Pyramiden

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Pyramiden
località
(RU) Пирамида
(NO) Pyramiden
Pyramiden – Veduta
Pyramiden – Veduta
La piazza centrale di Pyramiden, sullo sfondo il ghiacciaio di Nordenskjøldbree
Localizzazione
StatoBandiera della Norvegia Norvegia
   Bandiera delle Svalbard e Jan Mayen Svalbard e Jan Mayen
Amministrazione
Lingue ufficialirusso, norvegese
Territorio
Coordinate78°41′N 16°24′E / 78.683333°N 16.4°E78.683333; 16.4 (Pyramiden)
Altitudine37 m s.l.m.
Superficie2 km²
Abitanti6
Densità3 ab./km²
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svalbard
Pyramiden
Pyramiden

Pyramiden (in russo Пирамида?, Piramida) è un insediamento semiabbandonato situato nell'isola di Spitsbergen nelle Svalbard, in Norvegia.

L'insediamento, abitato stabilmente da una comunità di minatori russi fino al 1998, deriva il suo nome dalla caratteristica forma piramidale della montagna alle spalle delle città, che si affaccia sulla baia di Adolfbukta, ad est dell'isola, dove si trova il fronte del ghiacciaio di Nordenskjøldbree. Dal 2011 la località risulta nuovamente abitata grazie all'apertura di servizi turistici.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Edifici in stile siberiano nel centro di Pyramiden

«La guerra fredda in questo luogo non esisteva.»

Fondata nel 1910 da minatori svedesi, nel 1927 fu venduta alla compagnia mineraria sovietica Russkij Grumant, che agli inizi degli anni trenta la vendette nuovamente ad un'altra compagnia mineraria sovietica, la Arktikugol, dalla quale fu utilizzata (pur essendo territorio norvegese) in virtù del trattato delle Svalbard fino al 1991. Fu poi utilizzata dalla Russia post comunista, sopravvivendo grazie allo sfruttamento dei giacimenti carboniferi e al turismo nei mesi estivi.[2][3]

Distrutta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, durante il periodo sovietico furono ricostruite tutte le abitazioni e fu dotata di diversi servizi: un asilo e una scuola elementare, una piscina ad acqua di mare riscaldata, un ospedale attrezzato per le operazioni chirurgiche, una biblioteca con oltre 50.000 volumi, un cinema/teatro da 300 posti, palestre e un campo da pallacanestro e calcio a cinque.

L'insediamento era dotato anche di un pollaio e di una stalla e terra fertile era stata fatta arrivare dall'Ucraina per permettere di coltivare frutta e verdura all'interno di una serra. Vi erano frequenti scambi scolastici con gli studenti delle altre scuole delle Isole Svalbard e gli abitanti di Longyearbyen spesso usufruivano della piscina di Pyramiden quando non ve ne era ancora una nella città principale. Le abitazioni non erano dotate di cucine ma il cibo era preparato in una grande mensa comune.[4][5] Gli edifici residenziali erano tre: uno per le famiglie, uno per le donne e un altro per gli uomini.

Veduta esterna della piscina

Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta l'insediamento superò i 1000 abitanti e venne anche creata una sede del KGB. Questa località così remota fu dotata di numerosi servizi anche perché era un luogo visitabile senza visto d'ingresso, al contrario del resto dell'URSS e successivamente della Russia, dai turisti e dai lavoratori stranieri che si trovavano sulle Svalbard. Era quindi un modo per mostrare la grandezza dell'Unione Sovietica.[6]

Tra il 1955 e il 1998 l'insediamento produsse circa 9 milioni di tonnellate di carbone, di cui un milione servì al solo sostentamento di Pyramiden. I giacimenti erano però frammentati e di difficile sfruttamento e con il tempo iniziarono a diventare improduttivi. A partire dal 1991, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, probabilmente diminuirono i finanziamenti provenienti da Mosca e per la cittadina iniziò un periodo di decadenza.[5] A mettere in ginocchio la comunità fu anche l'incidente aereo del volo charter Vnukovo Airlines 2801 proveniente da Mosca nel quale, il 29 agosto 1996, morirono 130 abitanti di Pyramiden e Barentsburg dopo uno schianto avvenuto sulla montagna di Operafjellet, nei pressi di Longyearbyen, portando quindi ad una diminuzione netta degli abitanti dell'insediamento.[3][7][6]

