Scolecite

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Scolecite
Classificazione Strunz9.GA.05
Formula chimicaCaAl2Si3O10·3(H2O)
Proprietà cristallografiche
Sistema cristallinomonoclino
Gruppo puntualem
Gruppo spazialeCc
Proprietà fisiche
Densità2,26-2,40 g/cm³
Durezza (Mohs)5,5
Sfaldaturaperfetta ma non distinguibile
Fratturaconcoide
Coloreincolore, bianco
Lucentezzavitrea
Strisciobianco
Diffusionecomune
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La scolecite è un minerale, un silicato (tettosilicato) di calcio e alluminio idrato, che appartiene al gruppo delle zeoliti. Fu scoperta nel 1813; il suo nome deriva dal greco scolex, perché i suoi cristalli si arricciano come vermi, quando vengono scaldati alla fiamma del becco Bunsen.[1]

La scolecite è la tipica zeolite fibrosa; possiede una struttura cristallina monoclina, caratterizzata da un solo asse binario e da un piano di simmetria. La scolecite ha una densità di 2,3 g/cm³ e una durezza di 5,5 su scala di Mohs. Essa ha una buona sfaldatura e una frattura concoide. Si presenta con sottili cristalli prismatici striati, bianchi o incolori, riuniti in ventagli o in masse fibroso-raggiate. La scolecite ha cristalli a bacchetta più spessi rispetto alla natrolite, ma non sempre è facile distinguerle ad occhio nudo, somigliandosi molto.[2]

Proprietà chimico-fisiche

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La scolecite è dura, fragile, leggera e perfettamente sfaldabile. Possiede una trasparenza con una lucentezza che varia dal vitreo al sericeo. Sottoposta al riscaldamento, prima si arriccia e poi fonde, formando un vetro bolloso. È solubile nell’acido cloridrico, formando una gelatina silicea. [3]

Origine e giacitura

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La scolecite ha origine idrotermale nelle cavità e nelle bolle gassose delle rocce vulcaniche ed anche lungo le litoclasi alpine, insieme a calcite e zeoliti. Si ritrova di frequente associata ad apofillite, laumontite, stilbite, heulandite, calcite, prehnite e quarzo. Cristalli prismatici chiari, lunghi fino a 200 mm, provengono da cavità basaltiche presso Nasik e Poona in India.[4] Si ritrovano cristalli anche a Teigarhorn, in Islanda e a Suderoe, isole Färöer. La scolecite è stata segnalata a Maderaner Tal, in Svizzera.[5] In Italia, è stata segnalata nei blocchi basaltici eruttati dal Somma-Vesuvio e nei basalti antichi della Val di Fassa (Trentino), nonché nelle rocce metamorfiche di varie località delle Alpi.[3]

Minerale di interesse scientifico e collezionistico.

  1. ^ ”K. Saemundsson, E. Gunnlaugsson, Icelandic Rocks and Minerals, Mál og Menning, 2010”
  2. ^ ”R. Hochleitner, Guida ai minerali, Ricca editore, Roma, 2017”
  3. ^ a b ”A. Mottana, R. Crespi, G. Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, Milano, 2009”
  4. ^ Berthold Ottens, Indian Zeolites, The mineralogical record, January-february, 2003, number 1, vol. 34, Tucson”
  5. ^ ”Ole Johnsen, Guida ai minerali del mondo, Zanichelli, Bologna, 2011”

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