Pseudelephantopus

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Pseudelephantopus
Pseudelephantopus spicatus
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Vernonioideae
Tribù Vernonieae
Sottotribù Elephantopinae
Genere Pseudelephantopus
Rohr, 1792
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Vernonieae
Genere Pseudelephantopus
Specie
(Vedi testo)

Pseudelephantopus Rohr, 1792 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta dal botanico Julius Philip Benjamin von Rohr (1737-1793) nella pubblicazione " Skrivter af Naturhistorie-Selskabet. Copenhagen" ( Skr. Naturhist.-Selsk. 2(1). 214) del 1792.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le piante di questa sottotribù sono erbacee perenni (talvolta suffruticose). La pubescenza è formata da peli semplici e rigidi. Gli organi interni di queste piante contengono lattoni sesquiterpenici. La parte sotterranea del fusto è un rizoma stolonifero. Altezza massima: 2-6 dm.[4][5][6][7][8][9]

Le foglie si presentano sia sotto forma di rosette basali (inizialmente) che di singole foglie disposte in modo alterno lungo il fusto (alla fioritura). La lamina è sessile o picciolata (alata e abbracciante nelle foglie inferiori o basali) con forme da obovate a oblanceolate, spatolate o lineari. Le basi sono cuneate; i margini sono dentati; gli apici variano da ottusi a acuti. La faccia adassiale è punteggiata da ghiandole di resina.

Le infiorescenze sono formate da gruppi di 1 - 5 capolini raccolti in modo spiciforme. Ogni gruppo è sotteso da 1 - 2 brattee fogliacee dalla forma da lanceolata a spatolata o lineare. I capolini, discoidi e sessili, sono composti da un involucro cilindrico o fusiforme formato da brattee che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi. Le brattee sono 8 (4 coppie a disposizione decussata), ossia sono a inserzione opposta e incrociate nella loro disposizione ad angolo retto.[10] La forma delle brattee esterne è ovata, quelle interne sono lanceolate, e tutte sono più o meno cartilaginee. I ricettacoli sono nudi (senza pagliette a protezione della base dei fiori). Diametro dei capolini: 5-10 mm. Diametro degli involucri: 2-3 mm.

I fiori sono pochi (circa 4) e sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e normalmente sono zigomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: le corolle sono tubolari e terminano con 5 lobi (lanceolato-lineari) con profonde insenature interne; i tubi sono più lunghi delle gole che bruscamente diventano imbutiformi. Il colore è bianco o rosa o porpora.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo.[12] Le antere hanno la coda con un corto sperone. La parte inferiore delle teche delle antere hanno un collare; la parte apicale è glabra e sottile. Il polline è triporato (con le fessure di germinazione costituite da tre pori)[13] e "lophato"; inoltre è echinato (con punte) e spesso la parte più esterna dell'esina è sollevata a forma di creste e depressioni.
  • Gineceo: lo stilo è filiforme e senza nodi rilevanti alla base. La pubescenza è formata da peli a spazzola. Gli stigmi dello stilo sono due. L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. Gli stigmi hanno la superficie stigmatica interna (vicino alla base).[14]

I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni hanno una forma prismatica con 8 - 10 coste; contengono rafidi brevemente elongati, idioblasti fra le coste e sono privi di fitomelanina. La superficie è setolosa o irsuta con ghiandole. Il pappo, persistente, è composto da 5 -10 setole/squame con forme da laciniate a aristate; sono inoltre contorte e allargate alla base.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di questo gruppo si trovano principalmente in America tropicale (in Asia orientale sono introdotte).

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23 000 specie distribuite su 1 535 generi[15], oppure 22 750 specie e 1 530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1 679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][7][8]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di questo gruppo appartengono alla sottotribù Elephantopinae descritta all'interno della tribù Vernonieae Cass. della sottofamiglia Vernonioideae Lindl.. Questa classificazione è stata ottenuta ultimamente con le analisi del DNA delle varie specie del gruppo.[18] Da un punto di vista filogenetico in base alle ultime analisi sul DNA la tribù Vernonieae è risultata divisa in due grandi cladi: Muovo Mondo e Vecchio Mondo. I generi di Elephantopinae appartengono al subclade relativo all'America tropicale (l'altro subclade americano comprende anche specie del Nord America e del Messico).[8]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere sono:[7]

  • la corolla è zigomorfa con profonde insenature;
  • le foglie in prevalenza sono raccolte in rosette basali;
  • le setole del pappo sono contorte;
  • il numero cromosomico è 2n = 26.

Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 26 (e 22).[7][8] Ma anche 2n = 28?.[9]

Elenco delle specie[modifica | modifica wikitesto]

Questo genere ha 2 specie:

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Chaetospira S.F.Blake
  • Distreptus Cass.
  • Matamoria La Llave
  • Spirochaeta Turcz.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 20 settembre 2021.
  3. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 21 settembre 2021.
  4. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  5. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  6. ^ Judd 2007, pag.517.
  7. ^ a b c d Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 164.
  8. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, pag. 445.
  9. ^ a b eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 21 settembre 2021.
  10. ^ Musmarra, pag. 430.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  13. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  14. ^ Judd 2007, pag. 523.
  15. ^ Judd 2007, pag. 520.
  16. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  17. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  18. ^ Susanna et al. 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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