Palestrina princeps musicae

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Palestrina - princeps musicae
Flavio Colusso dirige L'Ensemble Seicentonovecento
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia, Germania
Anno2009
Durata52 min
Dati tecniciB/N e a colori
Generemusicale
RegiaGeorg Brintrup
SceneggiaturaGeorg Brintru, Mario Di Desidero
ProduttoreWulf-Ernst Hoffer
Casa di produzioneLichtspiel Entertainment GmbH, Arte/ZDF
FotografiaPaolo Scarfó, Benny Hasenclever, Oliver Kochs, Piergiorgio Mangiarotti
MontaggioGeorg Brintrup
Effetti specialiPiero Perilli, Carmine de Lillo
MusicheGiovanni Pierluigi da Palestrina
ScenografiaÄnne Schanz-Kölsch
CostumiRaffaele Golino
Interpreti e personaggi

Palestrina - princeps musicae è un film del 2009 diretto da Georg Brintrup.

Film musicale che racconta la vita di Giovanni Pierluigi da Palestrina, il più importante compositore italiano del Rinascimento, attraverso una serie di "interviste impossibili".

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Mentre nel Nord Europa avanza il protestantesimo, il giovane Giovanni Pierluigi, poi detto "il Palestrina”, è educato a Roma alla scuola musicale di Costanzo Festa. A metà del Cinquecento il musicista diviene, a 25 anni, direttore della Cappella Giulia nella basilica di San Pietro; un ex puero cantore rivela come il Maestro, volendo far provare ai suoi allievi la sensazione delle voci che volano, libere nello spazio, insistesse su questa idea: "Dovete dare spirito vivo alle parole! La vostra lingua non sono le parole, ma i suoni; ogni voce nel coro, come ogni pianeta nell'universo, è indipendente e tuttavia risponde a un ordine superiore”.

Poco dopo "per ordine di N.S. il Pontefice, senza esame e senza il consenso dei cantori” Palestrina è nominato membro della Cappella papale, la posizione più alta per un cantore a quei tempi ma, tre mesi dopo, Giulio III muore; gli succede Marcello II, che regnerà solo tre settimane e lascerà il suo nome legato alla celebre composizione palestriniana Missa papae Marcelli. Il successivo pontefice, Paolo IV, è deciso ad instaurare una severa disciplina ecclesiastica e con il suo Motu proprio, richiamato alle costituzioni del "Collegio dei cappellani cantori” i cui membri dovevano essere celibi, di buoni costumi e insigniti almeno degli ordini minori, licenzia Palestrina insieme agli altri colleghi cantori coniugati. L'artista, che come tutti è soggetto alla benevolenza o all'avversione dei potenti, resta profondamente amareggiato; le vicende personali gli fanno capire quanto i suoi avversari siano più interessati alla politica che alla spiritualità della musica. Questa idea lo ossessiona e tuttavia genera in lui il desiderio di riscatto, soprattutto dopo il nuovo incarico nella basilica di Santa Maria Maggiore. Le voci, come i pianeti, si muovono, si trasformano in cifra, in nota, in lettera, in "frutto”…

Nel giro di pochi anni Palestrina sviluppa uno stile musicale vocale che si caratterizza per l'equilibrio tra comprensibilità del testo e arte contrappuntistica; proporzionatamente in tutte le parti, parola e suono risultano liberate da funzioni di priorità una sull'altra: la sua Missa papae Marcelli diverrà un "modello” musicale dopo il Concilio di Trento perché soddisfa l'aspirazione della musica liturgica che le parole siano comprese da chi ascolta e partecipa al rito. I Gesuiti, impegnati nel ricomporre l'unità della Chiesa, chiamano ora il Palestrina ad insegnare nel loro Collegio Romano: sanno infatti che la musica raggiunge l'animo umano più delle parole, e può diventare strumento efficace di diffusione del cattolicesimo. Regnanti, principi, e perfino l'imperatore si contendono presso le loro corti il Palestrina; egli preferisce mantenere la sua indipendenza artistica e, dietro la richiesta di compensi esagerati, cela il desiderio di voler rimanere a Roma.