Edificio in stile siberiano dopo un restauro

L'insediamento fu abbandonato nel 1998, quando vi erano circa 300 abitanti ai quali vennero dati quattro mesi di tempo per trasferirsi altrove.[8] Circa la metà decise di rimanere nelle Svalbard e trasferirsi a Barentsburg mentre gli altri tornarono in Russia e Ucraina, gli ultimi residenti lasciarono la città il 10 ottobre 1998.[9] Le case e le infrastrutture sono ancora intatte ma negli anni hanno subito atti vandalici e furti. Pyramiden è citata nella settima puntata della seconda stagione del programma televisivo di History Channel, La Terra dopo l'uomo (Life After People). Durante tale trasmissione è stato detto che, a causa del basso tasso di decadimento in un clima gelido, gli edifici principali della città sarebbero ancora integri dopo 500 anni anche senza l'uomo. Molto probabilmente potrebbe essere l'ultima città a deteriorarsi sulla terra.[6][10]

Pyramiden è attualmente in fase di nuovo sviluppo da parte della società mineraria Artikugol per accogliere i turisti. Sei persone sono attualmente stazionarie[11] per migliorare le strutture ed è stato riaperto l'albergo Tulipano nel 2011.[12] Dal 2013 sono circa 30 le persone che vivono qui a turno per mantenere attivo l'insediamento (oltre che per garantire la manutenzione degli edifici), all'interno dell'albergo è stato aggiunto un piccolo museo e una caffetteria e vicino al porto vi è un piccolo ostello costituito da alcuni container. Le comunicazioni con Pyramiden possono avvenire solo tramite telefoni satellitari ed è diventata oltre che meta turistica anche una base utile per le escursioni.[13]

Media[modifica | modifica wikitesto]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

La piazza centrale con il Palazzo della cultura dello sport e la statua dedicata a Lenin (la più a nord del mondo)

Nel 2014, a Pyramiden, la cantante svedese Tove Styrke ha girato, sotto la direzione del regista Rúnar Ingi, il video del suo singolo Borderline.[14]

La band danese degli Efterklang si è ispirata a Pyramiden, dove hanno trascorso nove giorni per registrare i suoni dell'ambiente circostante, per la realizzazione dell'album Pyramida, uscito nel 2012. Durante la loro permanenza nell'insediamento urbano hanno anche registrato un documentario.[15]

Altre città fantasma delle Svalbard[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Federica Seneghini, Nelle terre degli orsi polari dove è vietato nascere e morire, su corriere.it, 30 ottobre 2015. URL consultato il 1º novembre 2015.
  2. ^ (EN) Pyramiden, su cruise-handbook.npolar.no. URL consultato il 5 settembre 2017.
  3. ^ a b Isole Svalbard, per chi sogna un incontro ravvicinato con un orso polare, su mareonline.it. URL consultato il 5 settembre 2017.
  4. ^ Nelle terre degli orsi polari dove è vietato nascere e morire, su corriere.it. URL consultato il 5 settembre 2017.
  5. ^ a b La città fantasma al Polo Nord fra miniere, segreti e Lenin, su lastampa.it. URL consultato il 5 settembre 2017.
  6. ^ a b c (EN) Rachel Nuwer, A Soviet Ghost Town in the Arctic Circle, Pyramiden Stands Alone, su smithsonianmag.com, 19 maggio 2014. URL consultato il 14 agosto 2017.
  7. ^ Incidente aereo di compagnie aeree Tu-154 'Vnukovo Airlines' alle Svalbard, su it.avia.pro. URL consultato il 5 settembre 2017.
  8. ^ (EN) The Cold Rim Of The World, su blog.longreads.com. URL consultato il 5 settembre 2017.
  9. ^ A Soviet Ghost Town in the Arctic Circle, Pyramiden Stands Alone
  10. ^ (EN) Pyramiden, The North Pole’s Mysterious Ghost Town, su lastampa.it. URL consultato il 5 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2017).
  11. ^ (EN) Maybe I'm the northernmost headbanger in the world, su aeon.co. URL consultato il 5 settembre 2017.
  12. ^ (EN) Back in Pyramiden, Svalbard, su ruinmemories.org. URL consultato il 5 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2016).
  13. ^ (NO) ytt liv for Pyramiden, su svalbardposten.no. URL consultato il 5 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  14. ^ (EN) TOVE STYRKE BORDERLINE-THE LODGE, su campdavidfilm.com. URL consultato il 5 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2017).
  15. ^ EFTERKLANG Piramida, su indieforbunnies.com. URL consultato il 5 settembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Elin Andreassen, Hein B. Bjerck e Bjørnar Olsen, Persistent Memories: Pyramiden - A Soviet Mining Town in the High Arctic, Tapir Academic Press, 2010, ISBN 82-519-2436-7.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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