Coordinate: 44°34′22.09″N 10°21′59.12″E

Pieve di Sant'Ambrogio (Neviano degli Arduini)

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Pieve di Sant'Ambrogio
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàBazzano (Neviano degli Arduini)
Indirizzovia Pieve
Coordinate44°34′22.09″N 10°21′59.12″E
Religionecattolica di rito romano
Titolaresant'Ambrogio
Diocesi Parma
Stile architettonicoromanico e rinascimentale
Inizio costruzioneVI secolo
Completamento1896

La pieve di Sant'Ambrogio, nota anche come pieve di Bazzano, è un luogo di culto cattolico dalle forme romaniche e rinascimentali situato in via Pieve a Bazzano, frazione di Neviano degli Arduini, in provincia e diocesi di Parma; appartiene al gruppo delle pievi parmensi e fa parte della zona pastorale di Traversetolo-Neviano Arduini.

L'originario luogo di culto fu innalzato già nel IV o V secolo,[1] ma le più antiche testimonianze della sua esistenza risalgono soltanto al 921, quando la chiesa di Bagiano, dedicata a sant'Ambrogio, fu citata in due documenti relativi a una controversia che divise il Capitolo della Cattedrale di Parma e il giudice Boniprando, che si era impossessato di alcuni terreni donati al Capitolo dal vescovo Guibodo; la vertenza si risolse con un placito del conte Adalberto del contado di Parma, che obbligò Boniprando alla restituzione dei beni.[2][3][1][4]

L'edificio fu nuovamente nominato l'11 giugno 1005, quando, nell'Ordo Archipresbiterorum Plebium voluto dal vescovo di Parma Sigefredo II, fu menzionato l'arciprete Viencio della pieve di Sant'Ambrogio,[3][1][4] che fu probabilmente ricostruita all'epoca in forme romaniche.[5]

L'importanza del luogo di culto crebbe nei secoli successivi e nel 1230, come testimoniato dal Capitulum seu Rotulus Decimarum della diocesi di Parma, il territorio amministrato si estendeva sulle due rive del torrente Enza, comprendendo sette cappelle del circondario: Vedriano, Roncaglio, Monchio delle Olle, Neviano degli Arduini, Compiano, Cerezzola e Castione de' Baratti; nel 1299 si aggiunse anche la cappella di Provazzano.[6][7] La giurisdizione della chiesa, soggetta direttamente al vescovo di Parma, raggiunse la massima estensione nel 1354, quando la pieve controllava cinque canonicati, undici chiese, cinque benefici e quattro ospedali.[8][4]

Tra il XVI[4] e il XVII secolo la struttura fu profondamente trasformata in stile rinascimentale, con l'inversione dell'orientamento della chiesa e la conseguente riedificazione della facciata e della zona absidale.[9] Nella seconda metà del XVII secolo furono inoltre ricostruiti i pilastri[9] e sostituite le capriate lignee di copertura con le volte a crociera in muratura.[10][11]

Nel XVIII secolo fu aggiunta a fianco della navata sinistra la prima cappella laterale.[9][11]

Nel 1828 un decreto del papa Pio VII stabilì la nuova appartenenza della pieve alla diocesi di Reggio Emilia e il passaggio giurisdizionale delle sei cappelle in territorio parmense da essa dipendenti alla chiesa di Sant'Eufemia di Neviano degli Arduini; nel 1844 la pieve tornò definitivamente alla diocesi di Parma, in seguito al trattato di Firenze stipulato tra il ducato di Parma e Piacenza e il ducato di Modena e Reggio, approvato nel 1855 con una bolla del papa Pio IX.[8][4]

Intorno alla metà del XIX secolo furono avviati importanti lavori di ristrutturazione dell'edificio; fu inizialmente abbassato il pavimento al livello originario, mentre tra il 1870 e il 1876 fu edificato il campanile sulla destra della facciata; tra il 1896 e il 1902 furono aggiunte le altre cappelle laterali, fu spostato il fonte battesimale nella prima cappella a sinistra, fu prolungata l'abside centrale,[11][9] furono rifatti i pavimenti, fu aperto il rosone al centro della facciata e fu costruita la recinzione attorno al sagrato.[10]

