Sisto Frajria
Sisto Frajria | |
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Nascita | Pinerolo, 2 ottobre 1888 |
Morte | Pradis di Sopra, 5 novembre 1917 |
Cause della morte | caduto in combattimento |
Luogo di sepoltura | Tempio Ossario di Udine |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania |
Anni di servizio | 1909-1917 |
Grado | Maggiore |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale |
Battaglie | Occupazione di Misurata Battaglia di Caporetto |
Comandante di | III Battaglione, 49º Reggimento fanteria, Brigata "Parma" |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena |
dati tratti da La Grande Guerra nello Spilimberghese. Un Paese, una Storia[1] | |
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Sisto Frajria (Pinerolo, 2 ottobre 1888 – Pradis di Sopra, 5 novembre 1917) è stato un militare italiano, decorato di tre Medaglie d'argento e due di bronzo al valor militare durante la guerra italo-turca e la prima guerra mondiale.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Pinerolo il 2 ottobre 1888, all'interno di una famiglia appartenente all’alta borghesia di quella città, figlio di Giuseppe e da Angela Ceresole.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito, il 3 novembre 1903 fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente il 19 settembre 1909, assegnato al 50º Reggimento fanteria,[2] allora al comando del colonnello Carlo Petitti di Roreto,[3] della Brigata "Parma".[4] Con lo scoppio della guerra italo-turca partì per la Tripolitania e la Cirenaica il 18 novembre 1911.[5] Si distinse nei combattimenti di Misurata (8 luglio 1912) e Gheran (20 luglio 1912). rientrato in Patria ottenne la promozione a tenente,[5] e poi ritornò in Africa settentrionale assegnato al 4º Battaglione indigeni del Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania.[5] Durante la sua permanenza in terra africana si distinse nelle operazioni di contrasto alla guerriglia, venendo decorato con la prima Medaglia d'argento al valor militare[5] per essersi distinto nel combattimento di Nufilia il 23 marzo 1914, e con la Medaglia di bronzo al valor militare per il combattimento di Gadauria (11 febbraio 1915) e ricevendo un encomio solenne per quello di Kasr Bu Adi.[5]
Promosso capitano il 9 settembre dello stesso anno,[5] il 17 giugno 1916 fu fatto rientrare definitivamente in Italia, allora impegnata nella guerra contro l'Impero austro-ungarico, destinato al 50º Reggimento fanteria, passando poi, dal 28 settembre di quello stesso anno, al 49º Reggimento fanteria.[5] Sul Carso, alla quota 126 della trincea del Vipacco, il 4 settembre 1917 fu decorato con una seconda Medaglia d'argento al valor militare, ricevendo il 9 dello stesso mese la promozione a maggiore per merito di guerra.[6]
Dopo l'esito nefasto della battaglia di Caporetto, la sera del 5 novembre 1917, si trovava a Fornez insieme al suo reparto, posizionatosi per trascorrere la notte lungo l’attuale strada provinciale, nel tratto che scende verso Pielungo.[6] Poco prima delle ore 22 il generale Francesco Rocca arrivò sul posto, in automobile, e diede l'ordine di riprendere l’avanzata verso Pradis, al fine di mantenere il contatto con i tedeschi che si stavano ritirando oltre il canale di Foce.[6] Alla testa della colonna con i suoi uomini, trovò un'interruzione stradale sul “Puint di Spissul”, e allora si avviò lungo una mulattiera che, superando il rio di Salaries e il rio di Molin, si divideva poi in due rami: quello di sinistra che conduceva verso Pradis di Sopra e quello di destra che portava direttamente alla selletta di Val da Ros.[6] All’altezza della biforcazione i soldati italiani furono colpiti dal fuoco dei tedeschi che si erano appostati nei boschi sulla sinistra.[6] L’attacco in quella direzione, verso il “Puint da las Vies”[N 1] era stato affidato a lui, che si lanciò alla testa del 3º Battaglione contro le posizioni avversarie.[6] Cadde colpito a morte[6] dal fuoco delle mitragliatrici provenienti da una stalla,[7] e per questo fatto fu decorato con una terza Medaglia d'argento al valor militare.[7] La salma venne dapprima sepolta presso il Cimitero di guerra di Pradis di sopra, e successivamente traslata presso il Tempio Ossario di Udine, dove i riposa nella tomba n. 11.454.[1] La sua città natale gli ha intitolato una piazza.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Che oggi corrisponde all’imbocco della strada per Palemaûer.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Cescutti 2014, p. 112.
- ^ a b Cescutti 2014, p. 113.
- ^ Annuario militare del Regno d'Italia 1913, p. 505.
- ^ Annuario militare del Regno d'Italia 1913, p. 503.
- ^ a b c d e f g Cescutti 2014, p. 114.
- ^ a b c d e f g Cescutti 2014, p. 115.
- ^ a b Cescutti 2014, p. 116.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Annuario militare del Regno d'Italia, Roma, Enrico Voghera Tipografo Editore, 1913.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
- Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
- Giuliano Cescutti, La Grande Guerra nello Spilimberghese. Un Paese, una Storia, Spilimbergo, Università della Terza Età dello Spilimberghese, 2014, ISBN 978-88-7562-147-6.