Museo delle arti e tradizioni popolari di Configno

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Museo delle arti e tradizioni popolari
Ubicazione
StatoItalia Italia
LocalitàConfigno
IndirizzoViale del Piano
Coordinate42°36′59.9″N 13°15′33.62″E / 42.61664°N 13.25934°E42.61664; 13.25934
Caratteristiche
Tipoetnografico
Sito web

Il Museo delle arti e tradizioni popolari di Configno è un museo della provincia di Rieti, con sede a Configno, frazione del comune di Amatrice.

Il museo ha sede in un antico fabbricato, edificato nel 1928 da un abitante del luogo, tale Corteggiani Giulio fu Evangelista e utilizzato un tempo come scuderia.

Il progetto dell'edificio, su due livelli, a pianta rettangolare (m. 16,19 x 8,10) fu realizzato rispettando i requisiti igienici e le norme asismiche dell'epoca e per questo ebbe un contributo diretto da parte dello Stato di lire 6135.[1]

L'adempimento di tali norme, unitamente all'appropriata ristrutturazione antisismica eseguita nel 2006[2] ed in particolare il rifacimento del tetto - completamente in legno con sei capriate in castagno, hanno permesso che, dopo i terremoti del centro Italia del 2016, il fabbricato rimanesse illeso e dichiarato agibile[3].

Difatti, risulta l'unico edificio pubblico dell'intero comune di Amatrice a non aver subito danni a seguito dei violenti sismi del 2016.[4][5]

"Oggi il Museo di Configno è il simbolo della memoria dei luoghi di Amatrice, un investimento per il territorio perché crea, insieme all'Oasi delle Orie, percorsi turistici per riportare Amatrice alla normalità"[6]

L'attuale museo è stato inaugurato l'11 agosto 2010 [7] istituito grazie al corpo docente dell'Accademia delle Belle Arti [8] ed è gestito, fin dal 2008, dall'Ente Museo Configno[9], associazione culturale del luogo[10] che cura anche la vicina Oasi di Orie Terme; molti dei reperti ed oggetti esposti nel museo sono stati donati dalle popolazioni di Configno e delle frazioni limitrofe. Dal 2008 è direttore del museo Pier Luigi Betturri[11].

Il Museo si sviluppa su due livelli: al piano terra, subito all'ingresso vi è un plastico che rappresenta i luoghi scelti dal regista Paolo Genovese per alcune scene del film Immaturi. Appena dopo, sono esposti manufatti, materiali e scritti che documentano la storia della comunità locale e il suo rapporto col territorio, con diverse collezioni di oggetti e arnesi originali legati all'agricoltura, all'allevamento e a diverse attività artigianali: sono, infatti, ricostruite le botteghe del fabbro e del falegname; quest'ultima è ispirata e dedicata al brano musicale del cantautore Fabrizio De Andrè "Maria nella bottega del falegname"del 1980.

Sempre al piano terra è esposta una particolare collezione della lira con monete traforate dall'inizio del Regno D'Italia

(1861) fino alla dismissione (2002); inoltre, rari collari chiodati per cani maremmani in difesa dai lupi sono conservati sulle pareti del museo[12].

Al primo piano, invece, sono trattati i temi sociali e del mondo domestico. il censimento con grafiche e documenti originali della popolazione di Configno del 1879[13], la perfetta ricostruzione di un'aula scolastica dei primi decenni del '900, la camera da letto, l'osteria ottocentesca, la cucina settecentesca e l'angolo della tessitura. Tutte le decorazioni delle pareti del Museo sono state realizzate dall'artista Monica Renzi.

La targa marmorea sulle origini degli spaghetti all'amatriciana, all'interno del museo.

Una parte del museo è dedicata alle origini degli spaghetti all'amatriciana, con macchine originali per la fabbricazione della pasta, utensili, pentolame e antichi arnesi per cucinare la famosa pietanza. Una targa marmorea narra, appunto, la storia dell'invenzione della amatriciana[14]. Il famoso piatto laziale, infatti, derivato dalla gricia (o griscia), nasce a seguito della scoperta della salsa di pomodoro come condimento della pasta. Di ciò si ha la prima testimonianza scritta nel manuale di cucina L'Apicio Moderno, del 1790 del cuoco romano Francesco Leonardi.[15]

Lo storico della gastronomia Secondino Freda riporta una leggenda popolare sull'origine del nome: "in una delle frazioni situate nella meravigliosa zona di Amatrice, al di sopra del lago Scandarello, probabilmente Configno, fosse vissuta una bella donna dalle fattezze ammirevoli che pur giovane avesse un po' di capelli grigi. A lei venne attribuito, per distinzione, il titolo dialettale di gricia; e avendo lei stessa ideato e realizzato, a suo tempo, questa semplice ed ottima pietanza, il soprannome acquisito col passare di bocca in bocca , insieme al buon sapore del piatto, diede titolo ad esso di spaghetti alla Gricia" (Freda 1983: p. 174).[16]

L'aula scolastica.