Ben presto, egli torna a capo della Cappella Giulia ed è il primo ed unico musicista a ricevere il titolo di Modulator pontificus, di compositore papale. Al vertice della sua carriera Palestrina riceve un brutto colpo dal destino: diffuse attraverso guerre, fame e minacce delle schiere turchesche, la peste e l'epidemia di influenza gli portano via i suoi due figli maggiori e poi sua moglie. L'artista è disperato e cade in una profonda depressione; smette di comporre e fa richiesta di prendere i voti ecclesiastici. Forza di volontà e ambizione lo inducono però a riprendere in mano la sua vita, a cambiare programmi e a sposarsi nuovamente, questa volta con la ricca vedova di un mercante di pellicce: finalmente si trova a disporre del denaro necessario a pubblicare le sue opere. In pochi anni dà alle stampe ben sedici libri che fanno giungere ai posteri il suo testamento musicale e artistico che ancora oggi non smette di affascinarci.

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

Per la colonna sonora del film sono utilizzate le seguenti 15 composizioni di Giovanni Pierluigi da Palestrina:

No. Titolo Opera
1. Nun
2. Ecce sacerdos - Kyrie und Christe
3. S'il dissi mai
4. Io son ferito
5. Ecce sacerdos - Agnus
6. Aleph I und II
7. Heth
8. Missa Brevis - Gloria und qui tollis
9. Missa Utremifasola - Agnus
10. Missa papae Marcelli - Kyrie und Credo
11. La ver aurora
12. O refrigerio acceso
13. Ioth
14. Super flumina Babylonis
15. Sicut cervus I und II

Inoltre nel film si sentono le seguenti musiche di altri autori:

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«Sono tanti nel mondo gli appassionati di Giovanni Pierluigi da Palestrina, il regista aveva quindi un compito molto arduo e delle scelte significative da effettuare nel trattamento del tema. La prima di tali scelte fondamentali, Brintrup l'ha fatta optando per una biografia drammatizzata; la seconda, definendo i contorni di questo impressionante lavoro: farci ascoltare la musica del maestro, tanta musica, interpretata con talento, con brio e soprattutto con l'anima, dall'Ensemble Seicentonovecento diretto da Flavio Colusso. - Brintrup riesce a mostrarci un Palestrina umano, bon vivant, ma anche un uomo tormentato, a volte pieno di se, profondamente artistico e sinceramente mistico. Ci mostra anche un'Italia in cui la religione è onnipresente e molto politica. Analizzando l'evoluzione del pensiero musicale e filosofico del maestro, il regista ha prodotto una impressionante ode alla polifonia.»

«Il ritmo delle riprese audio-video porta lo spettatore ad immedesimarsi gradualmente nella musica del maestro romano, anche attraverso l’aiuto dei commenti dei “testimoni” dell’epoca che ne rilevano la sensualità sonora e la forza comunicativa. – Afferma il regista: “Il mio film vuole mirare a far percepire il ponte ideale che ci unisce alla musica del compositore, per mostrare come la eco del suono da lui creato sia in grado di impressionare la coscienza moderna. (…) Con l’ausilio della tecnica video ad alta definizione ho cercato di trasmettere la vitalità della sua arte musicale e di far comprendere perché Palestrina fu elevato a ‘Principe della Musica’”»

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato girato poche settimane prima del terremoto del 2009 nella città di L'Aquila. La RAI ha trasmesso il film con la seguente didascalia all'inizio del film:

«Molte scene del film che state per vedere sono state girate a L'Aquila e dintorni poche settimane prima del terremoto. Questo è, dunque, l'ultimo film girato nella città abruzzese prima del sisma, ed è anche l'ultima testimonianza di luoghi e monumenti che adesso non ci sono più, come gli affreschi nel coro del Monastero della Beata Antonia oppure nella stanza quadrata del Palazzo Branconio.»

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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