I lavori proseguirono anche agli inizi del XX secolo, quando furono ricostruite le coperture e furono edificate la nuova sagrestia e la canonica;[11] intorno al 1920 un violento terremoto, che causò la distruzione di numerosi edifici nella zona, provocò vari danni anche alla chiesa, che fu conseguentemente ristrutturata.[12] Inoltre, nel 1922 fu completata la cappella dei caduti sulla sinistra della facciata,[13] mentre nel 1926 sulla destra fu eretto un piccolo corpo di fabbrica per collegare il campanile al tempio.[11] In seguito, alcuni interventi di restauro furono eseguiti intorno alla metà del secolo.[11]

Tra il 2001 e il 2003 la chiesa fu completamente restaurata e consolidata dal punto di vista strutturale; furono inoltre sostituiti i pavimenti in marmo con altri in cotto, furono realizzati gli impianti di riscaldamento e fu risistemata l'area del sagrato.[10] Ciò tuttavia non bastò per proteggerla dai danni del terremoto del 23 dicembre 2008, che causò profonde lesioni all'edificio; l'anno seguente furono avviati altri interventi di consolidamento, completati nel 2013.[11][14] Nel 2018 furono eseguiti alcuni scavi archeologici all'interno della pieve, per riportare alla luce l'impianto medievale; nell'occasione, fu parzialmente rifatta la pavimentazione interna ed esterna.[11]

Facciata e lato sud
Campanile

La pieve si sviluppa su un impianto a tre navate affiancate da cappelle laterali, con ingresso a est e presbiterio absidato a ovest.[11]

La facciata, interamente rivestita in conci irregolari di pietre come il resto dell'edificio, è tripartita nella simmetrica parte centrale da quattro lesene in lieve aggetto, a sostegno del grande frontone triangolare di coronamento; nel mezzo è collocato il portale d'accesso principale, delimitato da una cornice con archivolto in mattoni; superiormente si apre un grande rosone; ai lati sono posti i due accessi secondari, anch'essi incorniciati, sovrastati da monofore ad arco a tutto sesto. In corrispondenza dello spigolo sinistro si apre, in continuità con le cappelle laterali interne, la novecentesca loggia dei caduti,[13] mentre sull'altro lato si innalza l'ottocentesco campanile,[9] con spigoli in bugnato. La torre, scandita da una serie di fasce marcapiano, presenta anteriormente un grande orologio; la cella campanaria si affaccia sulle quattro fronti attraverso ampie aperture a tutto sesto; a coronamento si eleva nel mezzo una lanterna a pianta ottagonale, sormontata da una guglia.[11]

Zona absidale e lato nord
Lato sud

Dai fianchi aggettano i volumi delle cappelle laterali e, sulla sinistra, della canonica; sul retro si allunga il presbiterio absidato.

All'interno la navata centrale, coperta da una volta a botte lunettata intonacata e ornata nel mezzo con stucchi, è suddivisa dalle laterali, coronate da volte a crociera, attraverso una serie di arcate a tutto sesto, rette da pilastri quadrati sormontati da capitelli dorici; ai lati si aprono attraverso ampie arcate a tutto sesto delimitate da lesene doriche le cappelle laterali, coperte da volte a botte.[11]

Il lungo presbiterio, lievemente sopraelevato, è chiuso superiormente da una volta a botte lunettata in continuità con la navata centrale; al centro è collocato l'altare maggiore a mensa in pietra serena, aggiunto nel 2003; sul fondo l'abside è coperta dal catino a semi-cupola.[11]

La prima cappella sinistra, di origine settecentesca, è adibita a battistero fin dagli inizi del XX secolo.[9]

Fonte battesimale

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Il fonte battesimale costituisce il reperto più antico conservato nella pieve; secondo vari storici potrebbe risalire al VII o all'VIII secolo,[3][5] anche se alcune scelte iconografiche dei bassorilievi fanno pensare a una datazione più tarda, intorno al X o all'XI secolo.[15][4]

L'oggetto, costituito da un blocco monolitico in pietra calcarea a pianta ottagonale poggiante su un basamento in laterizio, presenta una cavità interna di forma troncoconica,[1][5] ove durante i restauri del 2001[16] furono rinvenute le tracce del cemento utilizzato per stabilizzare l'acquasantiera metallica ivi collocata fino agli inizi del XX secolo.[15][4]

La forma ottagonale, tipica di numerosi fonti medievali, è simbolicamente connessa a due diversi significati: in riferimento agli otto giorni che intercorsero tra l'ingresso di Gesù Cristo a Gerusalemme e la sua resurrezione, allude alla nascita cristiana propria del battesimo; in riferimento alla geometria dell'ottagono, simboleggia l'universo, unione di Terra (quadrato) e Cielo (cerchio).[15][4]

