Porta Soprana
Porta di Sant'Andrea o Porta Soprana | |
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Ubicazione | |
Stato | Italia |
Città | Genova |
Indirizzo | Piano di S. Andrea |
Coordinate | 44°24′20.05″N 8°56′04.09″E / 44.40557°N 8.93447°E {{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
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Informazioni generali | |
Condizione attuale | Il monumento ha subìto varie ristrutturazioni, soprattutto a cavallo fra il XIX e il XX secolo, a causa della demolizione dell'adiacente quartiere di Ponticello. La torre lato mare è stata parzialmente ricostruita. |
Sito web | www.associazione-portasoprana.it/ |
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La Porta Soprana o Porta di Sant'Andrea (in ligure Pòrta de Sant'Andria) fu una delle porte di ingresso alla città di Genova. Fra le principali architetture medioevali in pietra del capoluogo ligure, è situata sulla sommità del Piano di Sant'Andrea (a poca distanza dall'omonimo colle, spianato agli inizi del XX secolo), da cui prende il nome (l'appellativo Soprana è invece una corruzione da Superana: la porta era così chiamata perché si trovava rialzata rispetto al piano cittadino).
Si trattava di una delle porte d'accesso alla città già all'epoca della seconda cinta muraria genovese (IX o X secolo); tuttavia, la costruzione attuale - in seguito agli ingenti restauri realizzati sotto la direzione di Alfredo D'Andrade - riproduce l'aspetto che la porta doveva avere al momento della sua ricostruzione durante la realizzazione della terza cinta (Mura del Barbarossa, 1155-1159).
Poco distante da essa si trova la casa-museo di Cristoforo Colombo. Sia i poli museali delle torri della porta sia la casa di Colombo sono aperti al pubblico visitabili.
Le iscrizioni sulla porta
Nella parte sinistra della porta (rispetto a chi entra dall'esterno) è riportata un'incisione in cui a parlare al cittadino che si accinge a valicarla è la città stessa:
Ǡ; In nomine omnipotentis Dei, Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Sum munita viris, muris circumdata miris
et virtute mea pello procul hostica tela.
Si pacem portas licet has tibi tangere portas,
si bellum moveres tristis victusque recedes.
Auster et Occasus, Septemptrio novit et Ortus
quantos bellorum superavi Ianua motus.
In consulatu comunis Wilielmi Porci, Oberti Cancellarii, Iohannis Malaucelli et Wilielmi Lusii et placitorum Boiamundi de Odone, Bonivassalli de Castro, Wilielmi Stanconis, Wilielmi Cigale, Nicole Roce et Oberti Recalcati»
Ǡ;; Nel nome di Dio onnipotente, Padre Figlio e Spirito Santo. Amen
Sono sorvegliata da soldati, circondata da splendide mura
e scaccio lontano con il mio valore i dardi nemici.
Se pace tu porti, accostati pure a queste porte,
se guerra tu cerchi, triste e battuto ti ritirerai.
Il Meridione e il Ponente, il Settentrione e l'Oriente sanno
su quali enormi fremiti di guerre io Genova abbia prevalso.
Nel consolato del comune di Guglielmo Porco, Oberto Cancelliere, Giovanni Maluccelli, e Guglielmo Lusio, e dei placiti (giudici)
Boemondo di Odone, Bonvassallo di Castro, Guglielmo Stangone, Guglielmo Cigala, Nicola Roca e Oberto Recalcati»
Lunga la parte opposta è riportata l'iscrizione seguente:
«Marte mei populi fuit hactenus, Affrica mota post Asie partes et ab hinc Yspania tota; Almariam cepi Tortosamque subegi, septimus annus ab hac et erat bis quartus ab illa. Hoc ego munimen cum feci Ianua pridem undecies centeno cum tociensque quino anno post partum venerande Virginis almum.
In consulatu comunis Wilielmi Lusii, Iohannis Maliaucelli, Oberti Cancellarii, Wilielmi Porci; de placitis Oberti Recalcati, Nicole Roce, Wilielmi Cigale, Wilielmi Stangoni, Bonivassalli de Castro et Boiamundi de Odone»
«Da guerra del mio popolo fu scossa finora l'Africa oltre le regioni dell'Asia da qui tutta la Spagna. Conquistai Almeria e soggiogai Tortosa, sette anni fa questa e otto anni fa quella, quando in un primo momento io Genova innalzai questa fortificazione nel millecentocinquantacinquesimo anno dopo il glorioso parto della Santa Vergine.
Nel consolato del comune di Guglielmo Lusio, Giovanni Maloccello, Oberto Cancelliere, Guglielmo Porzio; dei placiti Oberto Recalcati, Nicola Roca, Guglielmo Cigala, Guglielmo Stangone, Bonvassallo di Castro e Boemondo di Odone»
I restauri
Venuto meno il ruolo prettamente difensivo e ampliata la cinta di mura, a partire dal XIV secolo la porta rimase letteralmente inghiottita dallo sviluppo edilizio, con la costruzione del quartiere di Ponticello. Sull'arco di entrata tra le due torri venne inoltre costruita una casa ad un piano (aumentata poi di un altro nell'Ottocento), nelle cui stanze abitò il figlio di Sanson (il boia che aveva ghigliottinato Luigi XVI al tempo della rivoluzione francese).
Le due torri, sempre nell'Ottocento, furono adibite a carcere così come avvenne per il vicino convento di Sant'Andrea (la prigione "della Torre"), ed in essa trovava posto anche l'abitazione dei carcerieri.
Il monumento, ridotto a fine secolo in una serie di edifici, una volta scomparsi i merli dai suoi spalti venne restaurato a cominciare all'incirca dal 1890 ad opera dell'architetto Alfredo d'Andrade, direttore della Sovrintendenza di Belle Arti.
Sempre a cura del laboratorio di d'Andrade venne ripristinata in questo periodo la torre settentrionale e, con essa, anche l'arco che sovrasta l'entrata della porta; furono integrate pure le sculture dei capitelli (le aquile di stile romanico pisano).
La torre meridionale rimase invece racchiusa nel perimetro di un edificio di civile abitazione sino agli anni 1930 quando, con la demolizione del quartiere di Ponticello, la struttura venne restaurata sotto la direzione di Orlando Grosso.
Immagini
Bibliografia
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