesso determinata pesando su un peso pubblico le merci che entravano in un determinato territorio.[2]

L'uso prevalente è però quello in importazione con l'applicazione di una specifica tassa su alcuni determinati beni in entrata, quasi sempre per avvantaggiare la produzione nazionale rispetto a quella estera.

Drawback

Il drawback è un'agevolazione che può essere applicata da uno Stato per evitare che i dazi doganali gravino sui costi delle materie prime, con un conseguente aggravio dei costi dei prodotti finiti delle imprese nazionali; in questi casi lo Stato può rimborsare il dazio pagato su di esse se e quando il prodotto finito viene riesportato.

Note

  1. ^ Federico Cammeo, Abolizione di cinte daziarie e abolizione di voci, commento a Consiglio di Stato, sez. V, 3 maggio 1909, in Giur. It., vol. LXI, 1909, parte III, 241-249
  2. ^ Carlo Astengo, Edoardo Martino, Dazi ed imposte comunali commento delle leggi e dei regolamenti riguardanti i dazi e tutte le altre imposte autorizzate a favore dei comuni ... per Carlo Astengo ed Edoardo Martino, Pirola, 1873, p. 193.

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