Le otto facce sono suddivise da altrettante colonne angolari poggianti su alti basamenti, coronate da capitelli ornati con foglie d'acanto che sostengono arcate a sesto ribassato riccamente decorate con motivi vegetali; le edicole contengono le raffigurazioni della Vergine Annunciata, di San Giovanni Battista, di Cristo, di Due colombe che si abbeverano in un'ampolla, dell'Angelo Annunciante, dell'Agnus Dei, di un Diacono e di un Leone rampante con un cartiglio tra le fauci.[17] Il bassorilievo di maggior importanza, sottolineata dalla presenza di scanalature nelle due colonne adiacenti, è quello che riproduce san Giovanni Battista.[15][4]

Le figure non trovano unanimi interpretazioni. Secondo un'ipotesi, simboleggerebbero la Vergine, san Matteo, il Cristo, il battesimo, l'Annunciazione, l'Agnello di Dio, un catecumeno e il leone di san Marco.[3] Secondo un'altra teoria, le edicole sarebbero disposte in modo tale da completarsi con quelle contrapposte: la Madonna con l'angelo dell'Annunciazione, san Giovanni Battista con l'Agnello di Dio, Gesù benedicente col catecumeno in attesa del battesimo e le colombe che bevono sull'Albero della Vita con la manticora rampante, simbolo del diavolo.[18]

Loggia dei caduti

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Loggia dei caduti

La loggia aperta con due ampie arcate a tutto sesto nello spigolo sud-orientale della chiesa contiene un monumento ai caduti raffigurante Cristo redentore con fante morente, in terracotta a effetto bronzeo, e tre lapidi marmoree, realizzate da Umberto Fontana, commemorative dei defunti bazzanesi durante la prima guerra mondiale, in seguito allo scoppio di un ordigno nel 1921 e nel corso della seconda guerra mondiale.[13]

Il complesso fu solennemente inaugurato il 4 novembre 1922 e modificato nel 1950 con l'aggiunta della scultura in cotto e della lastra celebrativa dei caduti della seconda guerra.[13]

  1. ^ a b c d Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 99.
  2. ^ Affò, pp. 215-216, 326.
  3. ^ a b c d Dall'Aglio, p. 241.
  4. ^ a b c d e f g h i Pievi e musei, su 43020bazzano.it. URL consultato il 7 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2016).
  5. ^ a b c Pieve di Sant'Ambrogio a Bazzano, su romanico-emiliaromagna.com. URL consultato il 7 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2016).
  6. ^ Dall'Aglio, pp. 241-242.
  7. ^ Pieve di Sant'Ambrogio, su turismo.comune.parma.it. URL consultato il 7 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2016).
  8. ^ a b Dall'Aglio, p. 242.
  9. ^ a b c d e f Bazzano, Pieve di Sant'Ambrogio, su piazzaduomoparma.com. URL consultato il 7 giugno 2016.
  10. ^ a b c Restauro della Pieve di Sant'Ambrogio (Bazzano), su fondazionecrp.it. URL consultato il 7 giugno 2016.
  11. ^ a b c d e f g h i j k l Chiesa di Sant'Ambrogio "Bazzano, Neviano degli Arduini", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 27 luglio 2024.
  12. ^ Camillo Bertogalli, Elda Cotti, Lodrignano una giornata che racconta di antichi percorsi, storia e leggenda, su vallideltermina.it. URL consultato il 7 giugno 2016.
  13. ^ a b c d Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza, pp. 111-112.
  14. ^ Elio Grossi, Lavori di restauro per la pieve di Bazzano, su gazzettadiparma.it. URL consultato il 7 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2016).
  15. ^ a b c d Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 103.
  16. ^ Il Restauro del Fonte Medievale di Bazzano (PR), su difest.unipr.it. URL consultato l'8 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2016).
  17. ^ Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, pp. 99-103.
  18. ^ Fonte Battesimale della Pieve di Sant'Ambrogio (Neviano degli Arduini, loc. Bazzano), su scn.caiparma.it. URL consultato il 27 luglio 2024.
  • Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza, La Grande Guerra - Monumenti e testimonianze nelle province di Parma e Piacenza, Parma, Grafiche Step editrice, 2013.
  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo primo, Parma, Stamperia Carmignani, 1793.
  • Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, I Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
  • Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.

Voci correlate

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Altri progetti

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