Fu solo nella seconda metà dell'Ottocento, "quando Francesco Cirio introdusse i barattoli di pelati, che il pomodoro trovò largo impiego anche nelle cucine di montagna. Per questo motivo è fortemente accreditata l'ipotesi che l'incontro tra la gricia e quel pomodoro casalino che insieme al guanciale amatriciano, sono i veri protagonisti di questo straordinario piatto avvenne a partire dal 1875" [17].

Tale incontro tra la gricia e la salsa rossa fu dovuto anche agli stretti e pluricentenari[18] contatti tra Roma ed Amatrice. A quei tempi, parecchi osti e i trattori della città erano originari di Amatrice[19], così che il termine "Matriciano" venne a significare "locanda con cucina"[20].

L'Amatriciana fu estremamente ben accolta e, anche se nata altrove, venne rapidamente considerata un classico della cucina romana.

Il nome della pietanza in romanesco divenne matriciana a causa dell'afèresi tipica di questo dialetto[21].

La camera da letto.
L'angolo della tessitura

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Progetto Ing. Montagna del 10/04/1927 approvato da Regio Decreto dell'Aquila, 03/07/1928.
  2. ^ progetto approvato dal Comune di Amatrice, parere 401/06, prot. 27332 del 25/05/2006.
  3. ^ verbale Vigili del Fuoco Amatrice 11/12/2016.
  4. ^ Il Museo di Configno: l’unica opera culturale rimasta intatta dopo il terremoto, su google.com.
  5. ^ CONFIGNO (RI), IL MUSEO CHE HA RESISTITO AL TERREMOTO, su sipse.eu.
  6. ^ Configno, la frazione di Amatrice dove è tornata la vita (grazie ai giovani), su espresso.repubblica.it.
  7. ^ quotidiano "il Tempo", anno LXVII n. 221 del 12/08/2010, il Tempo, 12/08/2010.
  8. ^ Il Messaggero pag. 35, 15/08/2010.
  9. ^ prot. 04/08 del 7/02/2008 atti Ente Museo di Configno.
  10. ^ associazione no profit costituita il 16/10/1979, https://www.facebook.com/AssociazioneConfigno/, in atto notaio Mazza di Roma, reg. 30/10/1979 serie F n. 14973, vol. 2480, 16/10/1979.
  11. ^ verbale 1/08 del 15.1.2008 Ente Museo di Configno.
  12. ^ Matrù - la rivista della città di Amatrice, n. 1/2013, pagg. 28-31.
  13. ^ Pier Luigi Betturri, Il Museo di Configno, Edigraf, Editoriale Grafica, 2011.
  14. ^ CONFIGNO DI AMATRICE, I LUOGHI DELL’AMATRICIANA AL TG3, su sabiniatv.it.
  15. ^ P. Koschaker, Antonio d'Emilia, La compravendita nel capitolo XXXIII del nomocanone di Ibn al-'Assäl. R. Uni- Tersità di Roma, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte: Romanistische Abteilung, vol. 59, n. 1, 1º agosto 1939, pp. 695–697, DOI:10.7767/zrgra.1939.59.1.695. URL consultato il 7 novembre 2019.
  16. ^ Letizia Bindi, Le vie della transumanza, Palladino, p. 299, ISBN 978-88-8460-230-5.
  17. ^ Francesca Sabatini, Amatrice: storia e storie di una comunità elastica, Le vie della transumanza, a cura di Letizia Bindi, Palladino.
  18. ^ Adolfo Bartoli, Sopra alcuni fenomeni che si osservano nel passaggio di una corrente elettrica per un voltametro ad acqua, in Il Nuovo Cimento Series 2, vol. 4, n. 1, 1870-12, pp. 92–102, DOI:10.1007/bf02717661. URL consultato il 7 novembre 2019.
  19. ^ NATALIE CHINSAM e GARY SPRAAKMAN, Cucina Roma, in Accounting Perspectives, vol. 9, n. 3, 2010-09, pp. 237–245, DOI:10.1111/j.1911-3838.2010.00012.x. URL consultato il 7 novembre 2019.
  20. ^ Ravaro, Fernando., Dizionario romanesco : da "abbacchià" a "zurugnone" : i vocaboli noti e meno noti del linguaggio popolare di Roma, Newton Compton, 2005, ISBN 9788854110380, OCLC 804770087. URL consultato il 7 novembre 2019.
  21. ^ Nel nome del gran Torquato, Peter Lang, ISBN 9783034311601. URL consultato il 7 novembre 2019.

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